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Giovanni Pascoli
Canzoni di re Enzio

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  • Sezione III.
    • LA CANZONE DELL’OLIFANTE.
      • V. Il contrasto.
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V. Il contrasto.

 

Il re prigione balza in piè d'un lancio.

La chioma grigia sopra il capo ondeggia

come ondeggiava al Ponte Sant'Ambrogio

in mezzo al roseo polverìo di maggio.

Sorgono insieme i sedici custodi

quasi tendendo contro lui le branche.

Un de' più vecchi, il pro' Michel degli Orsi,

dice: «Così gli ardeano gli occhi azzurri

quand'io lo presi». Al re si volge e dice:

«Messer lo re, pensate al detto vostro:

che voi tenete saggio e canosciente,

quale si sa col tempo comportare».

Ma Enzio sente rinfrescar la pena

che in cor gli abonda, e non sa come.

 

Enzio non sa; ma forse vede l'ombre

di cavalieri biondi che le spade

alzano lunghe e calano a due mani,

alla Grandella, al Prato delle rose.

Ma i lor nemici gridano: «Agli stocchi!

Date gli stocchi al ventre dei cavalli!»

Cadono i biondi e grandi cavalieri

co' destrier suoi fediti di coltella.

Caduti appena, hanno alla gola anch'essi,

i cavalieri, il ferro dei ribaldi.

Enzio non sa, ma forse l'ombra e' vede

di re Manfredi dritto sur un colle,

che mira in fuga ripassar le schiere

sul ponte presso Benevento.

 

Rollando mira: vede il grande scempio.

Chiama Ulivieri, e dice questo detto:

«Bel sire amico, al nome del Dio vero,

vedete a terra tutto il fior del regno.

Ben possiam fare il duolo ed il lamento

di tai baroni, che non più vedremo.

O imperatore, qui voi foste almeno!

Come, o fratello, fargli posso un cenno?»

Dice Ulivieri: «Come far, non vedo;

ma soffro io meglio morte che disdegno».

AOI

 

Dice Rollando: «Che non suono il corno?

Lungi n'udrebbe Carlomagno il suono;

verrebbe qui, prima che ognun sia morto».

«Io meglio soffro morte che disdoro.

Voi nol farete per il mio conforto:

onta sarebbe nel legnaggio vostro.

Di voi non sono né signor né uomo:

se voi sonate, io guardo e non approvo.

Poi, rosso il braccio avete fino al collo...»

«Ben sì» risponde il Conte «picchiai sodo».

AOI

 

Dice Rollando: «Io suono l'olifante!

Al suon verrà l'imperator e al sangue».

«È d'ogni morte onta per me più grave!

Compagno, noi morremo in questa valle».

Rollando dice: «La vostra ira è grande...»

«Perché non quando vi pregai sonaste?

La virtù vostra a tutti noi fu male.

Morrete e voi: ben questo è peggior male!

Avanti sera ci dovrem lasciare...»

E l'un per l'altro ecco sospira e piange.

AOI

 




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