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8. Saggia educatrice.
Madre Rachele non fu una
pedagogista; non aveva fatto studi speciali, né scrisse alcun libro. Coltivò la
sua mente con la lettura. Nel 1844 scrisse a Francesco Spiombi libraio editore
di Firenze: « Mi farà pure cosa
grata spedirmi, se viene stampato, qualche buon libro, che fosse utile alle
educatrici, come bramerei avere il libro d’insegnamento dei Fratelli delle
Scuole Pie, credo stampato in Torino ».226
Di fatto Madre Rachele è stata una benemerita
educatrice, che consumò la sua breve esistenza nella missione educativa. Ella
appartiene alla schiera di coloro che, nell’ottocento, si distinsero in questo
campo.
Ebbe tutte le qualità
dell’educatrice: viva intelligenza, intuizione, ricchezza interiore, grande
capacità di amare, fortezza unita a dolcezza, saggezza e prudenza. Queste doti,
vivificate ed elevate da una intensa vita soprannaturale, animarono la sua
opera.
Attenta osservatrice, era solita
riflettere su ogni circostanza ed avvenimento, traendone insegnamenti di vita. Inoltre,
il lavoro in ambienti diversi le aveva fatto acquistare una vasta esperienza
e una profonda conoscenza del cuore umano.
Il suo maestro era Gesù, alla cui
dottrina ed esempio si - 454 -
ispirava continuamente. Attingeva pure agli
scritti dei Santi (Teresa d’Avila, Francesco di Sales, Ignazio di Lojola,
ecc.), ai quali faceva spesso riferimento.
Come ogni educatore cattolico, Madre
Rachele mirava alla formazione integrale, umana, sociale e cristiana della
persona. Afferma chiaramente: « Il
nostro Istituto tende all’istruzione sì religiosa che sociale »,227 dalla quale vengono grandi vantaggi alla società e alla
famiglia.228
Nel « meraviglioso » programma per il collegio di educazione femminile da aprirsi in
Rovigo, nota: « A tal fine [di
ben educare] ovunque sieno chiamate [le Suore Dorotee], e si presti loro
conveniente e gratuito Locale, sono pronte ad aprire appositi Collegi di tale
fornita educazione, che nulla lasci a desiderare di Donna bennata e civile, non
mai perduto di vista lo scopo principale di ogni retta educazione, che è quello
di formare le sue alunne, modeste e vereconde Donzelle, fedeli ed amorose Madri
di Famiglia, valenti e diligenti Padrone di Casa [...]. Saranno ammaestrate in
ogni sorta di Lavori femminili, e fra questi nel Ricamo in lana, oro, seta,
ecc. dopo per altro che saranno state ben istrutte in quei lavori che rendono
la Donna utile alla Famiglia, e più atta al disimpegno dei propri doveri.
Le Giovani alunne, giunte alla età
di 12 anni, presiedono in turno, una per settimana, alla preparazione dei Cibi,
e fornitura della Tavola; così pure assistono, collo stesso ordine, alla
Economa di Casa, nella tenuta dei Registri di amministrazione, affine di
renderle capaci di ben - 455 -
regolare da per se stesse gli
affari domestici di una Famiglia ».229
Di frequente ripete che la società
corrotta si riforma coltivando spiritualmente le fanciulle e le
giovani.230
Nel carteggio si possono scorgere i
principi, che ispiravano la sua azione educativa. Sarebbe interessante uno
studio completo. Noi ci limiteremo qui a pochi accenni.
La missione educativa, per quanto
nobile, è altrettanto ardua: « Ars
artium puerorum componere mores! ».
Madre Rachele ne era convinta e, pur sentendosi impari ad essa, vi si accinse
con fiducia in Dio, attingendo da lui la luce per comprendere i problemi e dare
ad essi la soluzione giusta.
Osservava, rifletteva, pregava e al
momento opportuno interveniva. Era questo il suo metodo e lo suggerì a suor
Anna Veronese di Vicenza, destinata ad essere la direttrice della casa di
Schio.231
L’anima del processo educativo è
l’amore. Madre Rachele ebbe per le sue figlie (novizie, suore, ragazze) un
amore soprannaturale, che conquistava i soggetti anche più difficili, i quali
finivano per aprirsi e lasciarsi plasmare docilmente. I primi anni
dell’Istituto ne sono la prova evidente.232
Si sentiva sorella ed amica delle
ragazze, e tale voleva essere considerata da loro.233
Scrivendo a mons. Squarcina, vescovo
di Rovigo, qualifica - 456 -
come « famigliare »
l’educazione impartita dalle Suore Dorotee.234
Nel 1847, sperimentandosi in
noviziato qualche difficoltà, alla guida di esso venne chiamata di nuovo Madre Rachele,
che riuscì a ripristinarvi presto la serenità. La Sanfermo ne diede notizia a
don Luca, magnificando la capacità formativa di Madre Rachele.235
Parimenti, inviata a dirigere il
conservatorio delle Zitelle in un momento di forti contrasti interni, Madre
Rachele in breve tempo ne mutò completamente il clima.236 Tra l’ammirazione di tutti, vi ristabilì la
pace, «sì necessaria per ben educare ».237
Il suo segreto era la persuasione.
