«Tempo vene chi sale e chi discende»:
dice il re delle Torri e di Gallura:
«non più Mongioia è il grido dell'impero».
E dice a lui Rollando de Marano:
«Mongioia è il monte, donde Carlomagno
udì sonare le campane a festa
di Roma santa, udille sonar sole,
sull'alba, a gloria dell'antico impero».
Enzio re siede, e reggesi la fronte
piena di rughe sulla bianca mano.
È quella mano usa alla mazza d'arme,
usa alla spada ch'elmi e bacinelli
fendeva: ora non più, da sedici anni.
Non più tutta oro la capellatura
lunga fluisce. Oh! come al fresco vento
si svincolava al modo d'una fiamma,
sulla galea, nel mar della Meloria!
Come, in cospetto dell'imperatore,
guidava i cavalieri a Cortenuova
contro il Carroccio di Milano!
Siede re Enzio con la fronte in mano.
O Enzio amico bella gioventù!
Egli non parla, e i sedici custodi
pensano anch'essi a sedici anni addietro.
Salgono in vano fabbri e zavattieri.
Tocca non è la torta del Comune.
Suonano qua e là da' battifredi
or fioche or chiare tutte le campane.
Passa la trecca, passa il pesciaiuolo,
la merce sua cantando ognuno a prova.
Vengono, a frotte, ai portici le donne,
quando si sforna, a comperare il pane.
A quando a quando ora su questa torre
ora su quella tubano i colombi.
E s'ode ancora il canto del giullare
già rauco, e un aspro suono di vivuola.
Ma Enzio sente in cuore una battaglia
lontana. È come quando ingrossa il fiume,
quasi sognando, per una tempesta
nelle invisibili montagne.
Maravigliosa
è la battaglia, e grave.
Rotti gli
osberghi, sono l'aste infrante.
Non più le
trombe suonano, che rauche;
non, se
non rosse, scendono le spade.
Bocconi,
in faccia, l'un sull'altro giace,
quali sui
sassi, quali tra l'erbe alte.
Quanti
belli anni vanno via col sangue!
Quanti non
rivedranno la sua madre,
né
Carlomagno che non torna, e va...
AOI
Mararavigliosa è la battaglia, e forte.
Per tutto
il mondo tanto non si muore!
Scorre tra
l'erbe, sgronda dalle foglie,
bulica il
sangue, come quando piove.
Vanno
cavalli, con le selle vuote,
nel campo,
in fuga, e scalciano alla morte.
Quanto bel
tempo si fermò col cuore!
Quanti non
rivedranno le sue spose!
né
Carlomagno che tornar non può...
AOI
Lontan lontano, tutto il ciel si muta.
Tempesta
in terra, in alto mar fortuna.
A mezzodì,
come di notte, abbuia.
Cielo non v'è,
se un lampo non l'alluma.
Tuona con
una cupa romba lunga.
La terra
trema, crollano le mura.
Dice la
gente: Secol si consuma!
la gente
dice, eppure non sa nulla.
Eh! buon
Rollando bella gioventù!
AOI
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