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Giovanni Pascoli
Primi poemetti

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  • Italy (Sacro all'Italia raminga).
    • CANTO PRIMO.
      • VIII.
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VIII.

 

Pioveva sempre. Forse uscian, la notte,

le stelle, un poco, ad ascoltar per tutto

gemer le doccie e ciangottar le grotte.

 

Un poco, appena. Dopo, era più brutto:

piovea più forte dopo la quiete.

O ferraiuzzo, piccolino e putto!

 

Ghita diceva: «Madre, a che tessete?

può comprare, a pochi cents, chi vuole,

cambrì, percalli, lustri come sete.

 

E poi la vita dite che vi duole!

C'è dei telari in Mèrica, in cui vanno

ogni minuto centomila spole.

 

E ce n'ha mille ogni città, che fanno

ciascuno tanta tela in uno scatto,

quanta voi non ne fate in capo all'anno».

 

Dicea la mamma: «Il braccio ch'io ricatto

bel bello, vuole diventar rotello.

O figlia, più non è da fare, il fatto».

 

E tendeva col subbio e col subbiello

altre fila. La bimba, , da un canto,

mettea nello spoletto altro cannello.

 

Stava buona come ad un incanto,

in quel celliere della vòlta bassa,

Molly, e tossiva un poco, ma soltanto

 

tra il rumore dei licci e della cassa.

 




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