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P. Josu Mirena Alday, CMF
La pers. del formatore: identità e missione

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  • 4. Disposizioni del formatore
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4. Disposizioni del formatore

Un buon formatore è frutto di due componenti fondamentali: dono e arte. I buoni formatori sono frutto di natura e di grazia, di libertà personale, di esperienza, ma anche a loro volta de buona formazione. La buona formazione la ottengono mediante riflessione e studio che li impegnano a conoscere la realtà, i valori e i problemi in cui e per cui sono chiamati ad operare. La ottengono seguendo programmi e metodi sistematici di preparazione, iniziale per quelli che assumono per la prima volta l’impegno della formazione, permanente per quelli che, già operando, sentono il bisogno de migliorare.

Dunque, non è sufficiente la designazione dell’ubbidienza. Non basta più far affidamento sulla buona condotta consacrata personale, su una valida azione apostolica, sulla capacità generale di direzione. E non bastano le preparazioni scientifiche generiche e remote. Forse è il tempo d’una definizione professionale del ruolo dei formatori delle nuove generazioni, di accettare la conseguente necessità della loro “solidapreparazione specifica per un’azione sistematica, ben dotata di progetto e metodo, di verifica e di ottimazione, di buona fondazione interdisciplinare, di fedeltà e di adeguamento.

Ma non si può idealizzare tanto ai formatori fino a presentare un’immagine di formatore inesistente, nemmeno può affermarsi, sotto un malinteso realismo, che qualsiasi può essere formatore. I documenti della Chiesa e degli istituti insistono sempre nell’importanza di formatori idonei. I superiori degli istituti hanno qui particolare responsabilità: la scelta realista di formatori idonei. E i formatori, sottolinea Alessandro Manenti, devono ricordare che “non è preciso essere perfetti, ma perfettibili… Le persone verso cui siamo responsabili hanno bisogno di vederci come uomini perfettibili che sono ancora in cammino verso Dio. Non hanno bisogno di vederci degli arrivati o dei santi, ci vedrebbero troppo distanti e inaccessibili”[1].

Gli educatori o formatori dovranno evitare sia l’atteggiamento della persona invanita che non accetta la propria limitazione, sia la persona pusillanime che è dominata dalla zona dell’ombra o dell’imperfezione. Una serena accettazione di sé, una coscienza realista delle proprie possibilità e limitazioni, una fiducia nell’azione di Dio in loro e attraverso loro, aiuterà a vivere con responsabilità e serenità il loro compito.

Le qualità, più che un avere, sono modi di essere, riflettono la qualità della persona.  E questo è la cosa più importante, perché si tratta di essere formatore, non di fare il formatore. Prima di ciò che si possiede (libri, idee, tecniche ecc.), quello che conta è l’insieme unitario di qualità. Queste qualità richieste dal documento possono essere organizzate in questi due gruppi: qualità in quanto si tratta di una relazione personale, e in quanto si tratta di una relazione di aiuto spirituale.




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