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Giovanni Pascoli Canzoni di re Enzio IntraText CT - Lettura del testo |
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V. Il contrasto.Il re prigione balza in piè d'un lancio. La chioma grigia sopra il capo ondeggia come ondeggiava al Ponte Sant'Ambrogio in mezzo al roseo polverìo di maggio. Sorgono insieme i sedici custodi quasi tendendo contro lui le branche. Un de' più vecchi, il pro' Michel degli Orsi, dice: «Così gli ardeano gli occhi azzurri quand'io lo presi». Al re si volge e dice: «Messer lo re, pensate al detto vostro: che voi tenete saggio e canosciente, quale si sa col tempo comportare». Ma Enzio sente rinfrescar la pena che in cor gli abonda, e non sa come.
Enzio non sa; ma forse vede l'ombre di cavalieri biondi che le spade alzano lunghe e calano a due mani, alla Grandella, al Prato delle rose. Ma i lor nemici gridano: «Agli stocchi! Date gli stocchi al ventre dei cavalli!» Cadono i biondi e grandi cavalieri co' destrier suoi fediti di coltella. Caduti appena, hanno alla gola anch'essi, i cavalieri, il ferro dei ribaldi. Enzio non sa, ma forse l'ombra e' vede di re Manfredi dritto sur un colle, che mira in fuga ripassar le schiere
Rollando mira: vede il grande scempio. Chiama Ulivieri, e dice questo detto: «Bel sire amico, al nome del Dio vero, vedete a terra tutto il fior del regno. Ben possiam fare il duolo ed il lamento di tai baroni, che non più vedremo. O imperatore, qui voi foste almeno! Come, o fratello, fargli posso un cenno?» Dice Ulivieri: «Come far, non vedo; ma soffro io meglio morte che disdegno».
Dice Rollando: «Che non suono il corno? Lungi n'udrebbe Carlomagno il suono; verrebbe qui, prima che ognun sia morto». «Io meglio soffro morte che disdoro. Voi nol farete per il mio conforto: onta sarebbe nel legnaggio vostro. Di voi non sono né signor né uomo: se voi sonate, io guardo e non approvo. Poi, rosso il braccio avete fino al collo...» «Ben sì» risponde il Conte «picchiai sodo».
Dice Rollando: «Io suono l'olifante! Al suon verrà l'imperator e al sangue». «È d'ogni morte onta per me più grave! Compagno, noi morremo in questa valle». Rollando dice: «La vostra ira è grande...» «Perché non quando vi pregai sonaste? La virtù vostra a tutti noi fu male. Morrete e voi: ben questo è peggior male! Avanti sera ci dovrem lasciare...» E l'un per l'altro ecco sospira e piange.
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