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2. Udienza della sovrana.
Dietrichstein presentò Madre Rachele
alla nobildonna Fürstenberg contessa Langravia. Ella chiese all’imperatrice
quando poteva ricevere le due suore; e, con sorpresa di tutti, l’udienza fu
fissata per le ore 17 di quello stesso giorno.12
Madre Rachele fu commossa dalla
grande affabilità della sovrana,13 e
le espresse i sentimenti di gratitudine dell’Istituto,
ringraziandola della recente elargizione di 500 - 340 -
fiorini,14 con i quali avrebbe fatto non uno, ma due parati
per la cappella della casa di Venezia.15
La ragguagliò pure sullo sviluppo
dell’Istituto. L’imperatrice si compiacque di quanto era stato stabilito a Roma
riguardo alla conformità dello spirito e del vestito.16
Madre Rachele espose poi il
desiderio del vescovo di Rovigo che, essendo « sprovveduto d’Istituti », l’aveva sollecitata a perorare la sua
causa.17
L’imperatrice accolse benevolmente
la preghiera, chiese la lettera del vescovo e disse: « Io farò quanto potrò volentieri ».18
Madre Rachele offrì alla sovrana una
rosetta di S. Francesco e una coroncina. Erano i miseri doni di una povera ed
umile suora, offerti però con tanta deferenza! L’imperatrice li
gradì e volle pure lo scatolino « dov’erano queste due cosette ».
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Alla richiesta di onorare,
con una sua visita, la casa di Venezia per costatare l’impiego delle sue
elargizioni, l’imperatrice sorridendo rispose: « Quest’anno no, ma può essere presto ».
Rise pure, quando Madre Rachele
mostrò « forse un po’ enfaticamente il gusto di ritornare » nel suo nido, non avendo altro motivo di stare
a Trieste se non quello di ossequiare la sovrana.19
Queste parole lasciano supporre che
probabilmente Madre Rachele con la Sanfermo la sera stessa del venerdì 6
settembre ripartì, via mare,20 per Venezia.
Certamente l’8 settembre ella era in
sede; in quella data
infatti scrisse da Venezia al conte Dietrichstein, per
ringraziarlo,21 e al
vescovo di Rovigo, per informarlo dell’udienza.22
Nei giorni successivi porse i suoi
ringraziamenti anche al barone Pascotini23 e a mons. Bragato. A questi manifestò la sua
ammirazione per la bontà, con la quale l’imperatrice l’aveva accolta: « Sono restata oltremodo contenta della figlia sua
spirituale. Sì, l’umiltà della Piissima Imperatrice mi ha edificata! Oh! come
bene si vede in essa Dio possessore del suo cuore. Sia Egli benedetto, e sempre
più a sé l’attiri coll’accrescerla in amore ».24
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Infine Madre Rachele diede
a don Luca e al Farina dettagliata relazione dell’udienza.25
* * *
Per mancanza di soggetti, non fu
possibile aprire una casa in Rovigo.26 È inesatta, quindi, l’informazione del Guerrini che, citando il
Dentella,27 elenca
tra le fondazioni dell’anno 1844 anche quella di Rovigo.28
Felice Murachelli afferma che la
casa di Rovigo fu fondata nel 1844 da una giovane di 28 anni, della quale non
si conosce il nome.29
Probabilmente si fa confusione tra l’Istituto - 343 -
e la Pia Opera, tra le
suore e le responsabili laiche dell’Opera. Nel 1843-1844 vi fu il progetto di
apertura di una casa; la Pia Opera invece fu stabilita in Rovigo nel 1864.
Ne danno conferma le lettere di don
Luca, che il 21 giugno 1865 comunica alla Marini: « Eccomi ritornato dalle visite di Rovigo, Este,
Adria, dove ho avute molte consolazioni. A Rovigo, città di 7 mila anime, vi
sono 650 fanciulle sotto sorveglianza, vi è un’anziana di una famiglia civile
che non ha che 28 anni, ed è l’anima di tutta l’opera ».30
Che nel 1844 non sia stata aperta la
casa in quella città emerge da quanto lo stesso don Luca scrive alla Marini il 4
marzo 1864 da Rovigo: « Eccomi
a darvi le mie nuove che, grazie al Signore, sono buone, e buonissime quelle
della Pia Opera. Si è fatta sabato passato la solenne fondazione. S. E.
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Mr Vescovo31 fece l’accettazione e fece pure un discorso che
beatificò tutti, ed ha portato l’effetto che il giorno dopo si è raddoppiata la
dottrina delle fanciulle. Ora Mr Vescovo è tutto impegno per introdurre le
Suore. Qui non vi è nessuna casa di educazione. Si potrebbe farvi un bene
immenso. Staremo a vedere. Vi sono certe circostanze che bisogna prenderle al
volo ».32
E il 20 marzo dello stesso anno,
ancora alla Marini: « Mr
Vescovo [di Rovigo] è impegnato a stabilirvi le Suore; oggi si era creduto di
trovar la casa, e poi era già data via. Bisogna stare colla Provvidenza ».33
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