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2. Lonato.
Erano stati appena avviati i primi passi
per realizzare il progetto della fondazione di una casa a Bassano, quando nel
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1839 si presentò l’occasione di aprirne una anche a Lonato (Brescia),
in diocesi di Verona.
La casa sarebbe stata di « sommo vantaggio alla gioventù del paese, ma
anche delle popolate Parrocchie che vi sono nel circondario del Distretto, ove
è pure stabilita l’Opera Pia, e che essendo una Casa figliale nel Capoluogo si
darebbe anche fermezza alla Pia Opera nei paesi vicini ».53
Madre Rachele se ne interessò
subito, tuttavia le speranze andarono di nuovo deluse.
Barbara Pagani, donna pia e
virtuosa, zelante « sopraregolatrice » della Pia Opera, era disposta a finanziare
l’apertura in Lonato di una casa di Suore Dorotee,54 a sostegno della pia istituzione, ivi fondata
da don Luca da parecchi anni.
Alla fine di agosto del 1839 la
Pagani per consiglio di don Luca si recò a Venezia, per conoscere l’Istituto e
prendere visione delle Regole. Partecipò alle congregazioni mensili della Pia
Opera in alcune parrocchie, all’oratorio e al catechismo.55 Poté così rendersi conto dell’attività delle
suore.
Madre Rachele comunicò subito a don
Luca l’arrivo della Pagani, desiderando di farla incontrare con lui, per
trattare della fondazione.56 Don Luca però ritardò, e la
Pagani, contenta ed infervorata, ai primi di settembre ripartì, con la speranza
di poter presto ritornare per gli accordi necessari.57
Madre Rachele ebbe un’ottima
impressione di « così
buona creatura ». Il 4 settembre
1839 scrisse al curato di Lonato - 175 -
don Giuseppe Cerabotani, direttore
delle scuole: « Ella disse molto
bene, dicendo che la Signora Barbara Pagani non ha bisogno né d’acquistare, né
riformare lo spirito suo. Troppo fortunata mi chiamerei, se tutte le mie Figlie
dotate fossero di tanta virtù, quantunque ho tutti i motivi per ringraziare
Iddio dei loro buoni diportamenti; pure la Signora Barbarina avanza qualcuna
nello spirito di mortificazione ».58
Madre Rachele informò il Farina
della visita della Pagani e delle sue intenzioni.59
Cominciarono però a sorgere presto
difficoltà per la realizzazione del progetto. Il 18 settembre 1839 Madre
Rachele incoraggiò la Pagani a proseguire con fiducia: « Godo ch’Ella abbia motivo di poter dar piacere
all’amabilissimo Gesù, essendo indubitato ch’Egli si compiace vedere le sue
amanti calcare la via intrecciata da spine, perché questa serve
meravigliosamente ad allontanar da tutto quello che in essa trovare si potrebbe
di dannoso; ed infatti quando si percorre una strada che abbia cattiva
apparenza, si osserva dove si mettono i piedi. Dunque piacque alla Divina
Provvidenza di porre sopra questa la mia carissima Sig.ra
Barbarina. S’accerti, dilettissima, che camminandovi sopra coraggiosamente,
giungerà al possesso della gloria beata, dove altri timori non avremo, ma di
Dio ci pasceremo ».60
È probabile che Madre Rachele,
durante il suo viaggio nel Tirolo, abbia incontrato la Pagani e il Cerabotani,
per riprendere il discorso sulla fondazione di Lonato.61
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Il 12 novembre 1839 il
Cerabotani, a nome di don Luca, si rivolse al Farina comunicandogli il
desiderio di aprire nel suo paese una casa di Suore Dorotee, per conservare e
consolidare la Pia Opera. Aggiungeva: « Il C. D. Luca ci ha detto che, trattandosi d’Istituto nascente, vi
può essere dispensa dalle regole del Noviziato, e da altre che sul principio
non possono che con grande difficoltà essere osservate, e però potrebbe bastare
che la Sig.ra Pagani venisse nella Casa centrale di Vicenza
per alcuni giorni, ivi fatta la Professione ritornasse alla Parrocchia di
Lonato come mandata ad essere fondatrice di una casa figliale unita a quella di
Vicenza.
