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9. Le vie della preghiera oggi

    A questo punto penso che sia abbastanza logico enumerare alcune delle vie da privilegiare per una educazione alla preghiera personale e comunitaria, partendo appunto dalla struttura della preghiera liturgica e trasferendone alcuni principi e metodi alla preghiera personale.


a) La lectio divina: pregare la parola

    Le vie della "lectio divina" in tutte le sue espressioni, arrivando quindi alla "oratio" e alla "contemplatio" senza arrestarsi solo alla pura "lectio" e alla "meditatio", è una forma autentica di orazione per preparare o per prolun­gare o per imitare il "pregare la parola" che è proprio della liturgia della Parola: lettura, ascolto, meditazione, risposta orante, esperienza vissuta.


b) Le modulazioni del pregare cristiano: eucaristizzare la preghiera

    Un'altro modo di pregare è quello di sintonizzare i propri sentimenti oranti con le preghiere della Chiesa, facendone uso esplicito oppure ispiran­dosi alle sue movenze, ai sui atteggiamenti.

    Lo si può fare pregando con i salmi, con gli inni, con le intercessioni della Chiesa, approprian­dosi e ruminando in forma personale le preghiere ecclesiali della liturgia.

    Tuttavia penso che si dovrebbe insistere molto sul quello che io chiamo "eucaristizzare la preghiera", cioè aprire la parola pregata o la vita pregata alle grandi modulazioni degli atteggiamenti della preghiera eucaristica ( lode, ringrazia­mento, memoria delle meraviglie del Signore, epiclesi sulla propria vita e su quella della Chiesa, offerta di sé e degli altri in Cristo, intercessione universale ed ardente nello Spirito Santo).


c) Dalle mediazioni liturgiche alla preghiera personale

    Nella stessa linea sarà utile educare alla preghiera attraverso alcune mediazioni liturgiche.

    Penso alla meditazione con le icone, dato il loro carattere di sacramen­tali, il loro rapporto con la parola e con i misteri, l'educazione allo sguardo con­templativo, il rapporto con la storia della salvezza. Si avrà comunque sempre cura di illuminare l'immagine con la parola, approfondirne i contenuti per poi interiorizzare la stessa mediazione e portarla ad un incontro con il mistero dentro dell'orante.

    Senza indulgere ad imitare lo "zazen" della preghiera zen o le "asana" dello yoga, talvolta la valorizzazione dei gesti biblici e liturgici del pregare con il corpo possono molto aiutare ad esprimere la risposta totale dell'uomo. Vi sono molti gesti oranti che, interiorizzati, avvolti di esperienza teologale, compiuti nel silenzio - e senza bisogno di tute da ginnastica - possono esser profondamente espressivi dei nostri sentimenti ed autenticamente contemplati­vi. Sono i gesti corporali del silenzio orante, improntati alla grande tradizione biblica e liturgica e per i quali non mancano valide indicazioni ed esperienze.


d) Interiorizzare la comunione con Cristo: forme di preghiera interiore

    Se, al limite della interiorizzazione la massima esperienza della liturgia che é l'Eucaristia, porta alla comunione con Cristo a rimanere in lui, a vivere in lui, non è quindi da stupirsi che lo Spirito Santo porti pure la preghiera cristiana, sulla base della realtà e del modello stesso della grazia interiore che é la comunione con Cristo e con la Trinità, alle forme più interiorizzate di rac­coglimen­to interiore, di contemplazione semplice ed amorosa che sono insegnate dai grandi maestri della spiritualità.

    Il fondamento oggettivo sacramentale libera questa preghiera da ogni illusione soggettiva ed il personalismo del rapporto con Dio evita ogni illusione di assorbimento o di fusione di noi in Dio o di Dio in noi, tal volta proposto come meta dei metodi orientali della preghiera. A questo tema la Lettera "Orationis formas" ha offerto indicazioni e puntualizzazioni del massimo interesse.


e) La preghiera del cuore: "vita in Cristo"., memoria di Cristo e invocazione del nome

    In questa stessa linea va ricuperata con una densa teologia che affonda le sue radici nella grazia eucaristica e battesimale, come insegna molto bene O. Clément, la preghiera del cuore o invocazione del nome di Gesù Cristo, Signore Figlio di Dio Salvatore. Già P. Evdokimov notava che questa in­vocazione era come un prolungamento delle invocazioni liturgiche del "Kyrie eleison" e scopriva in esse la possibilità per il peccatore di divenire liturgo. In realtà si tratta di cogliere nella preghiera continua o invocazione del nome il suo filone sacramentale e liturgico, legato alla grazia del battesimo, della unzione dello Spirito e della eucaristia.

    A questo proposito mi piace citare N. Cabasilas il quale, non essendo impigliato in maniera esplicita nelle polemiche esicaste del suo tempo circa la preghiera del cuore o invocazione del nome, anzi volendo mantenersi fuori da questa polemica, non può fare a meno di parlarne e in maniera splendida; ma non da un punto di vista di un esercizio fisico o di una tecnica psico-somatica, ma a partire dalla sobria normalità e dalla esaltante bellezza della vita in Cristo, come consegue­nza della comunione eucaristica e come forma di mantenerne perennemente viva la memoria del Salvatore.

 




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