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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

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  • Volume I. LA VITA E L’OPERA.
    • Capitolo XVIII. ITINERARIO A DIO.
      • 2. Fede viva e operante.
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2. Fede viva e operante.

Nella vita di Madre Rachele si nota un esercizio insigne delle virtù teologali, certamente superiore a quello comune dei buoni cristiani.

Il 31 ottobre 1839 ella chiedeva a Margherita Larcher: « Preghi [il Signore], acciò sempre più mi fortifichi nelle sante risoluzioni ed in particolare mi doni la santa umiltà; ottenuta la quale, spero di crescere nella santa Fede, Speranza e Carità, onde arrivare al perfetto Amore ».17 Di fatto progredì fino a raggiungere alti vertici.

La luce della fede illuminò la sua vita e la sua attività, facendole volere tutto e solo quello che Dio vuole.18 Ella esclama: « Oh santa Fede! e perché non sei sempre nelle anime operativa? Dirò meglio: credo io che il motore di tutte le cose sia Dio? Sì, eppure molte volte lo mentisco nell’esecuzione, necessitandomi uno sforzo per seguire l’amabilissima sua volontà.


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Io era penetrata da queste idee, per cui sentivami struggere il cuore dal desiderio di compensare in avvenire almeno in parte, con amore, le tante ingratitudini da me commesse ».19

Con la fede, Madre Rachele viveva continuamente alla presenza di Dio e nell’agire era guidata dalla retta intenzione.

Ripeteva che la presenza di Dio è fondamentale per la vita spirituale, perché tiene l’anima lontana dal peccato e la stimola alla pratica delle virtù e all’unione con Gesù.20

Esortava quindi le suore a vivere alla presenza di Dio e ad operare non per il gusto e l’inclinazione propri, ma puramente per il Signore.21 « Poco gioverebbeci l’operare, quando ciò non fosse in ordine a Dio ed a Dio diretto ».22 Le nostre azioni, diceva, sarebbero « vane », se non fossero santificate dalla retta intenzione, che fa divenire meritorie per la vita eterna anche quelle che, di per sé, sono indifferenti.23 « Dio non guarda il materiale delle azioni, ma la grandezza del cuore, con cui vengono operate ».24 Egli misura le azioni dall’intenzione, con la quale sono fatte, più che dall’effetto.25

Bisogna compiere il bene, cercando soltanto la gloria di Dio, « senza frammischiar ciò ch’è nostro »; secondo la « sua divina volontà, onde non frammischiare il nostro amor proprio ».26


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La vita di fede di Madre Rachele era rivolta, come a suo centro, principalmente alla persona di Gesù Cristo. Nel carteggio risuonano gli accenti di un’anima mistica levatasi molto in alto nella contemplazione. Con verità può dirsi di lei: « Os loquitur ex abundantia cordis ».

La sua anima non desidera che Gesù, non pensa ad altro che a lui e sospira solo a lui. Ella brama che in lei si formi l’immagine di Gesù e venga il suo regno.27

Desidera di essere tutta trasformata in Gesù, di non parlare di altro che di lui,28 di consumare per amor suo tutta la propria vita.29 « Il cuore [di Rachele], che non è suo ma di Gesù, offregli tutto quello ha di buono, contentandosi di [...] affaticare [...] affine di dargli un attestato di quell’amore che vorrebbe possedere ».30

Attratta dall’amore del Cristo, cerca che il proprio cuore si occupi sempre solo di Gesù, non abbia altri pensieri che per lui, non si discosti mai dall’amor suo, ma cresca continuamente nella fiamma della santa carità:31 « Lungi dalla fonte dell’amore, non gusteremo che affanni ed agitazioni ».32

Si stacca da tutto, anche da se stessa, per vivere unicamente in Gesù e per Gesù,33 finché le venga dato di possederlo


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per sempre: « Oh, come sospira l’anima mia questo beato, ma sia fatta la sua volontà! ».34

L’unico suo tormento è di non poter amare Gesù quanto vorrebbe. Dichiara che la sua anima, « attorniata da mille faccende, si va consumando pel dolore di non amare quanto dovrebbe l’Amante ».35

