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2. Sua malattia.
Alla fine di ottobre del 1846, una
forte gastrite con infiammazione del fegato e della milza colpì Madre Rachele,
costringendola a letto per molti giorni.
Si temette per la sua vita, perché
all’inizio ogni rimedio si dimostrava inefficace. Ella dice: « Credetti venuta per me l’ora di lasciare
l’esilio ».12 La Sanfermo osserva: « quasi ci ha fatto dubitare di sua guarigione ».13
Madre Rachele sopportò la malattia
con animo forte e sereno, edificando le consorelle. Ne abbiamo la testimonianza
nelle lettere, con le quali la Sanfermo informava don Luca e le suore di altre
case.
A don Luca scrive: « La pazienza della medesima, con cui tollera la
sua malattia, dà a tutte noi motivo di prender buon esempio, e si chiamerebbe
ben contenta di essere chiamata dal buon Gesù ».14
Anche nei momenti più acuti del male
Madre Rachele non si mostrò turbata. La Sanfermo rileva: « Si trova alquanto abbattuta, tuttavia ella gode
ed è contenta e lieta, quasi godesse buona salute »; « fu sempre lieta, contenta e rassegnata ».15
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Il 13 novembre la stessa
Sanfermo comunicava a Irene Guardini: « L’ottima di Lei sorella si trova da giorni in letto […] però adesso
sta un po’ meglio; la saluta amorosamente così con me le raccomanda tenersi
sempre stretta alla Divina Volontà in tutte le cose, e questo è quel mezzo che
ci fa vivere contenti anche in mezzo alle molte tribolazioni di questa vita ».16
Mentre era ancora a letto, Madre
Rachele fece dire a suor Vincenza Baroldi a Padova di mandarle gli appunti
delle riunioni della Pia Opera, perché appena ristabilitasi le avrebbe steso i
verbali.17
Pur avendo desiderato di passare
all’altra vita, superata la crisi, Madre Rachele, uniformandosi alla divina volontà
che le aveva conservato l’esistenza, si disse « contenta di faticare ancora per la gloria di
Dio, e voglio sia proprio alla maggior sua gloria ».18 Era questa l’aspirazione di tutta la sua vita!
La ripresa delle forze fu lenta. Il
22 dicembre, la Sanfermo informò don Luca che Madre Rachele, pur essendosi
ristabilita, doveva però ancora riguardarsi « per la stagione così fredda », e chiedeva preghiere, perché « la Madre Assistente abbia da goderne ferma
salute, onde possa adoperarsi vieppiù per la maggior di Lui gloria ».19
Di fatto, Madre Rachele si ammalò di
nuovo, con febbre, tosse ed altri incomodi.20 La Sanfermo annota: « Il Signore - 371 -
vuole santa la nostra Madre
Assistente colla prova delle malattie »;21 « Colla
infermità vien provata la virtù della Madre Assistente ».22
L’organismo debilitato reagiva poco
alle cure.23 Le fu
motivo di gioia una lettera di don Luca, che le comunicava l’ingresso (10
gennaio 1847) di sua sorella Marietta tra le Ancelle della Carità di
Brescia.24
Per tutta la stagione invernale si
protrasse il suo malessere. Ce ne informano le lettere della Sanfermo.25
Intanto, arrestata dalla malattia la
sua intensa attività, riemerse forte in lei il desiderio della vita
contemplativa nella clausura. Il « voto di stabilità »,
emesso su consiglio di mons. Balbi, doveva durare fino a quando l’Istituto non
avesse avuto una nuova superiora.
Si presentò, quindi, il problema di
coscienza quale fosse la volontà di Dio su di lei, e lo confidò a mons. Balbi.
Questi - 372 -
le disse di pregare: al termine della quaresima le avrebbe
dato la risposta.
La Sanfermo, preoccupata, all’inizio
di marzo ne informò don Luca, pur sapendo di arrecargli dispiacere.26 Poi, alla fine dello stesso mese, gli scrisse:
« Riguardo l’assistente non posso dirla disturbata
perché soffre in pace anzi con molta pazienza ogni cosa, ma temo assai della
risposta che aspetta, perché non è nuovo il suo pensiero, ma conserva quello
che ha sacrificato per obbedienza fino dalla sua venuta in Venezia ».27
La Sanfermo temeva di perdere il suo
valido aiuto; ma l’ubbidienza ancora una volta fece superare a Madre Rachele
ogni perplessità.
Col ritorno della buona stagione le
sue condizioni di salute migliorarono.28 Il 3 aprile ella stessa comunicò alla Olivieri:
« la
mia [salute] pure in questo momento è sufficiente ».29
Appena recuperò alquanto le forze,
riprese con solerzia ogni attività, specialmente quella della Pia Opera, che era
per lei la ragion d’essere dorotea. La Sanfermo, contenta, ne informò don Luca,
sicura di fargli piacere.30
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I mali non erano del tutto
scomparsi, però Madre Rachele li portava con grande forza d’animo, senza
diminuire il lavoro.31
Il 31 agosto 1847 fu a Calcinate e a
Cortenuova.32 Risulta
anche che, nel settembre di quell’anno, fu a Bergamo e a Brescia.33 Forse trascorse alcuni giorni di riposo
insieme con la Marini che, per ragioni di salute, restò un periodo a Calcinate.34
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