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Giovanni Pascoli
Primi poemetti

IntraText CT - Lettura del testo

  • Il bordone – l’aquilone.
    • L'ALBERGO.
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L'ALBERGO.

 

Qual ne corse parola oggi per l'aria,

alata? Soli, a due, quindi a branchetti,

a stormi, nella macchia solitaria

 

giungono muti i passeri, dai tetti

neri tra i salci, dalla chiesa nera

tra i pampani, dai borghi al monte stretti

 

per non cadere. È limpida la sera:

segnano i boschi un bruno orlo sottile

su le montagne, una sottil criniera.

 

Non garrirà di passeri il cortile,

e salutando con le squille sole

vaporerà nell'ombra il campanile!

 

Non i loquaci spettator che suole,

avrà sui merli il volo de' rondoni

(uno svolìo di moscerini al sole

 

par di lontano sopra i torrïoni

del castellaccio); e assorderà le mura

mute il lor grido, e i muti erbosi sproni!

 

Giungono sempre nella macchia oscura;

frullano, entrano, affondano in un pino:

nel pino solo in mezzo alla radura.

 

Pende un silenzio tremulo, opalino,

su la radura: dondolano appena

le cavallette il lor campanellino.

 

Ed ecco nella queta aria serena

scoppia un tumulto - l'albero ne oscilla -

subito come un rotolar di piena.

 

È il pino, il pino che cinguetta, strilla,

pigola; ogni ago tremola e saltella.

Le imposte, per udire, apre una villa.

 

Nella radura quella nera ombrella

aerea tumultua... St!... Solo

ora s'ode un ronzìo di cantarella.

 

Che è? Crocchiava un ghiro sul nocciuolo?

Secca una pina crepitò? Lontano

cantava l'invisibile assiuolo?

 

Silenzio. Solo il ronzìo grave e piano

s'ode in disparte, e qualche cavalletta

che scuote il suo campanellino invano.

 

Ma di nuovo quel pino, ecco, cinguetta,

pigola, strilla; e tutta la boscaglia

ne suona intorno, mentre l'ombre getta

 

più grandi. Azzurra in cielo si ritaglia

ogni cresta dei monti; una vetrata

a mezzo il poggio razza ed abbarbaglia.

 

Dura il frastuono, e par d'una cascata:

pare sopra il fogliame ampio e sonoro

lo scroscio d'una luminosa acquata.

 

Sfuma gli alberi neri un vapor d'oro.

 

 

 




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