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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

IntraText CT - Lettura del testo

  • Volume VI. LETTERE (1845-1853)
    • LETTERE 1847. 9 gennaio – 20 dicembre. nn. 1112–1121.
      • 1116
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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!

 

Venezia il giorno 23 Settembre 1847

 

Monsignore Reverendissimo,1

Ho sperato di poterla ossequiare venuta da Bergamo, a questo fine fui alla casa di Lei, ed in Duomo, ma piacque al nostro buon Gesù permettere che non la trovassi, onde potessi offerirgli un fioretto.

Eccomi adunque a significarle in iscritto quello che detto Le avrei personalmente, riguardo la mia cara sorella.2 Con tenerezza la pregai di fare particolari preghiere, affine di conoscere meglio la volontà di Dio sopra la sua vocazione; modestamente ascoltommi, poi avente una straordinaria fermezza rispose: «Di cuore assentirei alla tua domanda s’io fossi dubbia, ma siccome tengomi certa che la Madonna m’abbia qui condotta facendomi particolar grazia, vedi bene che non posso corrispondere alla tua richiesta». Ed aggiunse ancora: «Sono contentissima di mia elezione, pella quale darei volentieri anche la vita, e se da me dipendesse non m’allontanerei mai dall’ospitale, tuttavia mi piace fare ciò che l’obbedienza mi commette».3

Udito questo, l’animai a perseverare nella sua vocazione, come ad occuparsi diligentemente delle sue Regole, onde


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crescere nelle virtù e nell’amor di Dio, e così santificare se stessa, ed edificare le persone con cui dovrà trattare, secondo le disposizioni dell’obbedienza.

Dietro tali eccitamenti la poveretta mostrommi la cognizione che tiene di sé, causa del suo struggersi per brama di cominciare una volta davvero a fare il bene.

Veramente sentivami commossa, nonostante il buon Gesù mi concesse parole, così le mostrai essere misericordia grande, quella, che il buon Gesù le doni santi desideri, ai quali corrispondendo li farà fruttificare; le ho fatto conoscere inoltre quanto sia importante non avvilirsi, ma che più si onora Dio confidando, che temendo. Ho pur detto qualche cosa, sul poco impegno mostrato pella sua vestizione religiosa, e poi chiesi: Se ti dessero l’ubbidienza di vestire, che cosa faresti?

«Sperodisse – che obbedirei ringraziando Iddio nella sicurezza di eseguire la sua santissima volontà».

Da tutto ciò comprenderà la Sig.ria Vostra Reverendissima che sopra l’animo di Marietta la voce dell’ubbidienza potrà tutto, perciò la raccomando alla sua carità, persuasa che potrebbe facilitare il modo per santificare l’anima sua interrogandola, e comandandole qualche volta.

Rispettosa bacio sua sacra mano supplicandola benedirmi ed ossequiare per me la Sig.ra Co. Rosa.4

                                          Umilissima Devotissima Serva

                                   Suor Maria Rachele Guardini

Dall’Istituto di Santa Dorotea

 

A Monsignor Reverendissimo

Il R.mo Monsignor Pinzoni Arciprete della Cat.le

Superiore nell’Istituto delle Ancelle di Carità, ecc. – Brescia




1 Copia in ACBr, cartella 403, fascicolo: Lettere spedite e ricevute da Mons. Pinzoni.



2 Maria: da otto mesi era a Brescia nell’Istituto delle Ancelle della Carità (cf. vol. I, p.69).



3 Maria sostenne per più mesi dure prove: cf. La Madre Geltrude Guardini, cit., pp. 66-67, 72-74, 78.



4 Madre M. Crocifissa di Rosa.






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