Nella città con la canestra in capo
va sotto i neri portici e le torri
dal sole accese, appiedi dei palagi
cinti di merli, ingombri di baltresche,
in mezzo al rombo di campane a festa.
In una piazza ella riposa un poco,
depone un poco la canestra, e guarda.
In alto guarda, e si ravvia sul capo
i ricci pésti dal corollo.
Dalla finestra uno la chiama: «Ehi! tosa!»
S'avvia la tosa con le dolci frutta
e con li odori, e sulla porta un vecchio
vestito a festa: «Va pur su» le dice:
«è misèr Piero, Pier de li Asinelli».
Dice Zuam Toso; ed ella ascende, ed entra
in una sala piena di signori,
seduti, in piedi; e ode basse voci
gridare, Azar! a tavoliere.
Sur una panca giace un cavaliere,
con gli occhi chiusi, bianco il viso, bionde
ciocche scorrenti tutto intorno a onde.
«Re Falconello?» ella domanda; e Piero,
scegliendo fiori e frutta: «Falconello,
coi geti al piede!» Dorme il re: d'un tratto
sente un odore di verziere e d'orto,
e vede fiori frutta alberi strade,
e vede campi e fiumi, e il sole!
Sorride un poco, apre le nari, e dorme.
E Flor d'uliva scende più leggiera
e più pensosa. Pensa al Falconello
coi geti al piede, così bello e blondo.
Ritorna, e canta nel ritorno, e in cielo
soffiano i lampi e qualche tuon bombisce.
E dice alcuno che il maltempo esplora:
«Par di sentire l'allodetta santa,
che in cielo, tra due tuoni, canta».
Lunga è la via, non è la via dell'orto!
Deh! la gran pieta del Re Morto!
Elli era
bello, or è più bello.
Zase
scoperto in t'un lavello;
una
fontana i geme appresso.
E sul lavello
un arcipresso
tene una
secchia appesa ai rami,
che dice:
Vuoi ch'e' viva e t'ami?
empi me di
lagrime amare.
Cascano già gocciole rare e grosse.
Chi ha tante lagrime amare?
Ed ecco un
dì vene una sclava,
e vede il
Re morto che amava,
né il Re
lo seppe a la so vita.
Prende la
secchia intarmolita,
e se la
pone tra i ginocli:
tre dì vi
mesce giò da li ocli,
l'ha quasi
empita del so planto.
Rimbalza su la polvere che odora.
Si specchia allora nel so planto:
si vede
sozza, scarna, trista.
«Deh! como
sosterrà mia vista?
Eo vuo'
lavarmi alla fontana».
Vi va, ché
la non è lontana;
si lava:
anche i cavelli scioglie;
si mira;
anche due flori coglie;
fiori di
menta e di ginestra.
La pioggia scroscia sulle larghe foglie.
Flori di timo e di ginestra,
flori per
una ghirlandetta;
poi torna
al so gran planto, in fretta,
che forse
non ne manca un dito...
La secchia
è colma, il Re sparito!
Un'altra
sul suo pianto ha pianto;
ha tratto
il morto Re d'incanto,
con
quattro lagrimette stente.
Con
quattro lagrimette stente
s'è tolta 'l
blondo Re ch'ell'ama,
ed ella,
oisé dolente e grama!
le ha
plante, per l'amor suo, tutte.
Non plange
più, le ha plante tutte
dal core
per l'amor so bello:
rimane lì
presso 'l lavello,
con le so
lagrime rimane; ...
le so
lagrime vane.
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