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Capitolo XII. LA CASA DI BRESCIA.
1. La
Pia Opera in
Brescia.
Nell’espansione dell’Istituto delle
Suore Dorotee di Venezia, durante il governo di Madre Rachele, si registra
anche la fondazione della casa di Brescia dopo quelle di Bologna, di Padova e
di Cemmo.
Don Luca aveva una vera predilezione
per la città di Brescia, legata a Bergamo da affinità etnica e spirituale. Fin dai primi anni
di predicazione, vi aveva trovato un ambiente favorevole, terreno fecondo e
larga corrispondenza.
Contava tra gli ecclesiastici noti
estimatori ed amici: in primo luogo l’insigne vescovo, mons. Gabrio Maria
Nava.1 - 286 -
Questi,
impegnato a ridare alla chiesa bresciana le sue eminenti caratteristiche
religiose, menomate dalle leggi napoleoniche, frequentemente invitò don Luca e
don Marco a predicare, stimandoli ottimi collaboratori della sua opera.
Nella diocesi
di Brescia, l’attività apostolica dei fratelli Passi
proseguì con i vescovi Carlo Ferrari e Gerolamo Verzeri.
Per i rapporti, che ebbero con don
Luca, speciale menzione meritano: mons. Faustino Giovita Pinzoni, parroco di S.
Afra e poi arciprete della cattedrale, braccio destro di mons. Nava nel
rinnovamento religioso della diocesi; l’abate Antonio Fontana,2 mons. Ferdinando Luchi di Windegg,3 don Pietro Tagliaferri,4 i Padri della Pace,5 tra i quali Angelo Taeri, talvolta
compagno di predicazione dei fratelli Passi.
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Nel suo ministero a
Brescia, don Luca venne a contatto anche con qualificate persone del laicato
cattolico, tra le quali ricordiamo Elena Girelli,6 Alessandra Gambara,7 Gabriella Bornati Echenos, Marina Marini, che
collaborarono all’istituzione e allo sviluppo della Pia Opera.
Essa fu da prima istituita nella
parrocchia del duomo o in quella di S. Afra. Gli Annali... riferiscono l’istituzione senza specificare il luogo: « In Brescia il [...] zelantissimo Nava ne fece
l’istituzione egli stesso nel modo più solenne, e con tale un sermone, che ne
infervorò di zelo e commosse fino alle lacrime tutti gli astanti: lo [istituto
Pia Opera] benedisse, nominò i superiori, gli assegnò e legò poi per testamento
una sua Chiesa, e lo promosse efficacemente nella Diocesi ».8
Da una lettera di don Luca si desume
che la Pia Opera - 288 -
sorse a Brescia nel 1825. Egli da quella città
scrisse al Farina: « Eccomi
a darle mie nuove e dell’opera di S. Dorotea. Io mi trovo qui per dare i Santi
Esercizi alla pia Opera di tutta la città riunita nella Chiesa dell’Instituto
nascente delle Suore. Qui l’opera ha sempre, dalla sua istituzione fatta l’anno
1825, continuato prosperamente, ed anche nei passati trambusti non ha mai
cessato ».9
Il Dentella, seguito dal
Guerrini,10 pone
l’istituzione verso la fine del 1828, riferendosi ad una lettera della contessa Gambara, che manifestava la
sua perplessità per l’invito di don Luca ad assumere la direzione della
nascente opera.11
Se è esatta – come è da presumersi –
l’indicazione 1825,12
contenuta nella lettera di don Luca, si può pensare che il 1828 segnò l’anno in
cui la Pia Opera, essendosi estesa - 289 -
ad altre parrocchie, divenne
interparrocchiale, e stabilì la sua sede nell’oratorio di « S. Maria di Passione ».13
Accanto alla presidente Gambara, fu
nominata segretaria del consiglio direttivo interparrocchiale la sua
affezionata discepola ed amica, la giovane maestra Marina Marini, che da
collaboratrice delle opere parrocchiali di S. Afra passò ad essere il fulcro
della Pia Opera in Brescia.
Tenuto conto dell’ambiente favorevole
e degli appoggi, di cui disponeva in quella città, don Luca
pensava di porvi « il
quartiere generale »
della Pia Opera per la Lombardia.14
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