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Giovanni Pascoli Primi poemetti IntraText CT - Lettura del testo |
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VI.E poi fece il pennato, arma ch'ha il becco aguzzo e curvo il petto e il taglio fino e grave il colpo, per il verde e il secco.
Fuor che di festa, portalo all'uncino sempre, quando esci; ch'egli t'asseconda in ogni tua faccenda, o contadino.
Egli pota, egli innesta, egli rimonda; per le tue viti taglia i torchi al salcio, per i tuoi bachi al gelso fa la fronda.
Fa sui castagni i bei rami di calcio pel verno. Nell'asprure dell'estate, la falce sciopra, ed esso dice: Io falcio!
E falcia pioppi, gelsi, olmi. Mangiate, o vaccherelle! E quando invìa la pioggia, appezza legna per le tue fiammate.
E fa con te valletti e ceste, o foggia un giogo, o squadra un erpice d'avorno, od una scala, sotto la tua loggia.
O crea da un olmo che vedesti un giorno aver nel tronco una sua gran virtù, l'aratro che, quando lavora, ha intorno,
piccoli e grandi, tutta la tribù.
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