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Giovanni Pascoli Primi poemetti IntraText CT - Lettura del testo |
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VIII.Pioveva sempre. Forse uscian, la notte, le stelle, un poco, ad ascoltar per tutto gemer le doccie e ciangottar le grotte.
Un poco, appena. Dopo, era più brutto: piovea più forte dopo la quiete. O ferraiuzzo, piccolino e putto!
Ghita diceva: «Madre, a che tessete? Là può comprare, a pochi cents, chi vuole, cambrì, percalli, lustri come sete.
E poi la vita dite che vi duole! C'è dei telari in Mèrica, in cui vanno
E ce n'ha mille ogni città, che fanno ciascuno tanta tela in uno scatto, quanta voi non ne fate in capo all'anno».
Dicea la mamma: «Il braccio ch'io ricatto bel bello, vuole diventar rotello. O figlia, più non è da fare, il fatto».
E tendeva col subbio e col subbiello altre fila. La bimba, lì, da un canto, mettea nello spoletto altro cannello.
Stava lì buona come ad un incanto, in quel celliere della vòlta bassa, Molly, e tossiva un poco, ma soltanto
tra il rumore dei licci e della cassa.
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