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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!
Mio buon Padre,1
Questa sera ho pregato le mie dilette
giovanette volersi contenere quali persone ben educate, dicendo loro che la
fatica materiale non m’incomoda, ma che non saprei sostenere senza tormento le
osservazioni contro le Regole, come hammi accennato Monsignor Superiore.
Oggi, v’assicuro – loro dissi – che
soffrirò molto se mi costringerete, coll’insubordinazione, a darvi silenzio
rigoroso, perché – non avvezzate – conosco che patirete.
Veramente sono diventate migliori,
dopo che mi trovo qui.
Holle inoltre accertate che
scuserolle presso di Lei, a cui fine giustamente Le accennerò che, nel piano
Organico Disciplinare approvato da tutte le Autorità,2 hanno il permesso di parlare colazionando; ciò
è in opposizione alle nostre Regole che ci comandano silenzio rigoroso fino
alle 9 antimeridiane.3
Noi abbiamo pure che all’Ave Maria
della sera nessuna persona debba
essere nella casa. Qui fuvvi, come Le
accennai - 268 -
subito avvenuto, una sera il Signor Amministratore4 per farmi conoscere i suoi cari figli, i quali appena veduti sortirono dall’Istituto ed egli restò
colla sua figlia maggiore, per ricreare un poco le nostre fanciulle Educande
colla musica.
Il giorno poi a noi solenne della
Madonna Addolorata, mi chiese il detto Sig. Amministratore di far sentire alle
giovanette studenti la musica, dei pezzi nuovi, sortiti da poco, dai suoi figli
Giuditta e Luigi, adducendo ch’era ciò accostumato anche in passato.
Presente il R.do
Padre Antonio5 benedettino, risposi che le nostre Regole non
ci permettono e che direi subito di no, quando non considerassi che lui tiene
il posto di padre a questa Comunità, per la quale non ha riguardo incontrare
dispiaceri con chicchessia. Condiscesi, ma pregandolo venire prima di sera.
Difatti presto giunsero che poterono assistere alla Benedizione Sacramentale.
Quel giovane, cioè il suo figlio, mi
faceva ricordare quando l’Angelo suonò il violino a S.ta
Caterina di Bologna; tanto era attuato nella musica che sembrava un estatico.
Restai di lui divota, e mi consolai con suo padre, che possegga sì virtuosi
figli.
La presami libertà era fondata sulla
cognizione che alcuna volta il Pisanello Procuratore, od altra persona, è stata
ricevuta nella Casa Centrale di sera.
Così ho creduto fare il migliore,
volgere alle giovanette in tempo di tavola, dopo la spirituale lezione, qualche
discorso per impedire quelli che non posso udire; tanto più sicura me ne stavo
quanto che la R.da Superiora6 presente,
nei pochi - 269 -
dì che fu a me coadiutrice, alcuna volta mi parlava, ma più
lo faceva colla Suor Maria Ignazia.7
A tranquillità dunque del mio
spirito, sua bontà s’intenda bene con Sua Eccellenza il Patriarca,8 e chiarisca quello ch’è oscuro; mentre i
Sig.ri Preposti a questo Istituto dicono che noi siamo qui
per assistere le Zitelle e vantaggiarle, conservando però le Regole proprie
delle medesime, alcune delle quali si oppongono alle nostre.
Mi allontano pure dalla Regola
coll’orario del riposo. Questo difetto è tutto mio, non delle altre Suore, ma
io penso che nella stessa maniera che diconmi con S. Paolo essere orazioni
l’adempimento dei miei doveri, eseguiti per amore di Dio, così ritengo sarà del
riposo.
Sono pure sortita dal Conservatorio
per attribuzioni di ufficio, ma per piacere mai.
Oggi, appena giunta nell’Istituto, di
ritorno dalla commissione di Murano, affine disporre per la scampagnata delle
mie dilette Zitelle, è venuto il Barone Fini9 Delegato di Padova. Egli si è molto consolato
per avermi trovata migliorata in salute; ha dimandato delle mie Novizie, perché
credeva che meco le avessi.
Ha mostrato sommo compiacimento in
udire che qui si gode perfetta pace, a cui disse: tenevami certo che lei
avrebbe qui fatto benissimo, che permettemmo di prendere anche il suo caro
Noviziato.
Ho dato il merito a chi veramente
s’appartiene, al buon Gesù ed alla dolcissima nostra Madre Maria, lodando
ancora i Sig.ri Preposti a questo Istituto.
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Ho desiderato che tutte
godessero un momento di sua presenza, ma si è fatto riguardo, perché nulla
sapeva il Signor Conte Direttore.10
Hammi portato notizie delle mie
carissime Catecumene di Padova. Egli ha ottenuto per la maggiore l’assegno di
60 centesimi al giorno. Della minore mi disse che la carina dice che starà
contenta anche in prigione, se la porranno, purché la facciano cristiana.
Il Sig. Parroco11 di S.
Pietro fu nella scorsa settimana da lui per sapere che cosa doveva fare con
questa piccina che vuol entrare in convento. Gli ha detto di accettarla,
sicurandolo che tratterà col padre di lei, da padre.
Oh bontà del mio Gesù! Frattanto che
recitavo il De profundis, ebbi
l’ispirazione di fermarmi in Padova quella mattina che dovevo essere in Mirano
e Venezia; ciò per supplicare il Barone Delegato di proteggere quelle eroine,
che tali si possono chiamare, perché lasciarono le ricchezze, le quali
offuscano molte volte anche i cristiani ch’ebbero la fortuna di essere bambini
battezzati.
Perdoni, buon Padre, la prolissità di
questa, ma conosco la paziente sua carità.
Bacio rispettosamente sua sacra mano
pregandola benedirmi
di Lei Umilissima
Obbl.ma Aff.ma figlia
Suor
Maria Rachele Guardini
Dal Conservatorio Zitelle
– la sera 4 8bre 1852
A
Monsignor Reverendissimo – Conte Rizzardo Balbi
Canonico
ed Arciprete in S. Marco – Venezia
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