Ci ha pure fatto credere, anzi ci ha
accertati lo stesso C. D. Luca che per aprire questa casa [...] non occorre che
il permesso dell’Ordinario, ed una facoltà del Superiore della Casa Centrale
senza aver bisogno delle civili Superiorità amministrative ».62
Il Farina il 24 novembre rispose che
la cosa non era di facile e sollecita attuazione, perché secondo il Regolamento
le suore dovevano essere maestre approvate per le classi elementari, e
sostenere la scuola per le povere. « La promozione della Pia Opera veramente è lo scopo di esse, ma non
la primaria occupazione ».
Se la Pagani era patentata
o, quanto meno, avesse attitudine a divenirlo, poteva recarsi a Vicenza per
l’anno di noviziato. Dopo, sarebbe stata mandata a Lonato per la
fondazione.63
La lettera del Farina smorzò gli
entusiasmi! La Pagani manifestò a Madre Rachele « il suo dolore per la freddezza - 177 -
con cui
i Superiori suoi operano riguardo all’esecuzione del progettato Istituto; per
cui disse loro che le maniere loro la decidono a non più pensare a questo ». Lamentò pure che le venivano sollevate delle
difficoltà, che non erano state palesate prima.
Tre sacerdoti di Lonato insistettero
presso il Farina per ottenere la fondazione.
Madre Rachele il 26 novembre informò
don Luca, esprimendo il suo rammarico per il modo in cui la cosa era stata
condotta: « sembrami [...]
che si poteva operare diversamente ».
Ella riteneva che non bisognava
lasciar cadere l’iniziativa, perché vi era la certezza « dei mezzi di sussistenza », e la Pagani era « un’anima vestita dello spirito dell’Istituto,
per cui ella potrebbe sostenere la direzione » della casa. La stessa avrebbe potuto trascorrere a Venezia
qualche mese di preparazione e vestire l’abito religioso. Intanto si sarebbe
potuto mandare a Lonato « qualche
virtuosa Maestra ».
Nell’attesa dell’approvazione di
casa centrale per Venezia, don Luca avrebbe potuto ottenere dal Farina di
riconoscere la casa di Lonato come filiale di Vicenza.
In sostanza, Madre Rachele proponeva
una soluzione analoga a quella che era stata seguita per la casa di Venezia.
Concludeva la sua lettera: « Ella potrà rispondermi che se viene ad aver
effetto ciò per parte di Vicenza, devo essere egualmente contenta. Sì, sarò
contentissima, ma temo che, venendo mandata la Sig.ra Barbara
in Vicenza, vada a vuoto ogni buon pensiero della stessa, e ciò per quello
ch’Ella già sa ».64 Forse queste parole si
riferiscono alla diversa - 178 -
concezione del Farina, che anteponeva la
scuola alla Pia Opera.
Madre Rachele era spinta non tanto
dal desiderio di legare a Venezia la casa di Lonato, quanto dall’assicurarne la
realizzazione. Purtroppo, la sua previsione si dimostrò esatta; la fondazione
di Lonato, come quella di Bassano, non riuscì.
Il 3 dicembre 1839 il Cerabotani
comunicò al Farina che « in
Lonato esistono già le scuole femminili di due classi esercitate da tre maestre
approvate ed esiste anche un appena nascente Orfanotrofio per le fanciulle
abbandonate del Comune ».
