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1. Il conservatorio delle Zitelle.
L’Istituto era sotto l’autorità
tutoria dell’I.R. Delegazione Provinciale, e diretto da un
appartenente a famiglia nobile.
Perché potesse meglio conseguire il
suo scopo, alla fine del 1850 si decise di affidarlo « alle Suore di S. Dorotea, note essendo le loro
solerti cure e filantropiche e morali nell’educazione delle giovinette per
renderle ottime Madri di famiglia, valenti Massaie, ed ancora per metterle in
grado di divenir aie di famiglie agiate ».2
Il verbale della riunione, svoltasi
il 7 settembre 1850 nella casa centrale delle Dorotee in Venezia, fu
sottoscritto da Girolamo Fini, vicedelegato dirigente la provincia, don Luca
Passi, suor Maria Rosa Sanfermo, superiora, Giovanni Dall’Oglio, relatore
provinciale, Marco Molin, direttore degli Istituti delle Zitelle, dei
Catecumeni e della Ca’ di Dio.
L’accordo si limitava ai punti
essenziali; i dettagli sarebbero stati specificati successivamente.3
Il protocollo fu approvato dalla I.
R. Delegazione Provinciale con l’ordinanza n. 17175 del 20 settembre 1850.
Tre suore – la superiora Tecla Rossi, la maestra Maria Teresa Contarini e la portinaia Marina (Teresa)
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Fedon4 – fecero ingresso nel conservatorio alla fine
di novembre del 1850. Don Luca diede inizio alla nuova vita con un corso di
esercizi spirituali nella chiesa delle Zitelle.
Con il 1° gennaio del 1851 le
signore Giovanna Bullo e Domenica Gambalunga cessarono dalle funzioni di priora
e coadiutrice, e le Dorotee assunsero la direzione del conservatorio.
Il 10 gennaio 1851 il Fini approvò la
proposta del direttore di dividere il conservatorio in due sezioni, per un
migliore ordinamento interno e per togliere gli abusi.
La prima sezione accoglieva le
ragazze (educande) di nuova accettazione, che avrebbero lasciato il
conservatorio all’età di 24 anni; la seconda comprendeva le ricoverate « anziane », che avevano diritto a vitalizio, alloggio e mantenimento.
Le ragazze sarebbero state educate
secondo il metodo delle Suore Dorotee. Le anziane, parimenti in dipendenza
dalla nuova superiora, avrebbero continuato a svolgere le loro mansioni e a
godere delle concessioni e consuetudini precedenti, purché non fossero abusive
e in contrasto con le disposizioni che regolavano l’altra sezione.5
La divisione non riuscì gradita alle
anziane, che si misero in agitazione. Si cercò di invogliarle a lasciare
spontaneamente il conservatorio, dando a quelle, che chiedevano di andarsene,
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£. 100 austriache, il corredo, la biancheria, il letto e l’assegno
giornaliero di una lira austriaca.6
Intanto fu redatto il nuovo « Piano organico disciplinare di vita civile e
bene educata per le Zitelle del Conservatorio della Giudecca in Venezia »,7
firmato il 17 marzo 1851 dalla superiora suor Maria Tecla Rossi, dal direttore
Filippo Nani Mocenigo e dall’amministratore Antonio Zuccoli.
Il conte Nani, in ossequio alle
disposizioni dell’I.R. Delegazione Provinciale,8 ordinò la completa separazione tra le due
sezioni (educande e anziane). Entrambe dovevano dipendere dalla superiora, alla
quale era affidata la cura della disciplina e, sotto il controllo
dell’amministratore, dell’economia. Ella poteva avvalersi, per l’istruzione
delle educande, di qualche anziana, che sarebbe rimasta nella sezione delle
educande soltanto le ore necessarie.
La Bullo e la Gambalunga restavano
come sorveglianti della disciplina nella sezione delle anziane, ma sempre alla
dipendenza della superiora.
L’entrata in vigore di queste
disposizioni fu stabilita per il 1° gennaio 1852.9
I contrasti esistenti all’interno
del conservatorio, la complessità dei compiti e le difficoltà delle relazioni
con l’autorità civile resero sempre più tesa la situazione.
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Suor Tecla sentì tutto il
peso della « croce molto pesante », che le era stata addossata.10 Il 20 aprile 1852 inviò un esposto
all’amministratore Zuccoli. Questi le rispose il giorno successivo: « Il di lei Rapporto 20 corrente, versa sopra due
fatti, l’uno spettante al Signor Direttore perché implica i riguardi interni
disciplinari, l’altro a me spettante, perché riflette una disposizione
economica, alla quale immediatamente fu dato corso [...]. Il Signor Direttore
fu ieri impedito, ed oggi è assente, onde ancor non poté esser edotto del ben
censurabile contegno di quelle anziane, che si fecero lecito di mancare, non
solo ai riguardi di educazione e di civiltà, ma ben anco a quella clausura fra
uno e l’altro Riparto che non potrebbe essere infranta che dietro i di Lei
ordini come Superiora generale.
Io non so quale impressione sia per
fare al Nobile Signor Direttore suddetto il ben grave di Lei Rapporto; quello
che so, si è che è determinato a non permettere scandali di simil fatta e che
intende di dare tale un esempio, che potrà servire a rimetter l’ordine, ed a
convincere le ricalcitranti al dovere, - 390 -
che tutte Le devono una cieca
obbedienza e sommessione, e che esiste una Direzione per sorveglianza del Pio
Luogo e per punire, come si deve, quelle Zitelle che fossero sorde ad ogni
ammonizione ».11
L’autorità tutoria approvò la
concessione di una quarta suora in aiuto alla superiora.12
Nell’aprile del 1852 l’arciduchessa
Sofia, madre dell’imperatore Francesco Giuseppe, fu a Venezia con i figli
Ferdinando Massimiliano e Carlo Lodovico. Vi giunse alle 8 di mattina del 13
aprile, e ne ripartì il 19.13
Visitò i monumenti e vari istituti
della città, « Edificata
oltremodo rimase l’Augusta della visita sua all’Istituto delle Zitelle.
Congratulossi nei termini più lusinghieri a suor Rosa [Rossi] Tecla delle Madri
Dorotee, benemerita direttrice di esso, e degnò pure di esprimere la sua
contentezza all’I.R. Delegato provinciale, sig. conte di
Altan ».14
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