Trasmetteva i suoi sentimenti alle suore, alle ragazze e alle persone che avvicinava. Le esortava a seguire Gesù « nella via dei disprezzi »; a lasciare « con allegrezza tutto, per trovare il Tutto, ch’è il buon nostro Gesù »; a « non desiderare altro che di essere tutta di Gesù, senza chiedere né questo né quello [...]; a seguirlo nella maniera che Lui vorrà »; a non volere se non quello che « è più conforme all’amore del buon Gesù»; a nulla volere « fuori del caro Gesù »; a desiderare sempre lui solo; ad « amare e lodare in terra il nostro amabilissimo Gesù, finché giunga il tempo di poter ciò continuare in cielo per tutta l’eternità »; « Lui solo vogliamo e cerchiamo in ogni nostra azione, per regnare con Lui sempre nella beata eternità ».36

Madre Rachele esprimeva ed alimentava la sua fede nella preghiera. Nutrì una profonda pietà eucaristica. La Comunione era la sua gioia ed il suo nutrimento. Si preparava       con raccoglimento e la riceveva con grande fervore. Era innamorata dell’Eucaristia, ma se ne sentiva indegna ed era tentata di lasciarla. Una sofferenza intima la tormentava, senza riuscire però a scalfirla, anzi rafforzandola all’insaputa di lei.

Scrive a mons. Balbi: « Questa mattina, benché abbia


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avuto una notte molto cattiva, pure ho fatto la S. Comunione, pel solo timore di disobbedire. Sì, io glielo ripeto con tutto il cuore, sono disposta di consumare la mia vita per Gesù, ma necessitami tutta la violenza per obbedirericeverlo.

Questa mattina, dopo che lo avevo con me, io non sapevo darmi pace, perché pareami di vederlo in una cloaca; se avessi potuto da colà toglierlo, io mi sarei creduta beata ». Prega, quindi, mons. Balbi di ottenerle da Gesù la grazia di «apparecchiarGli un luogo meno sordido».37

Alcuni giorni dopo confidava a don Luca: « Non so persuadermi di non essere cagione che l’opera del Signore venga guastata; ciò apportami grande tristezza ed il maggiore mio tormento è quello di dover in questo stato accostarmi alla Sacra Mensa ».38

Voleva che le suore si preparassero a ricevere la Comunione con l’animo mondo persino dalle mancanze più leggere.39


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Alla sorella Marietta scrive: « Ah, potess’io vedere tutte le anime accese del fuoco, di cui arde l’amabilissimo Cuore! fuoco di carità, che lo indusse non solo a caricarsi della nostra misera carne, ma perfino a morire per noi sulla Croce, lasciandoci un pegno perpetuo di tutto se stesso nella Santissima Eucaristia.

Con quale fede dobbiamo accostarci a riceverlo in questo Sacramento! L’anima nostra dev’essere penetrata da sì grande amore ed, annichilandosi, conoscer deve il grande beneficio nonché l’indegnità propria d’accostarsi a Lui; ma fortificata dalle parole dell’Eterno Verbo, che si esprime trovare le sue delizie nell’anima che Lui solo vuole, deve coraggiosamente accostarsi e ringraziare l’infinita sua bontà, che la invita pascersi di questo celeste Cibo ».40

Il permesso di avere in casa la celebrazione della Messa nel giovedì santo le era motivo di gioia, perché le dava la possibilità di ricordare « l’infinito amore di Gesù in lasciare tutto se stesso a noi, nella Santissima Eucaristia »; di vegliare durante la notte, « onde non lasciare il caro Amore senza adorazione »; di visitare in quei santi giorni « il Sacramentato nostro Gesù ».41

Riteneva l’adorazione il mezzo più idoneo per « riscaldarsi del fuoco del santo Amore ».42 La praticò sempre, anche quando più intensa era l’attività. Dichiara: « In Lui [Gesù Sacramentato] troveremo tutti i conforti ».43


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Promosse l’adorazione e l’Unione delle adoratrici;44 e gioì nel vedere che l’Unione si affermava.45

