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1. Impegno di perfezione.
Rachele fin dalla fanciullezza
cominciò nell’ambiente familiare l’ascesa verso Dio. Gli « avvertimenti » della pia mamma di « crescere nell’amore di Dio » rimasero impressi nella sua mente e le furono norma di vita. Ella
afferma che nulla omise « di
ciò che può promuovere la gloria del buon Gesù ».1
Per mancanza di documentazione, il
cammino spirituale compiuto da Rachele nel primo periodo di vita resta
sconosciuto allo storico. Questi fa la conoscenza di lei, quando ella conta ventotto
anni ed ha già raggiunto un alto grado di virtù.
Rachele fu la « cercatrice » di Dio! Ricorda che più volte - 406 -
importunava suor Rosa
Gioppi, superiora delle Figlie della Carità in Trento, perché le parlasse di
Dio e la istruisse.2
Dio fu il fine supremo, al quale
orientò tutta la vita, impegnandosi a raggiungerlo con ogni sforzo.
Visse nel fermo proposito di
santificarsi. Ripeteva spesso: « Io
dico sempre al mio Gesù che voglio diventare una gran santa »; « Io voglio divenir santa ».3
Per riuscirvi, chiedeva a tutti che
le ottenessero da Gesù le grazie, di cui aveva bisogno, e la fedele
corrispondenza ad esse. Scrive alla mamma: « Pregatemi voi quello che mi è necessario, affine possa mantenere al
mio Diletto quello che dico ».4
Poneva ogni cura per correggersi dei
difetti e progredire nella virtù. Convinta che la persona consacrata a Dio « tiene assoluto dovere d’ascendere alla
perfezione »,5 si prefisse di perseguirla con tenacia,
collaborando con la grazia divina.
Il suo desiderio era di morire a se
stessa, per poter vivere solo di Dio sulla terra e poi amarlo per tutta
l’eternità in cielo.6
All’amica Orsola Casagrande
suggerisce la strada, che ella stessa seguiva: « Accertatevi che quanto più cercherete di
privarvi di tutto, più facilmente vi unirete a Dio Signore. Egli è senza dubbio
ardua questa via del nulla, ma per mezzo appunto del nulla giungerete al tutto ».7
Come modello si propose Gesù, e
chiese a mons. Balbi - 407 -
di ottenerle da Lui « la consumazione di tutto ciò che non è suo [di
Gesù] ».8
Confessa a don Marco: « Egli [Gesù], per sua infinita carità, mi lascia
sempre più sentire la necessità di staccarsi proprio da tutto, per vivere in
Lui; vorrei poter privare anche l’anima mia della veemenza che sente di
riposarsi in Esso, perché credo più perfetto il contentamento di ciò che accade
al momento per divino volere ».9
Prendeva le contrarietà, le
umiliazioni e i patimenti come mezzi di purificazione, che l’avvicinavano di
più all’amato Signore,10
bramando di « effettuare quella
felice trasformazione, che fece esclamare all’Apostolo: Vivo io, non più io, ma
Gesù vive in me! ».11
Con ogni sforzo, procura di
spogliarsi di se stessa, per conformarsi a Gesù e vestirsi dello spirito di cui
arde il suo Cuore; si svuota della propria volontà, per cercare solo quella del
Signore.12
In questo cammino di perfezione e di
santificazione è disposta a sostenere qualunque sacrificio.13
Grata al Signore per la recuperata
salute, gli chiede la grazia di corrispondere a tanto favore, perché non
vorrebbe né vita né sanità, se dovesse abusarne.14
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Attingeva forza nella
preghiera, mezzo necessario per progredire nella perfezione: « Siamo troppo miserabili, per non aver bisogno in
ogni momento di pregare. Questo esercizio fu scala a tutte quelle anime che si
prefissero di arrivar alla sommità del gran monte della cristiana perfezione;
ma dobbiamo a questo aggiungere la confidenza in Dio e l’amore ai disprezzi ».15 Confessa: « Sente
l’anima mia la necessità di continuamente pregare, acciò la mano del Signore
non s’allontani dal mio capo ».16
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