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3- L’asimmetria della vita e dell’amore

In realtà c’è EA, da un punto di vista psicologico, laddove c’è la netta consapevolezza di questo …squilibrio, e tale coscienza si traduce in gratitudine profonda nei confronti della vita, di quella Volontà Buona che per il credente ha un nome preciso, di coloro che han fatto da mediatori di questa operazione, del passato che, in ogni caso, esprime lo scarto tra il nostro merito eventuale e il dono che ci è giunto più o meno inaspettato.

La persona equilibrata affettivamente capisce che è del tutto naturale e logica la scelta di dare e di darsi agli altri e alla vita, sarebbe strano il contrario, semmai; poiché, come abbiamo detto, per quanto darà l’asimmetria resterà. Ovvero, la gratitudine genera gratuità, che è ancora il contrario del calcolo (e d’un certo equilibrio su di esso fondato); mentre l’ingratitudine genera ingordigia. Di conseguenza chi ha scoperto la logica asimmetrica su cui è costruita l’esistenza vivrà il gesto affettivo, del dono di sé con molta discrezione e naturalezza, da un lato, senza sentirsi un eroeesibendo il suo gesto o caricandolo di motivazioni dubbie, e dall’altro lo vivrà con tutto se stesso, donandosi completamente e in modo trasparente. In fondo è un atto di giustizia il suo darsi.

Questo equilibrio e questa concezione dell’EA riposa in ultima analisi in una concezione altrettanto equilibrata della vita e della morte, e del rapporto tra le due: la vita è un bene ricevuto che tende per natura sua a divenire bene donato, ovvero si vive e si muore per lo stesso motivo, perché la coscienza d’aver ricevuto determina naturalmente la decisione di donare, e chi vive con serietà e radicalità tale scelta inevitabilmente va incontro alla morte. È un altro equilibrio molto importante, con una ricaduta estremamente incisiva sulla qualità dei rapporti interpersonali.

Il punto debole di questa concezione del dono di sé (e del concetto conseguente dell’EA) legato a un fatto di giustizia nei confronti della vita, come un atto dovuto, è che può sembrare un po’ ideale, specie nei casi in cui non viene così spontaneo alla persona accedere alla certezza della vita come dono, a causa d’un passato obiettivamente e particolarmente pesante e ancora doloroso.

Un motivo in più per passare a un terzo livello. Che trascende questi due.




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