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AA.VV.
Formazione permanente paradigma della formazione iniziale

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2. La formazione permanente nel campo religioso.

     L’idea di una formazione permanente non è totalmente nuova e non lo era neanche al tempo del Concilio. Si pensi, per esempio, alla grazia della perseveranza sul cammino della perfezione o al restare fedeli alla scelta vocazionale, o a certe visioni chiaroveggenti come quella di Gaston Berger  che nel 1957 scriveva: “ di giorno in giorno diventa sempre più impossibile insegnare a scuola, all’università, una volta per sempre, l’insieme delle conoscenze che un uomo dovrà utilizzare lungo tutta la sua carriera. E’ necessario facilitare per altra via le numerosericonversioni” che sono inevitabili in un mondo in rapida evoluzione. Ed è pure necessario che ciascuno si tenga al corrente delle modificazioni che il progresso ha introdotto nel suo settore; e che in tutti si mantenga vivo e sveglio lo spirito di ricerca e di invenzione. Tutto ciò porta a organizzare una “educazione permanente” la cui ampiezza rischia di sorprenderci… La scuola non è fine a se stessa: essa è fatta per la vita” 15.      

     Quell’idea, tuttavia, era lontana dall’essere formulata secondo la prospettiva delineata. Ma il Concilio Vaticano II, aprendosi al mondo e mettendosi in ascolto delle questioni sull’attuale evoluzione del mondo e sull’umanità che viveva un periodo nuovo della sua storia, caratterizzato da profondi e rapidi mutamenti (GS 4), non restò indifferente alle idee e iniziative che in questo campo venivano del campo civile. Siamo negli anni 60, anno della Conferenza di Montreal sull’educazione degli adulti in un mondo in trasformazione. Anzi si cominciò a collaborare con i movimenti pedagogici intesi a elaborare la risposta adeguata alla drammatica domanda di educazione dell’uomo in una società in evoluzione16. Già la Dichiarazione sull’educazione cattolica esprimeva la necessità di un’educazione adeguata al tempo d’oggi e manifestava l’esigenza di una certa formazione ininterrotta imposta dalle circostanze attuali17. La Chiesa si rese conto in quel momento che la formazione non può essere ritagliata su qualche dimensione della persona, ma sulla totalità, che essa non riguarda pochi privilegiati, ma tutti gli uomini, che non è destinata a una età della vita, ma si estende a tutte le età. Conseguentemente la formazione permanente è la risposta adeguata alla domanda di educazione dell’uomo moderno18.

     Il Concilio, come è noto, ha avuto un grande influsso sulla vita religiosa; tale influsso, conseguentemente, si è avvertito anche nell’impostazione della formazione dei religiosi. Effettivamente, il Concilio ha chiamato alla conversione e al rinnovamento non solo le persone singole ma anche gli istituti stessi, impegnandoli a ritornare alle fonti pure del Vangelo e del carisma originario e ad adattarsi alle odierne condizioni. La via per tale rinnovamento non poteva essere altra che la formazione permanente: “il rinnovamento adeguato degli istituti dipende in massima parte dalla formazione dei membri… Per tutta la vita poi i membri si adoperino a perfezionare diligentemente questa cultura spirituale, dottrinale e tecnica, e i superiori, per quanto possono, procurino loro a questo scopo l’occasione opportuna, gli aiuti e il tempo” (PC 18).

     A questo approccio storico, possiamo aggiungere noi, come ha fatto Natale Zanni con la formazione professionale, un approccio pratico e descrittivo delle nostre strutture educative e della impostazione dominante in esse in questi ultimi tempi.

     Presso religiosi, fino al Concilio e in molti casi fino ad alcuni anni dopo, il modello formativo era scuola-centrico, seminario-centrico; la formazione si svolgeva nel primo momento della vita, cioè l’adolescenza-giovinezza. Finito il tempo della formazione, dicevano tutti i nostri testi, s’iniziava il lavoro, l’apostolato,  la responsabilità nella vita; in una parola, il momento della prassi.

