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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

IntraText CT - Lettura del testo

  • Volume VI. LETTERE (1845-1853)
    • DOCUMENTI 1845–1868. nn. 134–233.
      • 233. Lettera di mons. Verzeri al patriarca Trevisanato.
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233Lettera di mons. Verzeri al patriarca Trevisanato.1

 

Vescovo di Brescia

 

N. 143. R

 

Eminenza Reverendissima

Ho ricevuto la Venerata Lettera 30 Maggio P.P. N.541 di V. E. Rma,2 relativa alla progettata elezione di una Superiora Generale delle Suore di Santa Dorotea. Non posso dissimularLe che questa mi ha posto nella alternativa spiacentissima, o di venir meno al desiderio di V. E., o di operare contro quello che le speciali circostanze del suddetto Istituto nella mia Diocesi mi fanno giudicare preferibile innanzi a Dio.

Premetto che se la Regola, a norma della quale vuolsi fare la elezione di una superiora generale fosse approvata dalla Santa Sede, avrei non già solo aderito alla nomina, ma l’avrei promossa io stesso. Divido altresì in massima le savie vedute di V. E. sui vantaggi che un Istituto, quale è codesto, può avere da un centro comune dal quale le singole case abbiano impulso e direzione. Tanto che io ho trattato lungamente di conserva col suo antecessore, Mons. Mutti, di preziosa memoria, perché la Santa Sede volesse ordinare la elezione di una Superiora Generale delle Figlie della Carità Canossiane, lo scopo delle quali non differisce gran fatto da quello delle Dorotee. Per gravi ragioni la S.S. non ha creduto di accogliere


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i nostri voti, e questo mi dona fiducia, che l’Istituto eziandio delle Dorotee potrà sussistere e fruttificare nella Chiesa secondo lo spirito ed il fine della propria vocazione, quantunque non fosse governato da una superiora generale finché questa non sia imposta dalla Santa Sede. Su di che sento il bisogno ed il dovere di esporre intiero il mio avviso a V.S. Rma.

Niuno apprezza più di me le belle doti apostoliche del compianto Fondatore il Conte D. Luca Passi; ma, o fosse per soverchia bontà di cuore meno accorto nella scelta dei soggetti, o gli mancasse il tempo di occuparsene, è un fatto che sotto di lui, al quale io mi abbandonava pienamente, invalsero in queste case di Dorotee di Brescia e di Castegnato, massime pericolose, e vi ebbero ingerenza uomini immeritevoli di fiducia. Tanto che per preservare dal guasto la casa di Cemmo ho dovuto emanciparla dalla Superiora di Brescia, e ordinare che sino a nuova determinazione dipendesse direttamente dall’Ordinario.3

Morto il Fondatore, io non ho potuto mai giustificare a me stesso la ingerenza che, in forza di non so quale delegazione o raccomandazione di lui, si attribuisce il Rev. Cagliaroli. Il quale in tempi non lontani nocque a questa mia Diocesi per opinioni, ch’egli, io credo, ha sinceramente rigettate,


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ma delle quali non sono ancora del tutto cessate nelle suddette due case le conseguenze funestissime. Però mi sono creduto in dovere di accogliere con sfiducia la sua ingerenza.4

Quando il Cagliaroli mi pose innanzi il progetto della Superiora Generale, come da me solo non poteva ammetterlo, così non l’ho neppur decisamente rifiutato: Ma gli ho fatto sentire il dovere di interpellare in argomento tutti i Rmi Ordinarii interessati; non senza ricordargli che avendo la Santa Sede approvato, per quanto io credo una Superiora Generale delle Dorotee ad istanza del Rdo Frassinetti in Genova, si vedesse di non creare un dualismo che potesse dispiacere a Roma. Conche io mirava al doppio scopo, e di suggerire l’adempimento di un dovere, e di pigliar tempo per investigare le condizioni delle case di Dorotee in questa Diocesi, prima di pronunciarmi definitivamente sul progetto della Superiora Generale.

Ora mi venne conosciuto che queste condizioni sono tali da rendere necessaria l’opera esclusiva ed immediata dell’Ordinario per rimediarvi. Col tempo io potrò non solamente permettere ma altresì pregare che la Superiora generale, se sarà eletta, accolga queste mie case; ma per ora non credo di potermi indurre ad ammetterle, se non dopo che avessi ragguagliato


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la S. C. dei Vescovi e Regolari e avuto il sapiente consiglio di Lei.

Il più a che mi potessi prestare sarebbe di lasciare libertà di abbandonare questa Diocesi a quelle tra le suore Dorotee di Brescia e di Castegnato, che preferissero di entrare in qualche casa dell’Istituto in altra Diocesi, per essere tosto governate dalla nuova Superiora Generale che venisse eletta. Se V. E. trova nella sua saviezza che io debba accordare questa libertà, mi farò un dovere di ubbidirLa. Questo valga a testimoniarLe il mio dispiacere di non poter accordare di più, ed il mio desiderio di potere in tutto ottemperare ai suoi voleri.

Accolga i sensi della mia ossequiosa servitù coi quali ho l’onore di professarmi

                                                     di Vostra Eminenza

     Umil.mo ed Osseq.mo Servo

                     † Girolamo Verzeri Vesc.o

 

Brescia, 7 Giugno 1868

 

A Sua Eminenza Rma

Il Signor Cardinale Patriarca

di Venezia

 

 

 

 




1 ACPV.



2 Cf. doc. n. 232.



3 Con decreto 27-12-1854 il Verzeri aveva ordinato che la casa di Brescia doveva dipendere «direttamente dall’Ordinario»: cf. AVBr. In verità questo non contraddiceva con le Regole delle Dorotee: «Questo Instituto […] ha per superiore il Vescovo»: Regole, 1840, parte Ia, p. 7; «La Congregazione [...] delle Suore di S. Dorotea è governata da una Superiora Generale sotto l’ispezione ed obbedienza del Sommo Pontefice, degli Ordinari e di tutti i legittimi Superiori»: Regole della Congregazione Lombardo-Veneta delle Suore Maestre di Santa Dorotea, Bergamo 1856, Tipografia di Pietro Cattaneo, p. 8.



4 Don Cagliaroli era stato da don Luca designato superiore dell’Istituto e dal patriarca di Venezia riconosciuto come tale. Da tempo egli si era discostato dalle idee berziste, e si mostrò severo con le Dorotee di Brescia, in questa materia. Dopo un «sopralluogo al convento di Brescia», avvertì mons. Verzeri delle tracce di influsso berzista ancora ivi esistenti e gli chiese di prendere provvedimenti: cf. A. Fappani, L’episcopato di Gerolamo Verzeri 1850-1883, cit., p. 177; lett. del patriarca Trevisanato, 4-8-1868, al card. Prefetto della S. Congregazione dei Vescovi e Regolari: ASVt, VV. e RR., V, prot. 12918, Monialium, Dicembre 1871.




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