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AA.VV. Formazione permanente paradigma della formazione iniziale IntraText CT - Lettura del testo |
6. I protagonisti della preghiera
Alla luce della teologia della preghiera ogni buona pedagogia deve rispettare i principi fondamentali del dialogo della salvezza, rilevando subito quali siano i protagonisti del dialogo e quale il modo di realizzare in pienezza questo dialogo salvifico che è pure dinamico come i partners stessi del dialogo della rivelazione. Generalmente si mette l'accento sul rapporto dialogale fra Dio e l'uomo. E' più giusto invece aprire alla dimensione triangolare: Dio-io-gli altri.
a) Il Dio di Gesù Cristo
Il Dio della nostra preghiera è il Dio della rivelazione nella sua dimensione trinitaria: Padre, Figlio, Spirito Santo. Nella sua condiscendenza di amore e nella sua presenza/assenza (presenza invisibile) che richiede il continuo "rivelarsi" attraverso le mediazioni ed in una esigenza fondamentale di fede, speranza, amore, da parte dell'orante come atteggiamento di base per questo dialogo. La prima fondamentale pedagogia della preghiera dovrà puntare sulla rivelazione di questo Dio che si dona in Cristo e nello Spirito Santo, sulla valutazione delle mediazioni per l'incontro, sull'educazione teologale a sostegno e base della preghiera.
Il Dio di Gesù Cristo, non è soltanto il Dio della rivelazione passata, ma della attuale rivelazione nella storia e del futuro escatologico che egli vuole costruire con noi. Qui di nuovo il rapporto Parola-storia si rende necessario affinché la preghiera non sia una proiezione di soggettivismi o una meditazione sulla Parola senza rapporto con l'oggi della salvezza.
b) La persona orante nella sua complessità
Il partner di Dio nella preghiera è il cristiano nel realismo e nella complessità della sua persona umana. Egli ha certamente sulla base della sua creaturalità una vocazione alla preghiera contemplativa perché la ragione di essere e la sua dignità è la vocazione alla comunione con Dio (GS n. 19). Come battezzato possiede inoltre la vocazione e la abilitazione al dialogo con le virtualità molteplici capaci di esprimere questo dialogo di comunione con Dio per Cristo, nello Spirito Santo.
Per il dialogo con Dio, oltre alla sua abilitazione come creatura e come battezzato (ricordare qui il gesto battesimale dell'Effetá) è pure condizionato negativamente o positivamente dalla sua corporeità, dalla sua psicologia profonda, con tutti gli influssi che può subire concretamente nell'impostare il dialogo con il Dio invisibile a partire dalla sua corporeità. Nell'itinerario formativo questa consapevolezza richiede una lucida pedagogia sulle possibilità e sugli impedimenti che vengono all'orante dalla sua stessa realtà sensibile, dalla sua psicologia lacerata, dall'influsso dell'ambiente.
Ma la pedagogia deve in questo momento sintesi della preghiera per la vita, insistere nella assoluta ricerca di verità personale nel rapporto con Dio: realismo, sincerità, capacità di mettersi davanti a Dio nella propria verità senza paure. Non deve eludere mai questo confronto con la realtà della vita per mettersi al cospetto di Dio senza maschere. Anche qui l'itinerario pedagogico propone la necessità di un contatto personale, di una guida per aiutare a fare la verità. Ed inoltre richiede uno sviluppo di tutto quello che a livello umano può aiutare ad essere se stessi nella verità della preghiera: la valorizzazione del corpo nella preghiera, le tecniche di rilassamento, le possibilità di concentrazione, l'uso delle mediazioni. Tutto però finalizzato non ad una semplice quiete psico-fisica, ma ad una totale verità per l'ascolto, la risposta, il discernimento.
c) Gli altri: il "con Dio" e "con noi" della preghiera
L'immagine dell'orante che prega "da solo a solo" con Dio o il concetto della preghiera come incontro interpersonale che si svolge nella dialogicità "Dio/io" può essere ben capita ma forse non è che un travisamento teologico-dottrinale ed una pura illusione dal punto di vista psicologico. A livello dottrinale, gli altri (la comunità, la Chiesa, la società, le persone vicine e lontane) sono esplicitamente in Dio in quanto appartengono come noi al disegno della rivelazione e alla storia della salvezza. O li incontriamo in Dio o Dio ce li fa incontrare come appartenenti al suo disegno di amore. Nel rapporto persona/comunità nel quale vive il credente la solidarietà umana con tutti gli altri e la dimensione di comunione ecclesiale con tutti i membri dello stesso Corpo che è la Chiesa, gli altri non sono degli estranei, sono il "con-me" della storia della salvezza. A livello psicologico, come tutti possiamo testimoniare, è pura illusione prescindere nella preghiera di tutto l'intreccio di rapporti personali nei quali siamo immersi (comunità, Chiesa, società) che è intrinseco al nostro essere, alla nostra coscienza ed al nostro subconscio.
Prescindere da tutto questo, spesso diventa una vana illusione. A livello pedagogico si apre qui una delle vie forse più difficili e nuove: valorizzare nella preghiera personale la struttura persona/comunione, il rapporto che ci lega con gli altri in Dio, la riscoperta degli altri nel piano di Dio e la finalizzazione della preghiera a realizzare questo disegno comunitario universale della salvezza nel quale gli altri non possono essere considerati o insignificanti o ombre che disturbano il nostro rapporto personale con Dio.
Da un punto di vista pratico si tratterà di valorizzare in certi momenti la mediazione dell'altro e della comunità per la preghiera, e la capacità di portare la solidarietà con gli altri nel mio dialogo personale con Dio poiché essi appartengono a Dio e quindi mi appartengono.