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Giovanni Pascoli Primi poemetti IntraText CT - Lettura del testo |
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I.S'appoggiò su l'incudine col mazzo. Sopra la fronte si strusciò due dita. Le sgrollò. Disse: «So chi sei, ragazzo.
E so cosa tu vuoi dall'eremita fabbro ferraio: l'armi nuove e belle, l'armi che dànno anche al tuo re la vita.
Sono sei: tre fratelli e tre sorelle. Tienle con te da quando sorge a quando cade lo stormo delle Gallinelle».
Disse, e comandò l'acqua. Essa al comando rimbombò cupa, e mosse il vento, e il vento sul rosso fuoco si gettò fischiando.
Nella spelonca il biondo fabbro, attento, movea, tra l'invisibile acqua e il rosso fuoco, due braccia che battean per cento.
Ché la Corsonna a lui correa pel fosso perennemente, ad un suo cenno presta, quando accennava: Ora da me non posso.
Ella, scendendo come la tempesta, movea la ruota, essa lo stile, e tu, maglio, sul ferro e su l'acciaio la testa
alzavi e la lasciavi piombar giù.
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