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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

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  • Volume I. LA VITA E L’OPERA.
    • Capitolo XVIII. ITINERARIO A DIO.
      • 8. Saggia educatrice.
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8. Saggia educatrice.

Madre Rachele non fu una pedagogista; non aveva fatto studi speciali, né scrisse alcun libro. Coltivò la sua mente con la lettura. Nel 1844 scrisse a Francesco Spiombi libraio editore di Firenze: « Mi farà pure cosa grata spedirmi, se viene stampato, qualche buon libro, che fosse utile alle educatrici, come bramerei avere il libro d’insegnamento dei Fratelli delle Scuole Pie, credo stampato in Torino ».226

Di fatto Madre Rachele è stata una benemerita educatrice, che consumò la sua breve esistenza nella missione educativa. Ella appartiene alla schiera di coloro che, nell’ottocento, si distinsero in questo campo.

Ebbe tutte le qualità dell’educatrice: viva intelligenza, intuizione, ricchezza interiore, grande capacità di amare, fortezza unita a dolcezza, saggezza e prudenza. Queste doti, vivificate ed elevate da una intensa vita soprannaturale, animarono la sua opera.

Attenta osservatrice, era solita riflettere su ogni circostanza ed avvenimentotraendone insegnamenti di vitaInoltre, il lavoro in ambienti diversi le aveva fatto acquistare una vasta esperienza e una profonda conoscenza del cuore umano.

Il suo maestro era Gesù, alla cui dottrina ed esempio si


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ispirava continuamente. Attingeva pure agli scritti dei Santi (Teresa d’Avila, Francesco di Sales, Ignazio di Lojola, ecc.), ai quali faceva spesso riferimento.

Come ogni educatore cattolico, Madre Rachele mirava alla formazione integrale, umana, sociale e cristiana della persona. Afferma chiaramente: « Il nostro Istituto tende all’istruzionereligiosa che sociale »,227 dalla quale vengono grandi vantaggi alla società e alla famiglia.228

Nel « meraviglioso » programma per il collegio di educazione femminile da aprirsi in Rovigo, nota: « A tal fine [di ben educare] ovunque sieno chiamate [le Suore Dorotee], e si presti loro conveniente e gratuito Locale, sono pronte ad aprire appositi Collegi di tale fornita educazione, che nulla lasci a desiderare di Donna bennata e civile, non mai perduto di vista lo scopo principale di ogni retta educazione, che è quello di formare le sue alunne, modeste e vereconde Donzelle, fedeli ed amorose Madri di Famiglia, valenti e diligenti Padrone di Casa [...]. Saranno ammaestrate in ogni sorta di Lavori femminili, e fra questi nel Ricamo in lana, oro, seta, ecc. dopo per altro che saranno state ben istrutte in quei lavori che rendono la Donna utile alla Famiglia, e più atta al disimpegno dei propri doveri.

Le Giovani alunne, giunte alla età di 12 anni, presiedono in turno, una per settimana, alla preparazione dei Cibi, e fornitura della Tavola; così pure assistono, collo stesso ordine, alla Economa di Casa, nella tenuta dei Registri di amministrazione, affine di renderle capaci di ben


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regolare da per se stesse gli affari domestici di una Famiglia ».229

Di frequente ripete che la società corrotta si riforma coltivando spiritualmente le fanciulle e le giovani.230

Nel carteggio si possono scorgere i principi, che ispiravano la sua azione educativa. Sarebbe interessante uno studio completo. Noi ci limiteremo qui a pochi accenni.

La missione educativa, per quanto nobile, è altrettanto ardua: « Ars artium puerorum componere mores! ». Madre Rachele ne era convinta e, pur sentendosi impari ad essa, vi si accinse con fiducia in Dio, attingendo da lui la luce per comprendere i problemi e dare ad essi la soluzione giusta.

Osservava, rifletteva, pregava e al momento opportuno interveniva. Era questo il suo metodo e lo suggerì a suor Anna Veronese di Vicenza, destinata ad essere la direttrice della casa di Schio.231

L’anima del processo educativo è l’amore. Madre Rachele ebbe per le sue figlie (novizie, suore, ragazze) un amore soprannaturale, che conquistava i soggetti anche più difficili, i quali finivano per aprirsi e lasciarsi plasmare docilmente. I primi anni dell’Istituto ne sono la prova evidente.232

Si sentiva sorella ed amica delle ragazze, e tale voleva essere considerata da loro.233

Scrivendo a mons. Squarcina, vescovo di Rovigo, qualifica


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come « famigliare » l’educazione impartita dalle Suore Dorotee.234

Nel 1847, sperimentandosi in noviziato qualche difficoltà, alla guida di esso venne chiamata di nuovo Madre Rachele, che riuscì a ripristinarvi presto la serenità. La Sanfermo ne diede notizia a don Luca, magnificando la capacità formativa di Madre Rachele.235

Parimenti, inviata a dirigere il conservatorio delle Zitelle in un momento di forti contrasti interni, Madre Rachele in breve tempo ne mutò completamente il clima.236 Tra l’ammirazione di tutti, vi ristabilì la pace, «sì necessaria per ben educare ».237

Il suo segreto era la persuasione. Mediante il convincimento sapeva ottenere tutto dalle ragazze,238 che finivano per volere quello che lei voleva.239

Con l’umiltà, la pazienza e la comprensione, si guadagnava il cuore delle ragazze. Esse si impegnavano a comportarsi bene, per non arrecarle dispiacere. Le si affezionavano talmente che, quando si allontanava per qualche giorno, ne soffrivano; e al suo ritorno l’accoglievano con commossa esultanza.240

Molta importanza ella dava all’esempio. Alla sorella Irene, che le aveva chiesto consigli per l’educazione delle bambine


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affidate alle sue cure, rispose con la seguente lettera ricca di dottrina: « Negare non ti posso quello che la carità di Gesù mi dona, onde soddisfare in parte almeno il desiderio tuo.

