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Dante Alighieri
Fiore

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  • CXLIV. Bellacoglienza e la Vec[c]hia.
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CXLIV. Bellacoglienza e la Vec[c]hia.

 

Al[l]or Bellacoglienza più non tarda:
Immantenente lo specchi' eb[b]e i·mmano,
Sì vide il viso suo umile e piano;
Per molte volte nello spec[c]hio guarda.
La Vec[c]hia, che·ll'avea presa en sua guarda,
Le giura e dice: «Per lo Dio sovrano,
Ch'unquanche Isotta, l'amica Tristano,
[...............................-arda]
Come tu·sse', figl[i]uola mia gentile.
Or convien che·ttu ab[b]ie il mi' consiglio,
Che cader non potessi in luogo vile.
Se non sai guari, no·mmi maraviglio,
Ché giovan uon non puot'esser sottile,
Chéd i', quanto più vivo, più asottiglio.




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