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Francesco Guicciardini Considerazioni intorno ai discorsi del Machiavelli sopra la prima deca di Tito Livio IntraText CT - Lettura del testo |
Si può dire forse di Orazio che fu assoluto non tanto per la considerazione de' meriti suoi, quanto perché non paressi errore amazzare una sorella che si lamentava di quello che era causa della salute e libertà della patria, ed insultava al fratello autore di tanto bene; ed intendendola così, non è maraviglia fussi chiamato in giudicio, perché di necessità l'omicidio aveva bisogno di assoluzione, fatta non da' privati ma dal publico. Nondimeno la verità pare che sia che lo amazzarla fussi delitto, perché se lei aveva fallato, non spettava a' privati ma a' magistrati punirla, e che la memoria de' meriti causassi la assoluzione di Orazio, concorrendo massime che lei pareva glien'avessi dato qualche causa poi che con pianti e querele era andato turbandogli sì bella vittoria. Ed in tal caso concorrendo tutte queste circunstanzie di essere l'omicidio fatto non pesatamente, ma con ira provocata ed assai giusta da uno giovane irritato nella gratulazione di sì bella vittoria, di avere offeso non altri che el padre e loro medesimi, di essere e' meriti di Orazio sì grandi e sì freschi, sarebbe stato più reprensibile el popolo romano d'averlo condannato, che non fu d'averlo assoluto. Non perché sia bene fare regola di potere compensare el male col bene, che, come dice el Discorso, saria pernizioso, ma perché dove concorrono tante circunstanzie sia molto conveniente partirsi dalla regola e fare esemplo non a chi vuole indistintamente compensare e' meriti co' peccati, ma a chi ha a giudicare, di poterlo compensare, concorrendo tante cagione quante concorsono nel caso di Orazio.