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Giovanni Pascoli Primi poemetti IntraText CT - Lettura del testo |
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Le armi.
«Nando!» al su' omo disse il babbo «Nando! Di tuo tu devi aver già l'armi, nuove, ben fatte. Dunque va dove ti mando.
Il ponte sai, della Corsonna, dove entra nel Serchio. C'è un fruscìo di polle, in quel contorno, che fa dir: Qui piove!
fa dire al cieco che vien giù dal colle col suo canetto, e, fosse il solleone, sente un frastuono, sente un fresco, un molle...
Già gli par che di dosso il can barbone sgrolli le grosse gocciole, e la strada odori forte sotto l'acquazzone.
Basta: se rumor d'acqua odi, che cada senza nuvole in cielo, ecco Aladino che farà la tua lancia e la tua spada.
Forse t'aspetta all'ombra d'un gran pino bevendo vino. O è forse al lavoro col suo gran maglio dentro lo stendino.
Tutto vestito d'ellera e d'alloro è lo stendino. Dentro, alla catena, è il gran maglio dal capo come toro
Ed ecco il fabbro che l'avvia, lo frena, lo sferra, arresta, mentre soffia il vento e l'acqua stroscia e il focolar balena.
E il maglio picchia, ora veloce, or lento lento, sul rosso ferro, come pare all'uomo: un uomo! ma che vale i cento.
E dunque l'armi tu ne avrai, più care, figlio, più tue: ruvide e nere in prima, ma è il lavoro che le fa lustrare.
Ma fa, il lavoro, come fa la lima: pulisce e rode: l'armi e l'uomo... Ebbene? Se il calcio è verde, secchi pur la cima!
Fate armi nuove per ognun che viene nuovo nel mondo. Ed abbia ognuno in mano il suo marrello e il suo po' po' di bene».
Così diceva. E Nando scese al piano di Castelvecchio. Nelle porche uguali, come un velluto verdicava il grano.
Faceva l'unghia già qualcuno ai pali per le sue viti. Sui forconi vecchi cantavano, spiando, i pinzampali.
Altri potava. Si sentian gli azzecchi, gli schiocchi delle forbici. Sui pioppi dava il pennato fitti colpi secchi.
Oh! quanti olivi sul pendìo! Sin troppi. Erano un bosco. E ne cadean già nere le olive, e l'olio avrebbe empito i coppi.
Castagne, grano, vino, olio... un podere, lì, gli garbava. C'era anche la fonte a cui menare le sue bestie a bere.
Oh! c'era bello, lì tra piano e monte, lì tra il fiume il torrente il torrentello, e con la Pania cerula di fronte!
Bello, sì, ma il suo nido era più bello. Bevve alla fonte e seguitò la strada, e vide il fiume e il ponte lungo e snello.
Non lo passò: svoltò per la contrada dell'Arsenale e di Mologno, dove si facea la sua lancia e la sua spada.
Era ancora prestino, eran le nove forse, e il mattino era di rose e d'oro, quando in suo cuore esclamò Nando: Piove!
E non pioveva; ma s'udìa sonoro un cader d'acqua. Un casolare basso c'era, coperto d'ellera e d'alloro.
Vi scese, udendo ad or ad or fracasso di ferro in mezzo al murmure incessante dell'acqua, e il maglio rimbombar sul tasso.
Parea soffiare il vento tra le piante d'una foresta. Entrò guardando al fioco lume. E rosso gli apparve, ecco, un gigante
tra un improvviso sgretolìo di fuoco.
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