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Giovanni Pascoli
Primi poemetti

IntraText CT - Lettura del testo

  • Le armi.
      • I.
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I.

 

S'appoggiò su l'incudine col mazzo.

Sopra la fronte si strusciò due dita.

Le sgrollò. Disse: «So chi sei, ragazzo.

 

E so cosa tu vuoi dall'eremita

fabbro ferraio: l'armi nuove e belle,

l'armi che dànno anche al tuo re la vita.

 

Sono sei: tre fratelli e tre sorelle.

Tienle con te da quando sorge a quando

cade lo stormo delle Gallinelle».

 

Disse, e comandò l'acqua. Essa al comando

rimbombò cupa, e mosse il vento, e il vento

sul rosso fuoco si gettò fischiando.

 

Nella spelonca il biondo fabbro, attento,

movea, tra l'invisibile acqua e il rosso

fuoco, due braccia che battean per cento.

 

Ché la Corsonna a lui correa pel fosso

perennemente, ad un suo cenno presta,

quando accennava: Ora da me non posso.

 

Ella, scendendo come la tempesta,

movea la ruota, essa lo stile, e tu,

maglio, sul ferro e su l'acciaio la testa

 

alzavi e la lasciavi piombar giù.

 




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