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4. Ritorno a Venezia.
Le precarie condizioni di salute
della Sanfermo fecero affrettare il ritorno a casa.52 Passando per Ancona,53 giunsero a Forlì. Ivi Madre Rachele incontrò le
responsabili della Pia Opera: le contesse Giustina Saffi Dal Pozzo, « anziana », e Anna Lacchini, segretaria.54
Si diressero poi a Massa Lombarda.
Con l’arciprete don Emidio Foschini e i deputati dell’orfanotrofio Madre
Rachele, presenti don Luca e don Marco, trattò della fondazione di una
casa.55
Proseguendo, sostarono nella casa di
Bologna, donde ripartirono alle 4 di martedì 25 giugno.
Alle 9 arrivarono a Ferrara. Per
far riposare la Sanfermo « molto spossata », si
fermarono nella locanda della Stella, la più vicina alla stazione della
diligenza.56
Madre Rachele restò sempre vicina
alla compagna; non poté quindi recarsi ad ossequiare il viceconsole Macalister
e l’arcivescovo mons. Ignazio Giovanni Cadolini, al quale doveva consegnare una
lettera del Tommasini. Gliela spedì poi da Venezia.57
Ripartirono alle 15,30 e giunsero la sera a Rovigo. Per non disturbare
a quell’ora il vescovo mons. Bernardo - 325 -
Squarcina, pernottarono nella
locanda delle Tre Corone.58
L’indomani, mercoledì 26 giugno,
Madre Rachele incontrò il vescovo per parlare della fondazione di una casa in
Rovigo. Dopo proseguirono e, senza fermarsi a Padova, alle 20 furono a
Venezia.59
Madre Rachele avrebbe voluto
visitare anche la casa di Genova, e don Luca sembrava propenso, ma don Marco
temette il tragitto per mare.60
Desiderava
pure recarsi a Vicenza per consegnare la « Carta » di conformità, ma non le fu possibile a causa dell’indisposizione
della Sanfermo.61
Il ritorno della Madre era sempre
una festa per le suore e le educande. Questa volta la gioia fu maggiore perché
l’assenza era stata più lunga: « Quale
sia stata l’allegrezza di tutte queste creature al nostro giungere, non sono
certo capace di esprimerlo.
L’Irene mi ha veduta dal parlatorio,
dove stava con una Signora; diede senza riflessione un grido, al quale tutte si
avvidero della nostra venuta, ed in un momento si erano tutte riunite al mio
collo e gridavano: è proprio venuta; sì l’abbiamo con noi, di maniera che la
Signora piangeva ed era incantata.
Più tardi, chiamavano le fanciulle a
cena, ed esse rispondevano che non importava loro, per cui, vedendo le poverine
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non allontanarsi, dissi: ho voglia io pure di mangiare; così si
rallegrarono, ma non sapevano mettersi a tavola, per non scostarsi ».62
Nell’esultanza generale unica nota
stonata fu l’atteggiamento turbato della Ziller. Madre Rachele l’indomani
gliene chiese il motivo; la Ziller spiegò che la di lei « presenza concentravala per rispetto ». Il vero motivo era un altro. Ella dubitava
della sua scelta e desiderava entrare in un altro Istituto. Mons. Balbi la
dimise.63
Madre Rachele diede del suo lungo
viaggio un giudizio molto positivo. Lo disse « viaggio di misericordia », ricco di benedizioni: « non si
potevano desiderare maggiori benedizioni », anche se non mancò
un po’ « di amarotico », di « estratto di assenzio », per il malore della Sanfermo.64 Anche in questo però si conformò alla volontà
di Dio, che tutto dispone per il vero bene dei suoi figli.
Il viaggio, oltre a giovare alla
salute di Madre Rachele,65 fu per lei un arricchimento spirituale e le consentì di costatare
lo sviluppo della Pia Opera e dell’Istituto. Le diede pure la possibilità di
prendere contatti per la fondazione di nuove case.
Appena in sede, ella provvide a
ringraziare le persone, che le avevano dato ospitalità ed usato gentilezze.
La prima lettera (27 giugno) è
diretta a don Marco. In - 327 -
essa leggiamo: « Prima di sortire dalla stanza, voglio
mantenerle mia parola in dar a loro relazioni del nostro viaggio da Bologna
fino qui [...]. Lascio, per andare dal mio buon Pare,
ringraziando la carità loro della pazienza usataci
nel viaggio ».66
Da queste parole si può dedurre che
don Luca e don Marco viaggiarono insieme con Madre Rachele e la Sanfermo fino a
Bologna. Se ne ha conferma nella lettera della Frassinetti, la quale, il 30
maggio scrisse al fratello che fra otto giorni don Luca sarebbe partito con
Madre Rachele per Macerata.
Inoltre, nel verbale di convenzione
(22 giugno 1844) per la fondazione della casa in Massa Lombarda, si dice che
erano presenti don Luca, don Marco, Madre Rachele e suor Maria Rosa Sanfermo « tutti reduci da Roma ».67
Alle persone amiche Madre Rachele
raccontò le emozioni del viaggio e distribuì medaglie, crocifissi e corone, che
aveva portati con sé da Roma e dai vari santuari.
Dopo il viaggio, purtroppo ebbe due
gravi dispiaceri: la dimissione della Ziller dall’Istituto e l’uscita di Irene.
Il 12 luglio scriveva a don Luca: « Sì, vado ripetendo, era giusto avessi qualche pena, dopo un
godimento sì prezioso, qual è stato quello in giungere alla Santa Città e
Santuari da noi visitati, - 328 -
ma tormento maggiore non poteva
darmi Dio, mentre siamo in tanto bisogno d’individui. Se potessi, mi contenterei essere tagliata in pezzi, affine di giovare al mio prossimo ».68
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