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Giovanni Pascoli
Poemi conviviali

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  • LA CETRA D'ACHILLE.
      • VI.
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VI.

 

E il vecchio disse le parole alate:

Lascia ch'io vada senz'indugio, e porti

- meco la cetra, che non forse il cuore

nero t'inviti a piangere, su questa

cetra di glorie, l'ancor vivo Achille.

Lascia che pianga e mare e terra e cielo;

tu no. Non devi inebbriar di canto

tu, divo Achille, l'animo sereno

che sa, non devi a te celare il fato,

non che ti volle ma che tu volesti.

Restaci grande, o Peleiade Achille!

Noi, canteremo. Noi di te diremo

che, sì, piangevi, ma lontano e solo,

e che dicevi il tuo dolore all'onde

del mare ed alle nuvole del cielo.

E noi diremo che una dea non vista

a frenar la tua fosca ira veniva,

e ti prendea per la criniera rossa,

rossa criniera che così sconvolta

poi ti lisciava un'altra dea non vista,

nel tuo dolore; e che obbedivi a voci

dell'infinito o cielo o mare: avanti,

spingendo con un grande urlo d'auriga

verso la morte l'immortal tuo Xantho.

Disse e disparve nell'ambrosia notte.

 

 




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