Pertanto, la casa delle Suore Dorotee « non si cerca per le Scuole, ma bensì per sostenere e propagare la
Pia Opera di S. Dorotea che apporta maggior utile alla Parrocchia che le stesse
scuole ». La Pagani, inoltre, « non vuole essere Maestra approvata ».65
Ella, conosciuto il pensiero del
Farina, afflitta per il timore di essere esclusa, si rivolse a Madre Rachele,
insistendo sull’utilità della fondazione di Lonato, che avrebbe vista
volentieri unita a Venezia.66
Madre Rachele il 6 dicembre 1839 la
esortò a confidare in Dio, perché « la dilazione nelle opere del Signore non serve a guastarle, ma
bensì a renderle più solide, perché cominciate con maturità di riflesso, si
possono più facilmente vincere le difficoltà che seguono, perché premeditate,
perciò invocato l’aiuto del Signore per superarle [...]. Si conforti dunque e
continui a vivere abbandonata nella Provvidenza, non volendo altro che la
volontà di Dio ».67
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L’8 dicembre Madre Rachele
espose il suo piano a don Luca: « Lei operi adunque quello che Iddio le ispira, però credo che
sarebbe utilissimo che la giovane Alberti, nominatami ad altro tempo da Lei, ed
ora dalla sunnomata Sig.ra Barbarina offertami, venisse,
onde fare il suo corso scolastico e poter essere vestita, nonché ad altro tempo
professata [...]. La Sig.ra Barbarina potrà venire quando è
approvato l’Istituto per Casa Centrale, così basteranno i 6 mesi per la
vestizione e professione, nonché per apprendere il metodo di regolare. Venendo
questo deciso, si potrà far venire qualche maestra Tirolese, per dargliela
compagna, e la Sig.ra Barbarina fondatrice ».68
Intanto l’11 dicembre
il Farina rispose al Cerabotani: « Ella tenga per fermo che senza scuola formale e
regolare non si possono piantare Case figliali; è dunque necessario avere delle
Maestre approvate. Io accetto volentieri l’Alberti e la Pagani. Si approvi pure
Maestra la prima [...]. Ciò facendo, in seguito si possono, dopo la
professione, rimetterle a Lonato per la Casa figliale. Ma andrà bene che in
esse si uniscano le scuole, e l’Orfanotrofio. Ciò torna di vantaggio al paese
perché vien sollevato da ogni spesa, giacché queste fanno la scuola
gratuitamente ».69
Il 12 dicembre Madre Rachele
indicò alla Pagani il pensiero di don
Luca e del Balbi per giungere alla desiderata fondazione: « Disposero dunque che la giovane Alberti od altra
pia e mortificata venga qui, quando si possa sperare di averla colla grazia del
Signore abile pel nostro Istituto ». La fondazione « potrebbe
effettuarsi nell’aprile prossimo anno 1841, - 180 -
al quale tempo, 6 mesi
prima, dovrà Ella venire nell’Istituto, per apprendere tutte le regole. Questo
favore Le viene concesso, per essere stata dai Superiori conosciuta capace allo
spirito dell’Istituto, che provvederà dei suoi beni. Credono usarle indulgenza
di partecipare dello stesso, non qual conversa, com’ella si offerse, ma di
vestir e professare come Suora Maestra. Le si daranno al determinato tempo una
maestra patentata, che virtuosa sia, ed altra conversa ».70
Certo, a superare ogni difficoltà
molto avrebbe concorso l’approvazione della casa di Venezia come casa centrale.
Perciò Madre Rachele sollecitò don Luca ad interessarsene.71
La difficoltà di un accordo tra il
Cerabotani e il Farina fece pensare all’impossibilità di realizzare il
progetto. Fallita l’intesa col Farina, si sarebbe potuto ripiegare su Venezia,
aspettando il riconoscimento di casa centrale, come suggeriva Madre Rachele; ma
per riguardo verso Vicenza non si ritenne opportuno procedere in tal senso.
La Pagani continuò a dedicarsi
all’assistenza della gioventù.72 Il 17 febbraio 1840 Madre Rachele le consigliò di attenersi a
quello che il confessore le avrebbe comandato.73
La Pagani conservò contatti
epistolari con Madre Rachele. Questa nel maggio del 1840 le scrisse: « Le dirò che ho - 181 -
provato piacere,
intendendo dalla sua lettera la determinazione da Lei presa, ma più godo per la
fermezza che dimostra: questo è proprio quella cristiana virtù, chiamata
fortezza, per cui intrapresa dall’anima un’opera, che ridondare ne possa gloria
a Dio, vi resiste a costo d’ogni patimento, anzi di questo si compiace, perché
atta la rende con ciò ad avvicinarsi all’Amante Divino, il quale contentossi di
spargere tutto il preziosissimo suo sangue per redimerla ».74
Ancora nel luglio 1841: « Io la prego di perseverare nel bene
incominciato, tenendosi in una continua disposizione di fare tutto quello
dall’obbedienza le verrà comandato. Questa maniera la condurrà facilmente a
trovare quella libertà nello spirito, tanto raccomandata dal Santo Vescovo di
Ginevra,75 ed
allora meno sentirà le cose ripugnanti all’umanità ».76
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