2.4 Verificare
- “Infine, devono verificare e valutare progressivamente il
cammino compiuto da coloro di cui essi hanno cura, alla luce dei frutti dello
Spirito, e giudicare pure se il chiamato ha le capacità richieste in quel
momento dalla Chiesa e dall’istituto” (PI 30).
La formazione è un
processo in libertà e in responsabilità, non qualcosa di meccanico con
risultati automatici; richiede, per tanto, una verifica progressiva. Questa
verifica o valutazione comprende non soltanto le azioni o momenti isolati, ma
l’insieme del processo, il suo orientamento e il suo significato, cercando le
radici da dove procede il comportamento. Si fa da alcuni criteri di riferimento
che sono i frutti dello Spirito. Il primo frutto dello Spirito è la
configurazione a Cristo, norma suprema della vita consacrata. Frutto dello
Spirito è il carisma del fondatore, trasmesso all’istituto, espresso nella
costituzioni e vissuto nella tradizione dell’istituto. Frutto dello Spirito
sono la libertà interiore, la pace del cuore, la gioia vocazionale, la fede,
l’amore e la speranza. Il riferimento a tutte queste realtà (vangelo, carisma e
vita teologale e morale) sarà criterio per la verifica oggettiva più in là del
parere o gusto del formatore.
Saranno momenti
speciali di verifica e di valutazione, l’ammissione al noviziato, la prima professione,
la professione perpetua e l’ordinazione, nel caso dei religiosi sacerdoti. Per
il bene dell’istituto e dei formandi, è importante realizzare queste verifiche
secondo criteri e requisiti di oggettività. Questo compito comporta nei
responsabili della formazione, un senso del bene della persona più in là della
semplice compiacenza o del timore a
dispiacere; uno sguardo di fede e carità pulite da pregiudizi e di
animavversioni, un equilibrio di giudizio per dare ad ogni gesto il suo
proporzionato valore.
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