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Dante Alighieri
Fiore

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  • CXLVI. La Vec[c]hia.
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CXLVI. La Vec[c]hia.

 

«Se del giuoco d'amor i' fosse essuta
Ben sag[g]ia quand'i' era giovanella,
I' sare' ric[c]a più che damigella
O donna che·ttu ag[g]ie og[g]i veduta:
Ch'i' fu' sì trapiacente in mia venuta
Che per tutto cor[r]ea la novella
Com'i' era cortese e gente e bella;
Ma·cciò mi pesa, ch'i' non fu' saputa.
Or sì mi doglio quand'i' mi rimiro
Dentro a lo spec[c]hio, ed i' veg[g]o invec[c]hiarmi:
Molto nel mi[o] cuore me n'adiro.
Ver è ched i' di ciò non posso atarmi,
Sì che per molte volte ne sospiro
Quand'i' veg[g]io biltate abandonarmi.




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