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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

IntraText CT - Lettura del testo

  • Volume I. LA VITA E L’OPERA.
    • Capitolo XIII. VIAGGIO DI MADRE RACHELE A ROMA (23 aprile – 26 giugno 1844).
      • 4. Ritorno a Venezia.
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4. Ritorno a Venezia.

Le precarie condizioni di salute della Sanfermo fecero affrettare il ritorno a casa.52 Passando per Ancona,53 giunsero a Forlì. Ivi Madre Rachele incontrò le responsabili della Pia Opera: le contesse Giustina Saffi Dal Pozzo, « anziana », e Anna Lacchini, segretaria.54

Si diressero poi a Massa Lombarda. Con l’arciprete don Emidio Foschini e i deputati dell’orfanotrofio Madre Rachele, presenti don Luca e don Marco, trattò della fondazione di una casa.55

Proseguendo, sostarono nella casa di Bologna, donde ripartirono alle 4 di martedì 25 giugno.

Alle 9 arrivarono a Ferrara. Per far riposare la Sanfermo « molto spossata », si fermarono nella locanda della Stella, la più vicina alla stazione della diligenza.56

Madre Rachele restò sempre vicina alla compagna; non poté quindi recarsi ad ossequiare il viceconsole Macalister e l’arcivescovo mons. Ignazio Giovanni Cadolini, al quale doveva consegnare una lettera del Tommasini. Gliela spedì poi da Venezia.57

Ripartirono alle 15,30 e giunsero la sera a Rovigo. Per non disturbare a quell’ora il vescovo mons. Bernardo


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Squarcina, pernottarono nella locanda delle Tre Corone.58

L’indomani, mercoledì 26 giugno, Madre Rachele incontrò il vescovo per parlare della fondazione di una casa in Rovigo. Dopo proseguirono e, senza fermarsi a Padova, alle 20 furono a Venezia.59

Madre Rachele avrebbe voluto visitare anche la casa di Genova, e don Luca sembrava propenso, ma don Marco temette il tragitto per mare.60

Desiderava pure recarsi a Vicenza per consegnare la « Carta » di conformità, ma non le fu possibile a causa dell’indisposizione della Sanfermo.61

 

Il ritorno della Madre era sempre una festa per le suore e le educande. Questa volta la gioia fu maggiore perché l’assenza era stata più lunga: « Quale sia stata l’allegrezza di tutte queste creature al nostro giungere, non sono certo capace di esprimerlo.

L’Irene mi ha veduta dal parlatorio, dove stava con una Signora; diede senza riflessione un grido, al quale tutte si avvidero della nostra venuta, ed in un momento si erano tutte riunite al mio collo e gridavano: è proprio venuta; sì l’abbiamo con noi, di maniera che la Signora piangeva ed era incantata.

Più tardi, chiamavano le fanciulle a cena, ed esse rispondevano che non importava loro, per cui, vedendo le poverine


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non allontanarsi, dissi: ho voglia io pure di mangiare; così si rallegrarono, ma non sapevano mettersi a tavola, per non scostarsi ».62

Nell’esultanza generale unica nota stonata fu l’atteggiamento turbato della Ziller. Madre Rachele l’indomani gliene chiese il motivo; la Ziller spiegò che la di lei « presenza concentravala per rispetto ». Il vero motivo era un altro. Ella dubitava della sua scelta e desiderava entrare in un altro Istituto. Mons. Balbi la dimise.63

Madre Rachele diede del suo lungo viaggio un giudizio molto positivo. Lo disse « viaggio di misericordia », ricco di benedizioni: « non si potevano desiderare maggiori benedizioni », anche se non mancò un po’ « di amarotico », di « estratto di assenzio », per il malore della Sanfermo.64 Anche in questo però si conformò alla volontà di Dio, che tutto dispone per il vero bene dei suoi figli.