Prima di tutto dirotti ch’io credo l’esempio essere quella voce, che penetra più facilmente nel cuore. Sia dunque impegno tuo fare che le amabili angiolette in te si specchino; non esigere mai da loro ciò che la tua debolezza capace non sia di vincere.

Trattale con amorevolezza, affine sieno teco rispettose e confidenti. Così comperato coll’amore il cuor loro, potrai più facilmente incamminarle nella solida virtù.

Loro imprimi un grand’amore a Dio ed a tutto quello che accresce questa dolce fiamma, la quale farai continuamente ardere per mezzo degli amorosi slanci, che userai con frequenza. Tenendoti con questi sempre alla presenza di Dio, istillerai a loro amore per le virtù tutte, ma la fondamentale ti raccomando, cioè la santa umiltà. Farai loro con buoni modi che neghino sempre la loro volontà. Così educate, faranno trionfare la regina delle virtù. Ecco quanto Dio m’ispirò ».241

In sostanza, Madre Rachele suggerì alla sorella quello che ella stessa praticava, curare cioè la formazione spirituale dell’educando. Questi infatti, se è animato dall’amore di Dio, riesce più facilmente a compiere le rinunzie, gli sforzi e i sacrifici che gli vengono richiesti.


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Scrive al conte Matteo Passi: « Mi consolò molto l’intendere che i cari ragazzini si diportino bene. Egli è vero che le impertinenze dei piccoli figli sono per lo più leggere mancanze, ma estirpate anche queste dai loro teneri cuori, trova la grazia maggiore ampiezza per operare; così si trovano nell’adulta età virtuosi senza fatica ».242

Ferma e decisa nell’esigere l’osservanza del regolamento, sapeva comprendere le giuste esigenze di cibo, riposo, svago e divertimento delle ragazze, cercando di soddisfarle nel modo più conveniente, entro i limiti del possibile.243

Quando era necessario, interveniva con fermezza per correggere, anche con il castigo, però senza impulsività e acredine, ma con dolcezza.244 Mirava, infatti, al ravvedimento della persona ed evitava che fosse umiliata o si scoraggiasse; era quindi sempre pronta a sostenere e a infondere fiducia.

Nel citato programma per Rovigo si legge: « È assolutamente vietato qualunque castigo corporale; la sola emulazione servirà loro di sprone all’adempimento dei loro doveri [...]. In tutte le Scuole quella fra le alunne che si sarà distinta in ogni rapporto otterrà una Medaglia di onore di argento con nastro color di rosa, che porterà nel lato sinistro del petto fintantoché non le sia tolta da altra Alunna, che avrà saputo superarla per regolare condotta, e diligenza nell’adempimento di tutti i doveri collegiali.

Le più negligenti ed indisciplinate, occupano in iscuola


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ed ogni luogo l’ultimo posto. Chi fosse di tal indole caparbia ed incorreggibile, dopo le più caritatevoli ammonizioni, e replicati esperimenti, verrà allontanata dall’Istituto ».245

Quando le suore partivano per le case filiali, Madre Rachele dava loro saggi consigli sulla scelta del metodo da seguire nell’educazione delle ragazze secondo la condizione di vita delle medesime.246

Per Madre Rachele dedicarsi all’educazione delle fanciulle povere era un motivo di consolazione. I buoni risultati la ripagavano della fatica.247

Con il suo esempio Madre Rachele diede inizio alla tradizione educativa dell’Istituto, fondata sull’amorevolezza e sull’amicizia.


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226 Lett. n. 940; cf. lett. nn. 3, 5.



227 Lett. n. 1058.



228 Cf. lett. nn. 648, 144.



229 ASDR; lett. n. 924, all.



230 Cf. lett. nn. 200, 792, 793, 798, 800, ecc.



231 Cf. lett. n. 65. Per la soluzione di un problema sorto al conservatorio delle Zitelle, scrisse alla protettrice, la contessa Lucia Mocenigo: « Ho pensato, pregato e poi deciso così »: lett. n. 1165.



232  Cf. pp. 120 ss.



233 Cf. lett. n. 1147.



234 Cf. lett. n. 837.



235 Cf. pp. 373-374.



236 Cf. pp. 390-399.



237 Lett. n. 1165.



238 Cf. lett. n. 1165.



239 Cf. lett. n. 1175.



240 Cf. lett. nn. 853, 854.



241 Lett. n. 302. Alla stessa Irene scriveva: « Io ti farò pregare dalle mie figlie quei lumi che necessari ti sono, perché adempire tu possa al tuo dover, e d’istillar ti sia dato nel cuor delle piccole figlie, che verranno a te affidate, il santo amore. L’esempio tuo sia la voce più forte, che le conduca ad amare il solo degno d’infinito amore »: lett. n. 275.



242 Lett. n. 56.



243 Cf. lett. nn. 1172, 1176, 1181.



244 Cf. lett. nn. 14, 60, 242, 304, 359, ecc. Scrive a don Marco: « Oh come patisco, quando ho bisogno di usare della fortezza! Vorrei proprio che il santo amore le conducesse »: lett. n. 465.



245 ASDR; cf. lett. n. 924, all.



246 Cf. lett. della Madre Sanfermo a suor Marianna Roberti, 7-12-1846: pp. 368-369, nota 11.



247 Cf. lett. n. 34.






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