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Dante Alighieri
Fiore

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  • LXVIII. L’Amante e Amico.
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LXVIII. L’Amante e Amico.

 

Quand'eb[b]i inteso Amico che leale
Consiglio mi d[on]ava a su' podere,
I' sì·lli dissi: «Amico, il mi' volere
Non fu unquanche d'esser disleale;
piaccia a Dio ch'i' sia condotto a tale
Ch'i' a le genti mostri benvolere
E servali del corpo e dell'avere,
Ch[ed] i' pensas[s]e poi di far lor male.
Ma sòffera ch'i' avante disfidi
E MalaBocca e tutta sua masnada,
Sì che neunomme giamai si fidi;
Po' penserò di metterli a la spada».
Que' mi rispuose: «Amico, mal ti guidi.
Cotesta sì nonn-è la dritta strada.




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