4.2 In quanto aiuto
spirituale: la formazione non è adeguarsi a certi usi e abitudini;
innanzitutto è
vivere l’esperienza dello Spirito che ha vissuto il fondatore ed è rivissuta e
trasmessa dall’istituto. Il formatore è al servizio di questa esperienza
spirituale. Conseguentemente, non sarà sufficiente essere pieno di progetti,
dinamismi e organizzazioni, ma sarà preciso lasciar tralucere una sensibilità
spirituale che non è altro che essere centrato nella docilità allo Spirito che
chiama, unisce ed invia.
Il formatore è un
uomo di “una coltivata esperienza di Dio e della preghiera”, che aiuta
prudentemente con la “sapienza che deriva dall’attento e prolungato ascolto
della parola di Dio”. Per accompagnare nelle vie del Signore, ci vuole aver
percorso queste vie e lasciarsi guidare se stesso dallo Spirito. Così il
formatore sarà più accompagnante esperimentato che legista, più testimone che
conferenziere, più pedagogo che professore.
L’esperienza e la
sapienza spirituali non sono fervore cieco, ma implicano lucidità della
conoscenza. Senza chiederli di essere un specialista, il formatore svolgerà
meglio il suo compito di aiuto umano e spirituale ai formandi d’oggi, se ha una
conoscenza riposata e armonica “della dottrina cattolica riguardo la fede e i
costumi”, unita a “competenza culturale necessaria” per stabilire il dialogo
con le scienze umane e le correnti attuali di opinione.
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