Prima d'andare, vieni al camposanto,
s'hai da ridire come qua si tiene.
Stridono i bombi intorno ai fior d'acanto,
ronzano l'api intorno le verbene.
E qui tra tanto sussurrìo riposa
la nonna cara che ti volle bene.
O Molly! O Molly! prendi su
qualcosa,
prima d'andare, e portalo con te.
Non un geranio né un bocciuol di rosa,
prendi sol un non-ti-scordar-di-me!
«Ioe, bona cianza!...» «Ghita, state
bene!...
«Good bye». «L'avete presa la ticchetta?»
«Oh yes». «Che barco?» «Il Prinzessin Irene».
L'un dopo l'altro dava a Ioe la stretta
lunga di mano. «Salutate il tale».
«Yes, servirò». «Come partite in fretta!»
Scendean le donne in zoccoli le scale
per veder Ghita. Sopra il suo cappello
c'era una fifa con aperte l'ale.
«Se vedete il mi' babbo... il mi' fratello...
il mi' cognato...» «Oh yes». «Un bel
passaggio
vi tocca, o Ghita. Il tempo è fermo al bello».
«Oh yes». Facea pur bello! Ogni villaggio
ridea nel sole sopra le colline.
Sfiorian le rose da' rosai di maggio.
Sweet sweet... era un sussurro senza fine
nel cielo azzurro. Rosea, bionda, e mesta,
Molly era in mezzo ai bimbi e alle
bambine.
Il nonno, solo, in là volgea la testa
bianca. Sonava intorno mezzodì.
Chiedeano i bimbi con vocìo di festa:
«Tornerai, Molly?» Rispondeva: - Sì! -
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