Coltivò una speciale devozione al Sacro Cuore di Gesù, dolce rifugio per la sua anima assetata di amore: « Oh come è vasto e bello il soggiorno del Cuore amabilissimo di Gesù! Questo è il luogo dove io trovo riposo stanca, conforto afflitta, fortezza nella debolezza mia, e ciò che consolami è il pensare che tutti ponno in questo ricorrere, sicuri di tutto ottenere ».46 « Oh! come tutti sente i diletti l’anima, che con fede viva entra in quel forame d’amore »;47 « da quel soggiorno di pace partiremo piene di coraggio e zelo ».48

Con fervore faceva la novena del Sacro Cuore, « onde ottenere da quell’amabilissimo Cuore la grazia di crescere nel santo suo amore »,49 e ne faceva celebrare la festa nell’Istituto con particolare solennità.

Con zelo diffuse questa devozione, distribuendo libretti ed opuscoli. Il 22 febbraio 1844 scriveva all’amica Giovanna


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Larcher: « Colla prima occasione, vi manderò i libretti per le persone che ascriveste al Sacro Cuore. Fate, mia cara, quanto più potete, perché questo amabilissimo Cuore sia conosciuto ed amato ».50

Il 6 luglio 1839 scriveva a don Andrea Agostinelli: « Mi duole non poterle recare il piacere di ascrivere le Suore al Sacro Cuore di Gesù; ma sono certa ch’Ella goderà, intendendo che sono tutte ascritte».51

 

Ebbe pure una tenerissima venerazione per Maria Santissima, che aveva presa come guida e modello. Ne parla lei stessa in una mirabile lettera: « Oh quante grazie mi vennero per mano della Madonna! Scelsi questa gran Madre fin dalla mia giovinezza, onde condottiera mi fosse nel gran tragitto che far io debbo per giungere ad unirmi per sempre con Essa.

Viva era la mia brama di seguirla fedelmente; ma, oh Dio! molte volte mi allontanai, ed Ella pietosa in braccio mi prese, perché debole mi vedeva. E ciò non bastò; accarezzare mi fece dal diletto suo Figlio, per cui presa dal suo amore altro non chiesi che santo amore, il quale viene provato di quando in quando per vedere se è puro. In tali momenti Maria mi conforta ».52

Dichiara: « Bramo solo che il mio cuore sia tutto acceso dell’amore suo [di Maria SS.], che è tanto dire di quello di Gesù ».53


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Pregava e sperava di ottenere, per l’intercessione della Madonna, « l’accrescimento nel santo amore di Dio e la santa perseveranza »;54 la « cara nostra Mamma [...], quando sto per cadere, mi prenda in braccio, ed allora sì sarò certa di mai disgustare l’amabilissimo suo Figlio e mio Gesù ».55 Nel suo aiuto confidava per compiere bene i suoi doveri.56

L’amore la portava a seguire l’esempio della Madonna: « Desidero ardentemente che la mia divozione sia con sì cara Madre non superficiale, ma effettiva, per cui presti parlassero in me i fatti che le espressioni [...]. Ah, le virtù da Maria praticate siano impresse nel mio cuore! ».57

Sperimentava continuamente la potente protezione della Madre celeste, che le impetrava abbondanti grazie dal Signore. Scrive a don Marco: « Avrà pure inteso dal Molto Reverendo nostro Padre, come la Madonna è venuta colle particolari benedizioni sue sopra di me poveretta. Oh quante prove ci questa nostra dolcissima Madre di sua protezione! La preghi, perché non si allontani mai da noi colla sua grazia ».58

Si rivolgeva a lei con fiducia.59 Quando venne inviata al conservatorio delle Zitelle, che attraversava un momento difficile, lo pose sotto la protezione della Beata Vergine e i risultati positivi non tardarono. Le lettere ne conservano il ricordo: « Fui nella Chiesa per consacrarmi nuovamente al buon


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Gesù ed alla Madonna, che pregai essere la Superiora in questa Casa. Sotto il suo manto posi tutte quelle che dovevano essermi affidate. Non respiravo, ma continuamente pregavo, credo non mentire; così continuo ancora, quantunque pochi momenti abbia da orare. Indi mi sono presentata [...]. Incontrammo, passando, le fanciulle che, salutate, fuggi fuggi andavano a pranzo. Più tardi le visitammo e loro parlai e le vedemmo elettrizzarsi.

