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215. Lettera di Antonio Zuccoli a Madre Rachele.1
[27]
7bre [1852]
Pregiatis.a
Signora
Occupo uno dei piccoli segretari, per
riscontrare la gentilissima sua odierna,2 anche a nome della moglie mia, che si chiama Teresa, che la
ringrazia vivamente, com’io faccio, di tanta sua gentilezza e premura.
Lo scrivente figlio Giuseppe, come
l’altro fratello Teodoro, con la di lei intercessione liberati dal carcere,
sembrano volere dedicarsi con proposito allo studio; vedremo in seguito se
sapranno trar partito dal tempo prezioso che ancora loro rimane.
A mezzo dell’Agostino3 le ho mandati i paveri4 per le lucerne ed i libri occorrenti, che
meglio le accennerò di presenza riguardo il preciso loro scambio; più tardi,
colle singole paghe, le inviai i chiestimi prospetti mensili a mezzo del
portiere d’Ufficio Ungherese.
Commisi all’Agostino le necessarie
sementi pel giardino, ed il relativo dispendio, con ogni cosa che riflette
questo argomento, deve essere trattato separatamente, e non esposto nelle spese
minute mensili.
Ordinai onde quel buon uomo, ma pure eterno artiere De Biasi, si porti da me
perché faccia tosto la riparazione della tavola nera scolastica, come la
costruzione dei necessari - 457 -
telai da ricamo, sotto comminatoria di
provvedere in altro modo a tutte sue spese.
Spero domani mattina, coll’invio
della presente, di farle tenere molta parte dei libri legati, come mi furono
promessi, mentre per due o tre volte al giorno sto alle spalle del legatore; al
più tardi poi spero di fargliene spedizione nel successivo giorno.
Oggi non ho veduto il Nob. Sig.
Direttore,5 bensì ieri dopo
che fu costì, e mi disse che l’affare della sala6 è lasciato
alla di Lei responsabilità, che è quanto dire aggiustato; posto che la cosa le
stava tanto a cuore, non restami che compiacermi seco Lei.
Mi congratulo pure del divertimento
che ebbero a S. Giorgio l’educande; bisognerà poi sollecitare l’affare della
campagnata, onde non affrontare una stagione molesta; se non occorre di
parlarne prima, la prego di farmene cenno venerdì primo di ottobre, quando sarò
costì a chiudere i conti.
La Zitella Calchera disponga pure
come avesse ottenuto il permesso, il quale è approntato, ma non spedito perché
amo che sia sottoscritto dal Sig. Direttore.
A rivederci dunque venerdì, mentre
intanto ho il bene di riverirla con distinta considerazione colla quale mi
pregio di dirmi
Suo
Dev.o Servitore
Antonio Zuccoli
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