2.2 Accompagnare
- “Spetta anche a loro di accompagnare il religioso sulle strade
del Signore (cfr. Tb 5,10.17.22) attraverso un dialogo diretto e regolare, nel
rispetto delle competenze del confessore e del direttore spirituale
propriamente detto. Uno dei compiti principali dei responsabili della
formazione è proprio quello di vigilare che i novizi e i giovani professe e
professi siano effettivamente guidati da un direttore spirituale”.
Le vie del Signore
non si percorrono in solitario, bensì in compagnia. La stessa natura
comunitaria della vocazione, la novità del cammino e i pericoli esistenti,
consigliano un accompagnatore. Accompagnare significa essere presente e vicino,
coscienti che la presenza è una forma di essere con l’altro e per l’altro. Una
presenza rispettosa che si adegua al passo di ciascuno e stimola la sua agilità.
Senza questa affettuosa distanza, l’accompagnamento può dare la sensazione di
cerchio; e senza questa calda presenza, il formatore può trascurare il formando
restando nello generico. Come accompagnatore dovrà consigliare nel dubbio,
sostenere nella prova, stimolare nel decadimento, a partire proprio dalla
conoscenza che possiede attraverso lo studio e la esperienza.
Il mezzo
privilegiato di questo accompagnamento è il “dialogo
diretto e regolare”. L’accompagnamento nel vivere quotidiano, le relazioni
di convivenza, il contrasto in gruppo e l’aiuto tra uguali, sono aspetti
importanti nel insieme sinfonico di influssi, ma che però non sostituiscono il
rapporto personale col formatore in un dialogo diretto, fiducioso e regolare.
Nell’intervista
personale, prima che i contenuti, dobbiamo considerare il suo carattere di
incontro tra persone, incontro umano e incontro spirituale.. E come tale, è
qualcosa che si vive, non qualcosa che si osserva. Coloro che s’incontrano in
dialogo, valutano più gli atteggiamenti che le parole o i contenuti della
conversazione. È un incontro di aiuto e supera la routine, la normalità degli
incontri quotidiani. Non è per passare del tempo o per avere una conversazione
triviale. Il formando cerca la presenza, l’accoglienza, e la parola del
formatore per essere aiutato nella realizzazione progressiva della sua
vocazione. Ed è un aiuto spirituale. Non si ferma in un orientamento
psicologico. Tutto va orientato verso la risposta a Dio. Certamente si dovrà
curare una pedagogia integrale che abbia conto dell’aspetto
psicologico-sociale, esistenziale e spirituale , ma tutto ciò visto dallo
Spirito e per una migliore risposta allo Spirito.
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