     Poi,  questo modello entrò in crisi per gli stessi motivi già detti dallo Zanni, e si pensò ad una formazione post-scolastica.

a) In un primo momento essa si concretizzò nell’aggiornamento o perfezionamento delle conoscenze. Ricordate tutti i corsi di aggiornamento che si programmarono dopo il Concilio in tutte le congregazioni e diocesi. Fu una  epoca di grande entusiasmo e di grande euforia.

b) Ma, passati i primi anni di questa impostazione della formazione permanente, si osservò che il problema del rinnovamento e dell’adattamento dei religiosi e delle comunità non si risolveva con il solo aggiornamento; era necessaria una nuova concezione di formazione che puntasse sulla  persona e per tutta la vita di questa. Venne quindi il ripensamento degli anni 70-80 e la ripresa del vero cammino del rinnovamento conciliare basato più sul rinnovamento della persona e di tutta la persona che sull’aggiornamento senza perdere di vista le strutture, come sottolineano, per esempio,  le Costituzioni cappuccine definendo nel 1982 la formazione permanente:

“La formazione permanente è il processo di rinnovamento personale e comunitario e di conveniente aggiornamento delle strutture, per renderci idonei a vivere sempre la nostra vocazione secondo il Vangelo nella concreta realtà di ogni giorno.

La formazione permanente, benché interessi complessivamente tutta la persona, ha un duplice aspetto: la conversione spirituale mediante un continuo ritorno alle fonti della vita cristiana e allo spirito primitivo dell’Ordine adattati ai tempi; e un rinnovamento culturale e professionale attraverso un aggiornamento, per così dire tecnico alle condizioni dei tempi. Tutto questo giova a una maggiore fedeltà alla nostra vocazione” (41,1-2).

     In questo tempo il Magistero  ha aiutato i religiosi  a chiarire sempre di più  il concetto di formazione e di formazione permanente. Basta ricordare i documenti: Ecclesiae Sanctae II, Inter ea, Renovationis Causam, Evangelica Testificatio, Mutuae Relationes, I Religiosi e la promozione umana, La dimensione contemplativa della vita religiosa, Elementi essenziali sulla vita religiosa, il Codice di Diritto Canonico; e gli altri documenti di quest’ultimo decennio: Direttive sulla formazione negli istituti religiosi, Pastores dabo vobis, le Propositiones del Sinodo sulla Vita consacrata e l’Esortazione del Papa Vita Consecrata. Da tutti questi interventi del magistero e dall’insieme del lavoro svolto dai Capitoli Generali Speciali, dall’approfondimento del carisma proprio  e dalla rielaborazione delle Costituzioni oggi è scaturita:

:  una nuova impostazione della formazione religiosa;

:  un significato più esatto della FP dei religiosi;

:  e una nuova relazione tra formazione permanente e formazione iniziale.

 

2.1. La nuova impostazione della formazione religiosa.

     Il Concilio, manifestando un interesse vivo e impegnativo per la vita religiosa, fissa la sua attenzione in modo speciale sulla formazione dei religiosi19. Questa, dice il PC, “attraverso la fusione armonica dei vari elementi sia fatta in maniera tale da contribuire all’unità di vita dei membri stessi” (n.18). Inoltre, il decreto sottolinea che la formazione deve preparare i religiosi alla missione specifica dell’istituto nella società di oggi, cioè tenendo conto delle capacità del soggetto e in relazione all’ambiente del lavoro apostolico20.

