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3. Sereno tramonto.
L’opera, così bene avviata nel
conservatorio delle Zitelle, era nel suo pieno sviluppo, quando venne ad
arrestarla la morte di Madre Rachele che, dopo lunga malattia, si spense il 16
agosto 1853 alle ore 13,30.53
Il registro parrocchiale parla di « lenta gastro epatite »;54 quello civile di « epatite » con decubito di 150 giorni.55
Questo computo va inteso per
approssimazione. Madre Rachele, infatti, svolse la sua normale attività fino al
3 aprile 1853. Nel pomeriggio di quel giorno incontrò la contessa Lucia Memmo
Mocenigo, protettrice del conservatorio. Dopo, scrisse alla
N.D. Alba Corner Balbi, per ringraziarla dell’invito e
informarsi dell’orario della Messa, che si sarebbe celebrata l’indomani per
l’imperatore nella chiesa di S. Maria della Salute.
Durante la notte, però, ebbe un
attacco febbrile, ragione per cui scrisse alla Mocenigo, scusandosi dell’assenza
ed assicurando che, il prossimo sabato, si sarebbe recata alla chiesa della
Salute, per ringraziare Dio dello scampato pericolo da - 400 -
parte
dell’imperatore.56 La
lettera è datata 4 aprile 1853, ed è l’ultima che ci è stata conservata.
Se la malattia, che portò alla morte
Madre Rachele, ebbe inizio quella notte, la sua durata esatta fu di 134 giorni.
Il conte Nani parla di « più
mesi ».57
Durante questa malattia, come nelle
precedenti, Madre Rachele sopportò la sofferenza con esemplare serenità e
fortezza.58
Le fu vicino la fedele suor Maria
Rosa Sanfermo che, come scrive il Nani, « fino all’ultimo momento ha prodigata la più tenera e cordiale
assistenza per ogni conto alla benemerita defunta ».59
Forse la Sanfermo prese anche cura
del conservatorio, almeno nella fase terminale della malattia di Madre Rachele.
L’ardente desiderio, da lei nutrito
per tutta la vita, di unirsi a Dio nella contemplazione eterna del
cielo,60 si realizzò dopo
tanta sofferenza il 16 agosto 1853.61
Fu una grave perdita, che causò in
tutti commozione e profondo dolore. Le Zitelle, addoloratissime, purtroppo
videro - 401 -
diventare triste realtà il timore di perderla, che avevano
avuto fin dall’inizio, per la sua malferma salute.
Il 17 agosto il conte Nani diede
comunicazione ufficiale della morte alla Mocenigo con queste parole: « Alle ore 1,30 pomeridiane
di ieri il Pio Istituto delle Zitelle alla Giudecca perdeva l’ottima sua
Superiora Generale Maria Rachele Guardini dell’Ordine di Santa Dorotea, che
dopo l’acerbo malore che da più mesi l’affliggeva e che sofferiva con cristiana
esemplare rassegnazione, chiudeva in detto giorno ed ora la sua mortale
carriera ».62
I funerali furono celebrati il 18
agosto, alle 10, nella chiesa del conservatorio, a conto della
direzione.63
Numerosa dovette essere la
partecipazione di personalità religiose e civili, che stimavano molto Madre
Rachele, e delle iscritte alla Pia Opera, alla cui diffusione in Venezia ella
aveva tanto cooperato.
Le ricerche, finora svolte, per
scoprire il luogo ove fu tumulata la sua salma, non hanno avuto esito.
Sulla sua tomba si sarebbero potute
incidere le parole, che ella aveva scritte di sé qualche mese prima: « Una che piccola fu dal suo nascere, non portando
essa nulla di grande, fuori della carità di Gesù che venne a trarla dalla
polvere colla sua grazia, per avvicinarla più al suo
amabilissimo Cuore ».64
La Sanfermo, che aveva
provvisoriamente assunto la guida del conservatorio,65 il 23 agosto scrisse alla direzione per
ringraziarla delle onoranze funebri rese alla defunta.
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Il conte Nani rispose con
una nobile lettera, espressione del comune rimpianto: « Così avesse piaciuto a Iddio Signore conservarla
ancora per lungo tempo alla Sorveglianza dell’Istituto medesimo; ma poiché
negli imperscrutabili suoi divisamenti gli è piaciuto di segnare il 16 corrente
pel giorno del di Lei passaggio dal tempo all’eternità, sentiva pure doveroso
la scrivente [la direzione] di sopperire agli estremi uffizi e suffragi in
favore di quell’anima benedetta che lasciava tanta dolce riminiscenza.
Possa lo spirito della medesima
diffuso mantenersi e propagarsi sempre più negli animi delle presenti che
l’erano figlie e compagne, ed onorando così la sua memoria saremmo confortati
dalla cara illusione di averla ancora fra noi ».66
Il conte concludeva auspicando che « l’ottimo esemplare » fosse seguito dalla suora chiamata a
subentrare nell’incarico.
La sostituzione non era facile, sia
per la personalità di Madre Rachele, sia per la complessità dell’opera.
Alla lettera, con la quale la
direzione del conservatorio aveva notificato il decesso della Guardini, don
Luca rispose il 6 ottobre 1853, comunicando per la successione il nome della
Sanfermo. Aggiungeva che, pur essendo ella « soggetto interessante nel proprio Istituto », si faceva tuttavia volentieri il sacrificio di assegnarla all’importante conservatorio,
anche perché era la più adatta a proseguire l’opera della Guardini, specie per
quanto riguardava la buona armonia instaurata tra la sezione delle
educande e quella delle anziane.
La Sanfermo, infatti, oltre a
conoscere bene la situazione, - 403 -
aveva dimostrato saggezza nel governo
centrale dell’Istituto e in quello provvisorio del conservatorio.67
Il Nani il 19 ottobre 1853, nel
notificare alla Sanfermo la comunicazione ricevuta da don Luca, concludeva: « tornano specialmente a questa di conforto i
titoli di cui sopra, ripromettendosi dagli stessi, e dall’esperimentato di Lei
impegno durante lo impedimento della non mai abbastanza compianta Superiora
Guardini di vederne seguite le orme dalla superstite Sorella, che volentieri
con quelli che più ammiravano la estinta ne divideva la venerazione, e
l’affetto ».68
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