Mediante il convincimento sapeva ottenere tutto dalle ragazze,238 che finivano per volere quello che lei
voleva.239
Con l’umiltà, la pazienza e la
comprensione, si
guadagnava il cuore delle ragazze. Esse si impegnavano
a comportarsi bene, per non arrecarle dispiacere. Le si affezionavano talmente
che, quando si allontanava per qualche giorno, ne soffrivano; e al suo ritorno
l’accoglievano con commossa esultanza.240
Molta importanza ella dava
all’esempio. Alla sorella Irene, che le aveva chiesto consigli per l’educazione
delle bambine - 457 -
affidate alle sue cure, rispose con la seguente lettera
ricca di dottrina: « Negare
non ti posso quello che la carità di Gesù mi dona, onde soddisfare in parte
almeno il desiderio tuo.
Prima di tutto dirotti ch’io credo
l’esempio essere quella voce, che penetra più facilmente nel cuore. Sia dunque
impegno tuo fare che le amabili angiolette in te si specchino; non esigere mai
da loro ciò che la tua debolezza capace non sia di vincere.
Trattale con amorevolezza, affine
sieno teco rispettose e confidenti. Così comperato coll’amore il cuor loro,
potrai più facilmente incamminarle nella solida virtù.
Loro imprimi un grand’amore a Dio ed
a tutto quello che accresce questa dolce fiamma, la quale farai continuamente
ardere per mezzo degli amorosi slanci, che userai con frequenza. Tenendoti con
questi sempre alla presenza di Dio, istillerai a loro amore per le virtù tutte,
ma la fondamentale ti raccomando, cioè la santa umiltà. Farai loro con buoni
modi che neghino sempre la loro volontà. Così educate,
faranno trionfare la regina delle virtù. Ecco quanto Dio m’ispirò ».241
In sostanza, Madre Rachele suggerì
alla sorella quello che ella stessa praticava, curare cioè la formazione spirituale
dell’educando. Questi infatti, se è animato dall’amore di Dio, riesce più
facilmente a compiere le rinunzie, gli sforzi e i sacrifici che gli vengono
richiesti.
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Scrive al conte Matteo
Passi: « Mi consolò molto l’intendere che i cari ragazzini
si diportino bene. Egli è vero che le impertinenze dei piccoli figli sono per
lo più leggere mancanze, ma estirpate anche queste dai loro teneri cuori, trova
la grazia maggiore ampiezza per operare; così si trovano nell’adulta età
virtuosi senza fatica ».242
Ferma e decisa nell’esigere
l’osservanza del regolamento, sapeva comprendere le giuste esigenze di cibo,
riposo, svago e divertimento delle ragazze, cercando di soddisfarle nel modo
più conveniente, entro i limiti del possibile.243
Quando era necessario, interveniva
con fermezza per correggere, anche con il castigo, però senza impulsività e
acredine, ma con dolcezza.244 Mirava, infatti, al ravvedimento della persona ed evitava che
fosse umiliata o si scoraggiasse; era quindi sempre pronta a
sostenere e a infondere fiducia.
Nel citato programma per Rovigo si
legge: « È assolutamente vietato qualunque castigo
corporale; la sola emulazione servirà loro di sprone all’adempimento dei loro
doveri [...]. In tutte le Scuole quella fra le alunne che si sarà distinta in
ogni rapporto otterrà una Medaglia di onore di argento con nastro color di
rosa, che porterà nel lato sinistro del petto fintantoché non le sia tolta da
altra Alunna, che avrà saputo superarla per regolare condotta, e diligenza
nell’adempimento di tutti i doveri collegiali.
Le più negligenti ed indisciplinate,
occupano in iscuola - 459 -
ed ogni luogo l’ultimo posto. Chi fosse di tal
indole caparbia ed incorreggibile, dopo le più caritatevoli ammonizioni, e
replicati esperimenti, verrà allontanata dall’Istituto ».245
Quando le suore partivano per le
case filiali, Madre Rachele dava loro saggi consigli sulla scelta del metodo da
seguire nell’educazione delle ragazze secondo la condizione di vita delle
medesime.246
Per Madre Rachele dedicarsi
all’educazione delle fanciulle povere era un motivo di consolazione. I buoni
risultati la ripagavano della fatica.247
Con il suo esempio Madre Rachele
diede inizio alla tradizione educativa dell’Istituto, fondata sull’amorevolezza
e sull’amicizia.
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