Il viaggio, oltre a giovare alla salute di Madre Rachele,65 fu per lei un arricchimento spirituale e le consentì di costatare lo sviluppo della Pia Opera e dell’Istituto. Le diede pure la possibilità di prendere contatti per la fondazione di nuove case.

Appena in sede, ella provvide a ringraziare le persone, che le avevano dato ospitalità ed usato gentilezze.

La prima lettera (27 giugno) è diretta a don Marco. In


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essa leggiamo: « Prima di sortire dalla stanza, voglio mantenerle mia parola in dar a loro relazioni del nostro viaggio da Bologna fino qui [...]. Lascio, per andare dal mio buon Pare, ringraziando la carità loro della pazienza usataci nel viaggio ».66

Da queste parole si può dedurre che don Luca e don Marco viaggiarono insieme con Madre Rachele e la Sanfermo fino a Bologna. Se ne ha conferma nella lettera della Frassinetti, la quale, il 30 maggio scrisse al fratello che fra otto giorni don Luca sarebbe partito con Madre Rachele per Macerata.

Inoltre, nel verbale di convenzione (22 giugno 1844) per la fondazione della casa in Massa Lombarda, si dice che erano presenti don Luca, don Marco, Madre Rachele e suor Maria Rosa Sanfermo « tutti reduci da Roma ».67

Alle persone amiche Madre Rachele raccontò le emozioni del viaggio e distribuì medaglie, crocifissi e corone, che aveva portati con sé da Roma e dai vari santuari.

Dopo il viaggio, purtroppo ebbe due gravi dispiaceri: la dimissione della Ziller dall’Istituto e l’uscita di Irene. Il 12 luglio scriveva a don Luca: « Sì, vado ripetendo, era giusto avessi qualche pena, dopo un godimentoprezioso, qual è stato quello in giungere alla Santa Città e Santuari da noi visitati


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ma tormento maggiore non poteva darmi Dio, mentre siamo in tanto bisogno d’individui. Se potessi, mi contenterei essere tagliata in pezziaffine di giovare al mio prossimo ».68

 

 




52 Cf. lett. nn. 857, 858.



53 Cf. lett. n. 868.



54 Cf. lett. n. 869.



55 Cf. cap. XV, p. 346. Delle fondazioni progettate durante il viaggio, questa soltanto fu realizzata; quelle di Siena e di Rovigo non giunsero in porto.



56 Cf. lett. nn. 853, 857.



57 Cf. lett. nn. 857, 858.



58 Cf. lett. nn. 853, 855.



59 Cf. lett. nn. 853, 872, 875. La lett. n. 879 pone l’arrivo alle 18,30.



60 Cf. lett. n. 867.



61 Cf. lett. nn. 856, 861.



62 Lett. n. 853; cf. lett. n. 854.



63 Cf. lett. nn. 890, 894.



64 Cf. lett. nn. 884, 865, 876, 891.



65 « La mia [salute] ha migliorato, e di gobba ch’io mi stavo, sono presentemente abbastanza ritta »: lett. n. 876; « Sì, nel viaggio di misericordia [...] piacque ad Esso rimettermi abbastanza, per cui posso esaurire i miei doveri con meno incomodo del passato »: lett. n. 884.



66 Lett. n. 853.



67 « L’avere divertito dal loro viaggio per qui recarsi [...], il desiderio di dilatare l’opera del Signore [...] mi fanno ritenere che le pratiche [...] sono per ottenere il desiderato effetto »: doc. n. 113 A. L’arciprete di Massa Lombarda scrive: « Mi rincorai tutto, massime quando nel Giugno 1844 fui avvisato che circa la metà di quel mese reduci da Roma i Signori Passi con due Superiore della Casa centrale di Venezia piegherebbero a Massa, per vedere di quivi combinare una fondazione. Addì 20 Giugno furono qui »: Annali, n. 3, vol. I, cit., p. 200.



68 Lett. n. 890.






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