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Giovanni Pascoli Nuovi poemetti IntraText CT - Lettura del testo |
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La vendemmia.
I.- Una vendemmia fa, così, piacere! Nemmeno un chicco marcio nella pigna. - E tutte pigne, salde fisse nere.
- Uva d'alberi, e pare uva di vigna. - Ma qui ci son d'agosto le cicale da levar gli occhi! qui la vite alligna!
- Porta il bigoncio. - È pieno. - Avessi l'ale! Avessi l'ale d'una rondinella! Il nido lo farei nel tuo guanciale.
- Guarda: la vespa vuole la più bella. - L'ape fa il miele, eppur le basta un fiore, fior di trifoglio, fior di lupinella.
- Ha fatto buono all'uva lo stridore di tutta estate. - Ciò che fa per l'una, non fa per l'altro. - Ora, contava l'ore.
Quando nascesti, in cielo una campana sonava sola, al lume della luna.
- Questa la stenderete sull'altana: è troppo bella per andar nel tino. - Ma anche quello è come vin di grana!
- Non ci fu pioggie, non ci fu lo strino. - Portate bere. Molto all'uva aggrada sentirsi in viso l'alito del vino.
- «Sono in istrada, E che mi dài, che mi conviene andare?» «Un bacio in bocca, perché tu non vada».
- La paradisa ha pigne lunghe e chiare, e tutti d'oro sono i chicchi, e hanno il sole dentro, il sole che traspare. - Rigo, di tutte queste qui, si fanno cipelle, acché, tu con la moglie accanto, ne mangi all'alba, il primo dì dell'anno.
L'uva vuol dire il buono, il bello, il tanto. - Ho contro, io sento, fin le finestre, e quando passo e canto, si chiudono da loro senza vento.
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