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5. La casa di Padova durante il governo della Madre Maria Rosa Sanfermo.
Venezia ebbe sempre speciali cure
per la casa di Padova. Dopo l’inondazione del novembre 1846, la Madre Sanfermo
scrisse alle suore parole di conforto e ringraziò Dio per lo scampato
pericolo.73
Le esortò a porre sempre al primo posto
l’osservanza delle Regole nel compimento dei propri doveri, e ad « eseguire anche le cose materiali colla maggior
esattezza possibile ».74
Provvide ai cambiamenti, tenendo
conto delle esigenze delle varie case dell’Istituto.75
Quando la Melchiori chiese altre due
suore, per aprire un’altra scuola di carità, la Sanfermo dovette
promettergliele, per evitare che si rivolgesse al Farina.76
Sorse intanto la questione del
riconoscimento civile della casa. Poiché il governo di Padova ne riteneva
abusiva l’apertura, - 232 -
il 12 gennaio 1847 fu chiesto al patriarca Monico
come l’Istituto delle Suore di S. Dorotea, approvato per Venezia, si fosse
diffuso a Padova senza l’approvazione delle autorità politiche, e senza previo
accordo con il vescovo di quella città.77 La situazione venne prontamente chiarita. Il
patriarca il giorno 16 domandò informazioni alla Madre Sanfermo.78 Questa il 18 incaricò le suore di Padova di
chiedere a don Andrea Troilo la data dell’incontro che egli, Madre Rachele e la
Melchiori avevano avuto con il vescovo, per ottenere il permesso di aprire la
casa in quella città.79
Il Troilo il 22 gennaio rispose alla
Sanfermo che il vescovo in quell’incontro aveva dato oralmente il suo
consenso.80 Il 24
gennaio la Sanfermo comunicò al patriarca: « Le Suore giunsero in Padova la giornata due ottobre mille ottocento
quarant’uno. Vostra Eminenza rileverà dalla qui occlusa, che prudentemente
avevasi chiesta l’Approvazione Ecclesiastica, della Civile non ci curammo, in
quel momento, sull’esempio di ciò che fu operato in Venezia dalla casa di
Vicenza. Tuttavia conoscemmo un tal dovere, per cui la deposta Superiora
supplicò anche nel decorso anno Sua Altezza il Vice Re concederle un decreto
d’affiliare le Case pure fuori di Provincia ed egli promise di accordarglielo:
tosto che la salute della medesima concederalle presentarsi farà nuova istanza
presso Sua Altezza ».
Riguardo, poi, ai mezzi, con i quali
l’Istituto si era diffuso, dichiarò: « possiamo accennare la carità di pie persone che
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dimandarono le Suore a beneficio della società e stabilirono colla
deposta Superiora obbligazione, affinché le Suore avessero un frugale
mantenimento, senza pesare sopra la Città, o luogo dove sono ».81
Il patriarca il 26 gennaio trasmise
quelle notizie al governatore di Padova, aggiungendo: « Che se Mr Vescovo di Padova trova utile, come
asserisce, alla pubblica morale il detto Istituto, come lo trovo anch’io a
Venezia, e come lo trovano tutti quelli, che l’hanno accolto nelle loro
Diocesi, mi pare che nessuno meglio di Lui potrebbe sanare le irregolarità, di
cui si tratta, chiedendo che venga riconosciuto, ed approvato dall’Autorità
politica, e sorvegliandolo immediatamente Egli stesso, o per altro qualificato
ecclesiastico, da Lui a ciò espressamente deputato ».82
In quello stesso giorno il patriarca
comunicò alla Sanfermo: « Colle
notizie, ch’ella mi somministrò nella gradita sua 24
corr.e, spero che avrò appieno soddisfatto alle ricerche
dell’Ecc.o Governo ».83
L’Istituto di S. Dorotea
nell’ex-monastero di S. Pietro in Padova il 22 febbraio 1854, a mezzo della
Zanolli, presentò alla competente autorità civile istanza per l’apertura di un
convitto.
La pratica fece il suo corso
regolare. Dopo il parere favorevole dell’Ispettorato Scolastico Provinciale di
Padova (15 maggio 1854, n. 486), del vescovo mons. Modesto Farina (12 ottobre
1854, n. 1195) e della Delegazione Provinciale (25
gennaio 1855, n. 21964/961), la I.R.
Luogotenenza - 234 -
delle Province Venete, con il decreto 8 luglio
1855, n. 9997/346, concesse la richiesta approvazione.84
Di detta approvazione la Delegazione
Provinciale il 16 luglio 1855, n. 15379=599, e l’Ispettorato Scolastico
Provinciale il 22 dello stesso mese, n. 872, ne diedero comunicazione al
vescovo di Padova.85
Questi il 28 luglio 1855, n. 948, ne informò la Madre Regina Zanolli.86
Anche in quella casa la presenza di don
Luca e don Marco fu viva ed attiva.87 Don Marco scriveva alla Marini: le suore « vivono veramente nel santo vincolo di carità,
tutte liete e anche tutte sane »88 nella « casa di S. Pietro vi è veramente una pace di Paradiso. Sono ottime
di cuore e di mente e tutto cammina con ordine e armonia e si fa del gran bene,
nelle figliole».89
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Don Luca confermò alla
stessa Marini che le suore di Padova « fanno del gran bene ».90 Ne era perciò « assai contento ».91
La casa di Padova ebbe un grande
sviluppo, divenendo il centro dell’attività svolta in quella città per
l’assistenza e la formazione cristiana delle ragazze.
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