     Queste indicazioni hanno aperto una nuova strada nella formazione, superando i confini cronologici degli studi e delle scadenze canoniche, per guardare alla persona nella sua continua crescita lungo la vita. Inoltre introducendo il primato della persona sulla istituzione formativa, il termine formazione viene esteso all’intero arco della vita, coinvolgendo così anche il religioso adulto21

 

     In seguito i documenti postconciliari completeranno queste nozioni presentando, per esempio:

-   la formazione come  sviluppo costante e progressivo (EE, n.44);

-   il contenuto della formazione, cioè il processo di configurazione integrale a Cristo mediante una conversione mai finita, vissuta in sintonia con il carisma originario, mediazione del vangelo per i membri di un dato istituto (EE, n.45,46);

-   la formazione come arricchimento non soltanto dei valori dello spirito, ma anche di quelli che sul piano psicologico, culturale e sociale contribuiscono alla piena realizzazione della personalità  umana (EE, n.45);

-   la formazione alla vita consacrata come questione centrale e permanente, soprattutto affinché la vita consacrata sia in grado di rispondere alle sfide di questo tempo (Propositio 49 del Sinodo del ’94);

-   l’obiettivo centrale del cammino formativo come preparazione della persona alla totale consacrazione di sé a Dio nella sequela di Cristo, a servizio della missione (VC 65);

-  la necessità di una ratio completa e aggiornata (PI, Sinodo, VC n.68), ecc.

 

Il significato della FP dei religiosi.

     Dal PC in poi si nota una apertura verso notevoli cambiamenti di prospettiva nella concezione formativa, che ha permesso di ripensare tutta la formazione in chiave di processo continuo. Così la formazione,  benché distinta in tappe strettamente legate tra loro, si presenta come un unico processo che dura tutta la vita: “per tutta la vita, dice il PC,  i religiosi si adoperino a perfezionare diligentemente la loro cultura spirituale, dottrinale e tecnica e i superiori, per quanto possono, procurino loro a questo scopo l’occasione opportuna, gli aiuti e il tempo” (PC 18).

     L’idea di processomette in luce il divenire, l’unità della persona, la gradualità dello sviluppo, la sua articolazione. La formazione è un processo di crescita che avviene ‘dal di dentro’; non è una forma che si impone dal di fuori, uguale per tutti… È un processo, quindi, di maturazione nella propria identità e di sviluppo della capacità di discernimento e di ‘apprendimento innovativo’” 22.

     In seguito, per la prima volta, l’idea di formazione continua entra nelle Costituzioni, nei regolamenti e nei documenti ufficiali, spesso con formulazioni profetiche e più avanzate rispetto alla realtà23. Nel 1983 la FPraccomandata dal Conciliotrova la sua codificazione nel diritto universale della Chiesa: “per tutta la vita, dice il canone 661, i religiosi proseguano assiduamente la propria formazione spirituale, dottrinale e pratica, profittando del tempo e dei mezzi offerti a questo scopo dai superiori”.

     Il documento Elementi Essenziali aveva già indicato tra le cinque tappe della formazione “la formazione permanente degli anni maturi” (n. 48), ma una tappa decisiva nel tracciare la strada della FP dei religiosi viene segnata dal documento della Congregazione per gli Istituti di vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Direttive sulla formazione negli istituti religiosi (Potissimum Institutioni) del 2 febbraio 1990. L’istruzione apre la sezione della FP indicando agli istituti religiosi “il dovere di progettare e di realizzare un programma di FP adeguato per tutti i suoi membri. Un programma che tenda non soltanto alla formazione dell’intelligenza, ma anche di tutta la persona, principalmente nella sua dimensione spirituale, affinché ogni religioso possa vivere in tutta la sua pienezza la propria consacrazione a Dio, nella missione specifica che la Chiesa gli affida” (n.66). Viene segnalato, poi, il “perché la Formazione continua?” (n.67) e in seguito si parla del suo contenuto all’interno di un processo globale che include quattro aspetti: la vita secondo lo Spirito o spiritualità; la partecipazione alla vita della Chiesa secondo il carisma dell’istituto; il riciclaggio dottrinale e professionale e la fedeltà al proprio carisma (cfr. n.68). Infine, vengono segnalati i tempi forti della formazione continua (n.69).

