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Giovanni Pascoli
Primi poemetti

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  • Le armi.
      • V.
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V.

 

Poi, la frullana: quella che lavora

come quell'altra che disfà le vite:

lavora all'ombra, prima dell'aurora.

 

Cade la guazza allora, cade il mite

sonno dal cielo. Un sibilo si sente

correre per le praterie fiorite.

 

Dormite il sonnellino d'oro! È gente

che falcia; taglia tutto, paleino,

loglio, trifoglio, veccie, timi, mente.

 

Tre volte il prato parve un altro, insino

che fu segato: tutto rosso a gli occhi

e tutto giallo e tutto gridellino.

 

Poi mise fuori ciuffi code fiocchi

spighe rappe, la nebbia esile e vana,

pendule nappe, tremuli balocchi.

 

Ora tutto ha falciato la frullana.

Su la sericcia s'è ammucchiato il fieno,

ché dai fossi chiamava acqua la rana.

 

E spesso dalle Panie ora un baleno,

come una bocca aperta, alita, e fa

vedere i mucchi: ed ogni volta un treno,

 

lontano, un po' rotola sordo, e sta.

 




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