6. Un identikit per il formatore ideale?
PROFILO DEL FORMATORE
1.
Il formatore è un fratello incaricato ufficialmente della trasmissione del carisma dell’identità
dell’Istituto e del discernimento circa la sua recezione da parte dei giovani consacrati.
2.
Testimone innamorato della
propria vocazione, e, per questo, ascoltatore
generoso e attento del miglior patrimonio spirituale, deve rendere contagioso
il carisma.
3.
Essendo l’anello immediato di congiunzione, la presenza
prossima e costante della famiglia religiosa a cui il giovane è stato
incorporato, il formatore, normalmente il primo referente dei formandi, deve
impegnarsi a creare un ambiente favorevole al dialogo con i fondatori e la
storia dell’Istituto, in comunione con tutta la provincia, affinché cresca in
essi vigoroso il senso di appartenenza
all’istituto, nelle sue figure insigni e nella realtà più grigia e meno
brillante.
4.
Per questo, assumerà come prioritario, insacrificabile il
servizio di:
- stare,
- dialogare,
- progettare e
- discernere assieme ai
formandi.
5.
Stare, parola d’obbligo
in un momento in cui la povertà di personale e l’eccesso di lavoro possono
servirci di scusa, giustificata con il più che ambiguo riferimento all’età
adulta dei formandi, per moltiplicare e ampliare le assenze.
6.
Dialogare, creando spazi
“familiari” per la circolazione della vita, interessandosi di ciò che riguarda
la vita dei formandi e per le cose e gli avvenimenti che tessono la vita della
Famiglia, della loro nuova famiglia.
Dialogare in momenti ad hoc e nello scorrere quotidiano della vita, affinché si
vada formando il soggetto comunitario, il noi.
7.
Progettare il corso della
vita del gruppo affinché i contributi di tutti convergano verso il
raggiungimento dell’obiettivo proposto attraverso la fedeltà condivisa ai mezzi
proposti. Siccome la vita comunitaria non può assorbire completamente la vita
personale, ma la richiede e la stimola, bisognerà aiutare il formando a
calibrare le esigenze del progetto personale, e accomppagnarlo nella sua
elaborazione e nella successiva valutazione.
8.
Discernere con rettitudine e
oggettività, con spirito critico e rispetto scrupoloso ciò che vocazionalmente
è di tutti, interessa e riguarda tutti, nell’ascolto attento alla parola dei
fratelli e nel dono della propria.
9.
Il formatore, in modo particolare, stimolerà e accompagnerà
i formandi nel loro dialogo personale e comunitario con le fonti originarie e
derivate del carisma, suscitando in
essi il desiderio di “trattare” con i migliori esponenti del carisma. Si potrà
veramente dire con sicurezza che il formando, che esce dalla tappa della
formazione con la fame di frequentare “la nube di testimoni” che ci
accompagnano nel nostro cammino vocazionale, è vocazionalmente “salvato”.
10.
D’altra parte, il formatore deve promuovere nei fratelli
della Provincia il desiderio di partecipare al grave compito formativo,
intellettuale e vitale, a partire dall’elaborazione di programmi pertinenti
fino alla loro valutazione, passando attraverso l’esecuzione condivisa. Il
formatore non è l’unica voce che i formandi devono sentire, ma il coordinatore
di questa opera complessa e difficile che compete a tutta la comunità
provinciale.
Per questo, egli
aprirà ai giovani che gli sono affidati la realtà provinciale e familiare
affinché la conoscano, la facciano propria e l’amino, e sviluppino il
senso di appartenenza
all’Istituto storico di “oggi”, depositario del carisma
riconosciuto dalla
Chiesa. La partecipazione progressiva all’attuazione della
missione
evangelizzatrice della Provincia ha un carattere formativo. Se i
formandi
cominceranno a risvegliare e a adeguare le doti personali
all’apostolato,
conosceranno da vicino i molteplici impegni della Provincia,
impareranno a
lavorare con gli altri, e infine, ad armonizzare i diversi
elementi
vocazionali: preghiera e azione, fedeltà personale agli impegni
comunitari e di
servizio, ecc. (In Testimoni, 20
/2000/ 11).
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