- 345 -
1. Preliminari.
A Massa Lombarda (Ravenna) della
diocesi di Imola, nello Stato Pontificio, esisteva un conservatorio, denominato
« Pio Istituto delle putte di S. Carlo ».5
- 346 -
Il Foschini, « persuaso che le imprese non si affidano mai
meglio se non a chi fa le cose per fine, e non per mezzo », pensò di chiamare le suore per « la istituzione delle fanciulle tanto desiderata
e necessaria nel paese ».6
Con
il consenso degli amministratori, cercò un Istituto religioso e nel 1839
si recò anche a Roma, ma senza alcun esito. Finalmente nel 1843, tramite
l’amico p. Baldassarre Santi,7
riuscì a mettersi in contatto con don Luca e don Marco, pregandoli di aiutarlo
a realizzare il suo progetto.
La domanda trovò sollecito
accoglimento in don Luca e Madre Rachele, sempre pronti a intervenire quando si
trattava dell’educazione cristiana delle ragazze.
Ritornando da Roma, il 20 giugno
1844 essi si recarono a Massa Lombarda, per esaminare sul posto la possibilità
di istituirvi una comunità di Suore Dorotee.8
Il 22 giugno 1844, nella canonica
arcipretale, si svolse una riunione, alla quale parteciparono don Foschini, il
presidente del conservatorio Filippo Cavina, l’amministratore Filippo
Montanari, don Luca, don Marco, Madre Rachele e suor Maria Rosa Sanfermo.
Il risultato fu positivo; venne
presa la decisione di aprire la casa e se ne stabilirono le condizioni.9
- 347 -
Madre Rachele, per
mancanza di soggetti, avrebbe voluto rimandare l’apertura di un anno e mezzo,
alla fine del 1845 o all’inizio del 1846;10 nel frattempo due orfane, Maria Bandoli e Rosa
Pirazzini, che intendevano abbracciare la vita religiosa, avrebbero fatto il
noviziato a Venezia. Dopo diciotto mesi, sarebbero giunte a Massa Lombarda due
suore dorotee per la direzione dell’orfanotrofio, l’istruzione delle fanciulle
del paese e l’istituzione della Pia Opera.11
« Ma tanto dissero i deputati, e tanti bisogni mostrarono » che Madre Rachele accondiscese ad anticipare
al settembre di quell’anno, dopo gli esercizi spirituali, l’invio delle due
suore. Esse, poi, trovata una giovane « capace »,
l’avrebbero mandata a Venezia per il noviziato.12
Il presidente Cavina il 26 giugno
inviò copia delle « condizioni13 per l’apertura della Pia Opera di Santa Dorotea » all’arcivescovo vescovo di Imola, card.
Giovanni Maria Mastai Ferretti, che ne aveva fatto richiesta.
Don Foschini il 4 luglio 1844 spedì a
Madre Rachele due copie del verbale della riunione del 22 giugno 1844, con
preghiera di restituirgliene una, firmata da lei, da don Luca, da don Marco e
dalla Sanfermo.
Egli informò Madre Rachele che
l’arcivescovo vescovo di Imola aveva manifestato la sua consolazione e
approvazione per quanto era stato stabilito; aveva, inoltre, esortato gli
amministratori dell’orfanotrofio di Lugo a prendere una decisione simile.
- 348 -
Il Foschini aggiungeva: « Tutto il paese à applaudito alla novella di
questa provvidenza, ed è impaziente di vederla in esercizio. Immagini come stia
io, e come stiano i miei Sigg. Colleghi. Le due zitelle stanno disponendo le
cose loro, aspettando esse pure con impazienza il momento di partire ».14
La lettera del Foschini con il
verbale e le condizioni per l’apertura della casa in Massa Lombarda giunsero a
Venezia il giorno dopo15 che
Madre Rachele gli aveva scritto (7 luglio), chiedendogli che nella « Carta per mettere nei registri » fosse specificato l’impegno dell’amministrazione
dell’orfanotrofio di curare bene le suore, in caso di malattia, di provvederle
di tutto il necessario e di rimborsare le spese dei viaggi non solo per
accompagnare le orfane, ma anche per i trasferimenti delle suore stesse, che di
regola venivano fatti ogni due anni.
- 349 -
Madre Rachele esigeva che
fosse tutto definito fin dall’inizio, onde evitare incomprensioni e
inconvenienti, come si era verificato a Padova con la Melchiori.
Comunicò pure che avrebbe preferito
spostare la partenza delle suore per Massa Lombarda al mese di ottobre; ma si
disse ancora disponibile a concederle dopo la fine (21 settembre) degli
esercizi spirituali.
Concludeva: « Per la terza giovane, di cui Ella mi parlava,
credo alla mattina prima del mio partire, supposto abbia essa talento e
disinvoltura, desidero sapere a quali condizioni brama venire [...]. Per
carità, Signor Parroco, esamini bene la Rosa; quando non la credesse adatta,
mandi piuttosto quella giovinetta, che tanto bene diceva Lei. Noi abbisogniamo
d’individui, ma che sieno fermi di volontà, ed amino grandemente Iddio, e
questo loro amore costantemente discenda sopra il prossimo ».16
Ricevuta la « Carta » di convenzione, Madre Rachele non la inviò a don Luca per la
firma, volendo attendere la decisione degli amministratori dell’orfanotrofio
sui due punti, che ella desiderava fossero chiariti.
Il 12 luglio comunicò a don Luca: « Qui tengo la carta, che essi devono
sottoscrivere, ma non gliela spedisco, perché avevo prevenuto il Signor Parroco
ed Amministratori delle dichiarazioni [che] abbisogna, per essere posta la
carta nei Registri ».17
- 350 -
Le richieste di Madre
Rachele vennero accolte. Il 18 luglio il Foschini le rispose: « Riteniamo tutti che nelle spese di mantenimento
delle due Madri si debban comprendere anche quelle che potessero occorrere in
caso di infermità, e così che non solo il primo viaggio, ma tutti quelli che
occorreranno in appresso esser debbano a spese del Pio Luogo ». L’autorizzò, quindi, a porre nella copia del
verbale, se non fosse stata ancora spedita, un’annotazione che sarebbe stata
ritenuta come obbligante.
La rassicurò riguardo alla Rosa
Pirazzini; non gli era invece capitata la terza candidata, di cui le aveva
parlato. Infine, le annunziò che si sarebbero recati a Venezia dopo il 21
settembre.18 Madre Rachele apportò l’aggiunta alla copia del verbale,19 la firmò insieme con suor
Maria Rosa Sanfermo e la inviò a don Luca, pregandolo di trasmetterla
sollecitamente a Massa Lombarda, dopo di averla sottoscritta lui e don
Marco.20
Il 27 luglio ne informò il Foschini.21
Il 26 agosto 1844 il
Cavina, don Foschini e il Montanari inviarono il verbale
all’arcivescovo per l’approvazione.22 Questi la concesse il 4 settembre 1844, contento
per la scelta dell’Istituto delle Dorotee, che riteneva « meritevole di tutta la stima »,
e lodò l’impegno degli amministratori.23
|