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AA.VV. Formazione permanente paradigma della formazione iniziale IntraText CT - Lettura del testo |
4. Orientamenti per il nostro tempo
Il primato della Parola come struttura della preghiera rimane del tutto essenziale alla luce dei presupposti teologici enunciati, nello stretto legame che esiste fra preghiera e rivelazione.
Ci piace rimandare qui ad una pagina essenziale di Von Balthasar che fa da prologo al suo opuscolo Meditare da cristiani dove parla appunto della profondità della rivelazione cristiana nella Parola del Padre che è Cristo e quindi della profondità della meditazione e della preghiera che partecipano in Lui e nella sua parola delle profondità del mistero trinitario e del mistero umano.
" Tutto dipende - egli scrive - dall'interrogativo se Dio ha parlato all'umanità - di se stesso naturalmente e anche delle sue intenzioni nella creazione dell'uomo e del suo mondo - oppure se l'Assoluto resta il Silenzio al di là di ogni parola terrena".
Se la seconda ipotesi rimanesse vera, ed in parte lo è per chi non conosce la rivelazione, tutti i sentieri per la ricerca dell'Assoluto rimangono aperti.
Ma se è corretta la prima ipotesi, che cioè Dio ha parlato e ci ha parlato nel Figlio suo, ecco che la preghiera, cioè il nostro modo di accogliere Lui ed andare verso di Lui, non può essere altro che lo stesso percorso con il quale egli è venuto fino a noi aprendo sentieri di luce nel cuore dell'uomo ed é ritornato al Padre aprendo il sentiero della comunione. Nella preghiera di Cristo tocchiamo le profondità del mistero trinitario e la interiorità dell'uomo orante. Ed è appunto il caso della preghiera per i cristiani della quale afferma in sintesi il nostro autore:
" Proprio perché la autorrivelazione di Dio si realizza pienamente in entrambe le direzioni: Dio che parla dalla propria profondità e che, parlando, come uomo disvela le profondità dell'uomo, le dimensioni della meditazione cristiana si dispiegano chiaramente. Essa può iniziare solo là dove Dio si rivela come uomo, dove dunque questo uomo rivela Dio in tutta la sua profondità. Ecco perché questo punto iniziale resta insuperabile. Ed essa si può realizzare pienamente là dove l'uomo rivelatore, Gesù Cristo Figlio di Dio rivela Dio come suo Padre: nello Spirito Santo di Dio, che egli ci trasmette veramente, perché noi possiamo scrutare con esso le profondità di Dio...La meditazione cristiana è così, nello stesso tempo, pienamente trinitaria e pienamente umana. Nessuno deve voltare la schiena alla propria umanità personale e sociale per trovare Dio, per vedere il mondo e se stesso così come devono essere contemplati dalla parte di Dio".
Ecco perché la Parola rimane sempre il contatto vivo con il Dio della rivelazione e garantisce continuamente il realismo e l verità della preghiera al di là di ogni possibile illusione ci unisce a Colui che ci ha parlato nella pienezza dei tempi ed è la Parola unica e sostanziale del Padre. Alle parole di Dio o alla sua Parola deve esplicitamente o implicitamente riferirsi ogni preghiera cristiana.
Ovviamente il rapporto parola-storia, parola-vita e quindi il pregare la vita alla luce della parola, ne è una conseguenza. La vita va pregata perché sia salvata, affinché su di essa la parola porti la luce della rivelazione; affinché dalla concretezza del vivere sgorghi la più pura lode del Signore, l'offerta di sé per fare la volontà del Padre, la intercessione ardente per la salvezza di tutti, il pentimento, l'adorazione...
Tutto ovviamente in una ricerca di verità e di concretezza misurata anche sul proprio essere davanti a Dio, lasciandosi convertire e cambiare; non cercando tanto di fare esperienza di Dio quanto di essere attenti alla sua parola, alla sua volontà, alla sua azione provocatrice verso di noi. Dio non è oggetto di esperienza ma soggetto che solo liberamente si offre alla nostra esperienza e che anche in noi provoca esperienze. E così che si entra in una preghiera che ha il sapore vitale della esperienza di Cristo e si incammina verso il compimento in noi del suo mistero pasquale.