     Il documento Pastores dabo vobis, due anni più tardi, presenta la formazione permanente dei preti :

-   come un ravvivare il dono (carisma) di Dio perché non perda mai quella” novità permanente” che è propria di ogni dono di Dio, di Colui che fa nuove tutte le cose (cf. Ap 21,5), e dunque di viverlo nella sua intramontabile freschezza e bellezza originaria” (n.70);

-  come una risposta continua alla vocazione sacerdotale;

-   come esercizio della carità pastorale24.

     Lo stesso documento elabora un piccolo trattato sulle ragioni semplicemente umane e teologiche della FP, le diverse dimensioni (n.71, 72), il significato profondo (nn.73-75), la sua realizzazione “ in ogni età e condizione di vita” (nn.76,77), i responsabili (n.78,79) e, infine, sui momenti, forme e mezzi della formazione permanente” (n.80)

     L’Esortazione Vita Consecrata di Giovanni Paolo II farà praticamente lo stesso quando parla della Formazione permanente per i religiosi (cfr. nn.69,70,71).

     In conclusione si può dire che si è passato da una visione di FP come un semplice aggiornamento (“puesta al día”) culturale, dottrinale, apostolico e spirituale ad una FP come formazione nel senso indicato poc’anzi, cioè di carattere unitario, integrale e pluridimensionale, che accompagna il processo vitale del religioso  e che si estende a tutta la vita25. “Situata in questo orizzonte, dice Don Midali, la formazione permanente comporta un processo che raggiunge la persona in profondità, la coinvolge tutta, ne interessa le intenzioni e motivazioni, i sentimenti e gli affetti, gli atteggiamenti e i comportamenti, il tessuto relazionale con il mistero grande e santo di Dio, con gli altri esseri umani, la comunità cristiana e il mondo, considerati nello spazio (il creato) e nel tempo (la storia)” 26. E’ quanto sottolinea VC al n. 65, quando dice: “La formazione dovrà raggiungere in profondità la persona stessa, così che ogni suo atteggiamento o gesto, nei momenti importanti e nelle circostanze ordinarie della vita, abbia a rivelarne la gioiosa appartenenza a Dio” 27.

     “La formazione permanente, continua Don Midali, si presenta, dunque, come un atteggiamento personale e comunitario così vasto e comprensivo dello sviluppo vocazionale della persona consacrata da poterne diventare un principio organizzatore. Per questo non può restare un puro stato d’animo legato al naturale sviluppo della vita. Coinvolge tutti, i singoli consacrati e consacrate, e loro comunità, e prende corpo in strutture e in attività determinate: quelle del rispettivo istituto e della Chiesa. “Occorre, infatti, che alle persone consacrate siano offerte sino alla fine opportunità di crescita nell’adesione al carisma e alla missione del proprio Istituto” (VC n.65) 28. Ma di questo parleremo più tardi.

 

 

. Nuova relazione tra formazione permanente e formazione iniziale.

     L’ultima conseguenza della nuova impostazione della formazione è la nuova relazione tra FP e FI che  esprimo in forma di  corollari:

In una prima fase l’educazione degli adulti veniva considerata come complemento o appendice della formazione iniziale. Oggi, dopo quanto abbiamo visto, questa tesi non si può più sostenere. Al contrario, la FP e la FI non possono dissociarsi, perché formano parte di un unico sistema globale educativo o formativo. La formazione, si dice in VC, va intesa come “processo evolutivo che passa per ogni grado della maturazione personale…” (65,4). “E’ un processo vitale, attraverso il quale la persona si converte al Verbo di Dio fin nelle profondità del suo essere” (VC 68,2). Ricopre tutto l’arco dell’esistenza umana e va considerata nella sua unità temporale, fino cioè al momento in cui la persona consacrata dice il suo ultimo “SÌ” nella consumazione della propria vita (VC 70,5). Formazione iniziale e permanente sono pertanto un “continuum. “Il processo formativo non si riduce alla sua fase iniziale, giacché, per i limiti umani, la persona consacrata non potrà mai ritenere di aver completato la gestazione di quell’uomo nuovo che sperimenta  dentro di sé, in ogni circostanza della vita, gli stessi sentimenti di Cristo. La formazione iniziale deve, per tanto, saldarsi con quella permanente, creando nel soggetto la disponibilità a lasciarsi formare in ogni giorno della sua vita” (VC 69) 29.

