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2. Avvio
della comunità.
Le suore cominciarono subito a
prendersi cura della Pia Opera, che già esisteva nelle parrocchie di S. Isaia e
di S. Maria Maddalena.18
Il 18 settembre 1842 Madre Rachele
assistette alla congregazione generale nella parrocchia di S. Maria Maddalena.
Vi parteciparono tutte le cooperatrici e fanciulle in numero di 700, delle
quali 500 fecero la Comunione.
Anche nella parrocchia di S. Isaia
vide raccolte più di 200 fanciulle con le loro sorvegliatrici.19
Nel suo soggiorno a Bologna,
incontrò diversi sacerdoti e laici, con i quali trattò dello sviluppo della Pia
Opera.20 Tra - 205 -
questi
ricordiamo il prof. don Giovanni Battista Monteventi, che fece poi testamento
in favore delle suore.21
Il 19 settembre Madre Rachele
ripartì da Bologna. Giunta a Venezia, ringraziò le persone che le avevano usato
tante cortesie.
Il 25 settembre scrisse al card.
Oppizzoni: « Noi portiamo le
gentilezze di Vostra Eminenza scolpite nel cuore, per cui né il tempo né la
lontananza potranno scemare quel sentimento di gratitudine che sentiamo. Bramo
ardentemente che il nascente Istituto siale di conforto e noi non cesseremo di
pregare il buon Gesù, acciò sparga sopra cotesta città copiose le sue
benedizioni ».22
In calce alla lettera il cardinale
annotò: « È una Dama Trentina, la quale congiunge pietà a
discernimento ».
Madre Rachele seguì con molta cura i
primi passi della casa di Bologna e con grande soddisfazione ne comunicò la
fondazione ai benefattori e agli amici dell’Istituto, compiacendosi per lo
sviluppo che la Pia Opera vi andava prendendo.23
L’8 novembre scrisse alle suore di
Bologna con cuore di madre. Le ricordava tutte e chiedeva a ciascuna notizie su
la salute, l’impegno spirituale e formativo, l’osservanza delle Regole, « le quali mi lusingo procurerete diligentemente
di esaurire, affine di rendervi più care al buon Gesù, che tener dobbiamo a noi
presente in ogni nostra opera, onde seguirne le sue vestigia ».
Chiedeva notizie sullo sviluppo
della Pia Opera, e concludeva: - 206 -
«tutte vi lascio nel Costato di Gesù,
pregandovi di quivi visitare l’immeritevole vostra madre, che lungi da voi si
trova colla persona, ma non col cuore ».24
Alla fine di novembre del
1842 la superiora di Bologna Madre Rosa Donini le comunicò che tutto procedeva
bene.25
Madre Rachele le rispose il 2
dicembre: «Apportommi molta
consolazione l’intendere che state abbastanza bene; ringrazio pure il Signore
che vi concede la grazia di veder ben osservate le Regole dalle vostre nonché
mie carissime figlie [...]. Ho sentito con piacere la dilatazione della Pia
Opera nella Parrocchia di S. Maria Maddalena, ed anche l’avanzamento in quella
di S. Isaia. Sentirò volentieri [...] in quali Parrocchie venne ancor
abbracciata. Colla pazienza tutto si vince ».26
Anche il Monari informò che nella
comunità le cose procedevano bene. Madre Rachele ne fu contenta; espresse però
i suoi dubbi sull’ammissione di Elisabetta Bragaglia alla professione, perché
era « troppo giovinetta ».27
Madre Rachele desiderava che, oltre
alla superiora, le scrivessero anche le suore.28 Aveva assegnato a ciascuna, secondo la propria
mansione, una virtù da esercitare, e voleva che le rendessero conto del modo in
cui la praticavano. Non - 207 -
avendo ricevuto risposte adeguate, se ne
lamentò con don Luca.29
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