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Giovanni Pascoli Nuovi poemetti IntraText CT - Lettura del testo |
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II.Così staccavi la dolce uva, alfine, co' tuoi vicini, ché i vicini sono mezzo parenti, e con le tue vicine,
o Rigo. Il tempo era da un pezzo al buono, e la vendemmia si cocea matura anche a bacìo; quando sentisti un tuono.
Dicesti: il bello è bello, ma non dura. E vendemmiasti. Ed era un giorno asciutto, si scivolava per la grande asprura,
cupo di vespe era un ronzìo per tutto, calda era l'uva e, nei bigonci ancora, rendeva già l'odor del mosto e il flutto.
La gente era venuta sull'aurora quando la guazza o la nebbietta inerte vapora in cielo, e il cielo si colora.
Allor le donne ascesero per l'erte, parlando basso, e recideano a prova le pigne con le piccole ugne esperte.
Le recideano al nodo che si trova a mezzo il gambo. Le galline intorno bandian l'annunzio, ad or ad or, dell'ova.
Ma crebbe il vario favellìo col giorno. Montava, per tagliare le pinzane, un giovinetto sul pioppo e sull'orno.
Cantava poi, quand'erano lontane le donne, quando in una sua cestella portava il vino Violetta e il pane.
Ell'era in casa della sua sorella da un mese e più; ma stava per tornare a casa sua, più pallida e più bella.
«C'è tempo:» Rigo alla gentil comare diceva «addietro è là da voi la vite. Poi verrò io: non c'è di mezzo il mare».
Era un piacere rivederle unite le due sorelle al solito lavoro! Ma quelle sere, nell'ottobre mite,
anche si dava che piangean tra loro.
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