     “Il cammino o processo formativo (infatti) non è determinato dall’esterno, anche se l’ambiente socioculturale, religioso ed ecclesiale lo condiziona”, dice Midali. Esso è interno alla singola persona consacrata che lo vive nella quotidianità, imparando giorno dopo giorno, dalla vita (n.69a) e postula:

a) la continua interiorizzazione dei valori evangelici, con l’esperienza quotidiana di preghiera, alimentata dalla Parola e celebrazione dei sacramenti dell’eucarestia e della riconciliazione (nn.94-96);

b) una seria e perseverante applicazione allo studio delle aree apostoliche e culturali appena segnalate (n.98);

c) il vivere e operare comunitario e apostolico di ogni giorno, lasciandosi interpellare dalle situazioni e recependo i valori di cui altri, persone e società, sono portatori (nn.52-56,74,80,85b,100-102);

d) un camminare in sintonia con la storia e, quindi, con l’impegno di cogliere i disegni di Dio emergenti nelle linee di sviluppo della società, nelle sue giuste aspirazioni portatrici di una migliore qualità di vita per tutti, specialmente per coloro che ne hanno maggior bisogno (cfr quanto detto ai §§ 6 e 7) 30.

 

Le due tappe non si possono dissociare; anzi, l’educazione dei giovani e quella degli adulti, dice Griéger, devono integrarsi per divenire formazione permanente 31. Non solo; in questa impostazione di tutta la formazione sarà  la stessa formazione permanente ad alimentare e a diventare marchio insostituibile per le nuove generazioni in formazione, come si deduce da questi due testi:

a) il primo de Il Progetto formativo dei Frati Minori Cappuccini d’Italia che, dopo una prima parte di premesse, inizia la descrizione di tutta la formazione mettendo al primo posto la formazione permanente, argomentando così nell’articolo 19:

1. “La fraternità, riunita nel nome del Signore, dal Signore riceve il dono di altri fratelli. Essa manifesta la sua fecondità nella misura in cui li accoglie e li fa crescere. La formazione iniziale, quindi, è intimamente legata alla formazione permanente, che esprime il continuo cammino di conversione di tutta la fraternità.

2. Trattando della formazione permanente, prima di quella iniziale, si intende sottolineare il fatto che tutta la nostra vita è sotto il segno della formazione, ed è all’interno della formazione permanente che la formazione iniziale trova la sua giusta collocazione.

3. Con questa opzione, inoltre, si ribadisce la priorità della formazione della fraternità, e in essa dei formatori, rispetto ad ogni altro programma e impegno provinciale e locale” 32.

b) Il secondo del documento della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica “La Collaborazione inter – istituti per la formazione(ottobre 1998). Nel paragrafo dedicato alla formazione permanente, al n. 18 si dice: “Ciascun istituto è chiamato a provvedere alla formazione permanente in modo organico e consono alla propria indole. Può diventare così modello di vita consacrata, di fraternità e di impegno apostolico per le nuove generazioni in formazione e attrarre, per la propria vitalità e fecondità, nuove vocazioni” 33.

     Penso che si volesse indicare questo col titolo: la formazione permanenteparadigma” della formazione iniziale. Paradigma, secondo il dizionario di sinonimi, è uguale a diagramma, esempio, prospetto, quadro, schema, specchietto, specchio, tabella, traccia, modello.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




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