Siamo pure passate dalle Anziane, che trovammo in Refettorio. Col bacio, ch’io loro davo a ciascuna, qualche parola aggiunsi, come venivami data dal Signore.

Finalmente annunciai a tutte ch’io pregavole di avermi tra loro quale sorella ed amica, mentre la Madonna era scelta da me a Superiora di questa Casa. Molte si commossero, ma non tutte.

Oh, la Madonna seppe addolcire anche quelle che mostravansi contrarie! Sì, la Madonna è la grande Superiora! Non era passato il giorno che i cuori tutti si erano ben disposti; e benedicono Iddio, ch’è tanto buono, e la Madonna, che mi abbia qui mandata […]. Insomma, umiliata nel mio niente, loderò la Madonna e, per onorarla, procurerò di fare e patire contenta, per il suo e mio Gesù ».60

Riconosce quindi: « Oh la grande forza che tiene l’orazione! Nell’altra mia, scrittavi il 25 agosto, vi accennavo che molti mezzi mi si presentavano per purificare me stessa, ed invero non mancano mai, quando vogliamo approfittare; però quello, che maggiormente sentivo con qualche pena, era il sapere come queste Zitelle Anziane, così chiamate dopo la divisione fatta colle Educande, che a ventiquattro anni devono


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sortire dall’Istituto, si mostrarono sempre scontente di noi Dorotee. Ma che cosa volete, mia Cara, molte persone pregavano e continuano; spero che voi pure coll’amata Vostra Comunità, mi ricorderete a Dio.

Dalla fiducia dunque nell’orazione, e dal Patrocinio della nostra cara Madre Maria, che particolarmente invocai sotto il titolo del Buon Consiglio, ritengo il cambiamento, che fecero di pensamento, queste buone creaturine ».61

Esortava gli altri a ricorrere fiduciosi alla Madonna: « Maria è la nostra buona Madre; per mezzo suo più facilmente ci vengono le grazie. Non sa questa cara Madre rifiutarsi a chi la invoca; non lasciamo di pregarla, ed Ella ci mostrerà quanto potere abbia in cielo pure sopra Gesù ».62

 

Madre Rachele fu molto devota della vergine e martire Santa Dorotea, protettrice dell’Istituto. Ne promosse la devozione tra le suore, le fanciulle e le giovani.

Il 6 febbraio, giorno della festa, di consueto il patriarca si recava nella cappella delle suore per la Messa e l’omelia. Venivano celebrate molte altre Messe, alle quali partecipavano i fedeli e le iscritte alla Pia Opera.63

Madre Rachele pregava con fervore Santa Dorotea. A lei si ispirava nello zelo per la conversione delle anime64 e fiduciosa ricorreva alla sua intercessione per ottenere grazie dal Signore.65


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Così fece, ad esempio, nella malattia della Sanfermo. La si piangeva come morta, ma « il Signore, per mezzo di S.ta Dorotea, ce la ridonò ad un tratto sana; cosa che il Medico dichiarò prodigiosa ».66

Ella stessa, gravemente inferma, il 4 febbraio del 1852 aveva ricevuto il Viatico, e verso sera fu esposto il Santissimo per pregare per la sua agonia, ma all’inizio del giorno 6, festa di Santa Dorotea, ebbe un così sensibile miglioramento da suscitare la meraviglia del medico curante.67

 

 




17 Lett. n. 170.



18 Cf. lett. nn. 67, 94, ecc.



19 Lett. n. 80.



20 Cf. lett. n. 727.



21 Cf. lett. nn. 715, 727.



22 Lett. n. 222.



23 Cf. lett. nn. 240, 714, 787, 958, 965.



24 Lett. n. 593.



25 Cf. lett. n. 1096.



26 Lett. nn. 87, 189.



27 Cf. lett. nn. 558, 298, 615, 1126, 645.



28 Cf. lett. n. 298. Parlare di Gesù « forma la delizia dei nostri cuori »: lett. n. 169.



29 Cf. lett. nn. 186, 219, 404, 506, 534, 593.



30 Lett. n. 575.



31 Cf. lett. nn. 80, 186, 212.



32 Lett. n. 47.



33 Cf. lett. nn. 267, 272, 198, 646.



34 Lett. n. 977.



35 Lett. n. 777.



36 Lett. nn. 435, 1059, 44, 430, 305, 245, 1154, 751.



37 Lett. n. 219. Il Papàsogli commenta: « Per un’anima come quella della Madre, una tale confessione rivela la misteriosa prova che si chiama la notte dei sensi e dello spirito. Madre Rachele si trova a grande altezza, e la pienezza stessa della luce di grazia permette in lei un apparente accecamento, simile a quello di un occhio vicino al sole; per tale mezzo Dio opera in lei la purificazione. La felicità dell’unione con Gesù-Ostia viene trasformata in angoscia: massima prova, questa, per la fedeltà di un’anima così spiccatamente eucaristica [...]. Ebbene, quest’anima avvolta nelle tenebre, priva di qualsiasi raggio al difuori dell’umile lucerna della obbedienza, non soltanto resiste, e supera, non soltanto raggiunge i fastigi della fedeltà, bensì riceve ed attua la trasformazione della sua angoscia in amore sempre più alto »: Don Luca Passi, cit., pp. 191-192.



38 Lett. n. 223.



39 Cf. lett. nn. 810, 828.



40 Lett. n. 85.



41 Lett. nn. 51, 52, 53.



42 Lett. n. 267.



43 Lett. n. 47; cf. lett. n. 45.



44 Cf. lett. nn. 34, 156, 178, 298, ecc. Scrive a Maria Rigotti: « Raccomandi di estendere l’ora di adorazione a Gesù Sacramentato, onde risarcirlo degli affronti che riceve dalle sue creature »: lett. n. 34.



45 Cf. lett. nn. 31, 47, 50, ecc.



46 Lett. n. 45. Scrive a Giovanna Larcher: « Amerei che, oltre alle altre unioni di spirito che abbiamo, formassimo questa: di trovarci, un’ora ogni giorno, unite in conversazione deliziosa, se il buon Gesù ce la concederà, nel Costato amorosissimo [del] nostro Redentore, nel qual luogo potremo trattenerci a considerare un poco l’infinita sua carità nell’istituzione del Santissimo Sacramento; ed un’altra parte dell’ora ricorderemo i disprezzi e le ingiurie ch’Egli sostenne per nostro amore »: lett. n. 482; cf. lett. nn. 230, 494, 506, 536.



47 Lett. n. 536.



48 Lett. n. 812.



49 Lett. n. 82; cf. lett. nn. 84, 622, ecc.



50 Lett. n. 825; cf. lett. nn. 78, 112, 114, 115, ecc.



51 Lett. n. 98.



52 Lett. n. 549.



53 Lett. n. 78.



54 Lett. n. 42; cf. lett. nn. 45, 137, 494.



55 Lett. n. 379.



56 Cf. lett. nn. 1152, 1154.



57 Lett. n. 946.



58 Lett. n. 1167. Riconosce che tanti benefici le sono venuti dalla Madonna: cf. lett. nn. 748, 1150, 1161, 1190, ecc.



59 « Ho viva fiducia nella Madonna [...]. Oh la Madonna! è la nostra buona Madre, tutto Ella può! »: lett. n. 1218.



60 Lett. n. 1147. « Ella ha meravigliosamente operato; mentre ogni cosa difficile [...] si è appianata e continua colla benedizione sua »: lett. n. 1146.



61 Lett. n. 1161.



62 Lett. n. 1044. « Non sa negare sue grazie a chi gliele dimanda con cuore »: lett. n. 588; cf. lett. nn. 1209, 1218.



63 Cf. lett. nn. 695, 700, 823, 824, 830, 1099, 1131, ecc.



64 Cf. lett. n. 1115.



65 Cf. lett. nn. 321, 324, 326, 425, 540, 541, 1031, 1124, ecc.



66 Lett. n. 333; cf. lett. nn. 330, 331, 336, 340, 345, 425.



67 Cf. lett. n. 1162.






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