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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

IntraText CT - Lettura del testo

  • Volume II. LETTERE 1838–1839.
    • LETTERE 1839. 8 gennaio – 30 dicembre. nn. 18–220.
      • 23
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23

 

[…]1

più facilmente vi parteciperanno ciò loro stessi,2 quando avrete il bene di riverirli; intenderete anche da loro come Dio benedice le fatiche della sua indegna serva: voi ringraziatelo per me, e pregatemi una vera umiltà, perché non abbia, colla mia superbia, da trattenere la mano di Dio a spargere sopra questa Comunità le sue grazie.3 Presentatemi umilissima a tutte le R.de Madri, e raccomandatele la povera anima

 

                la Vostra Aff.ma Sorella nel Signore

                                 Suor Maria Rachele Guardini

 

Venezia li 21 Gennaio 1839

 

Alla Reverenda Madre

La R.da Madre Carolina Costanza Mangiagalli4

al Matris DominiBergamo5


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[Nell'edizione cartacea presa a riferimento, la pagina contiene soltanto una parte del testo della nota n. 4 e l'intero testo della nota n. 5]

 




1 Il reg. I delle trascrizioni delle lettere di Madre Rachele inizia con questa finale di lettera. I primi fogli sono andati perduti e non è possibile precisarne il numero, perchè manca la numerazione; nelle citazioni la indicheremo tra parentesi quadre.



2 Si fa riferimento a don Luca e a don Marco Passi, che avevano rapporti con quel monastero: cf. P. Guerrini, Le Dorotee di Brescia, cit., lett. nn. 20, 91, 96, pp. 48, 106, 112.



3 Cf. lett. nn. 3, 6, 11, 15.



4 Luigia, figlia di Giovanni e di Rosalinda Borca di Milano, a 24 anni entrò (13-2-1838) nel monastero domenicano di Bergamo. Il 2 luglio vestì l’abito religioso e prese il nome di suor Carolina Costanza. L ’8-7-1839 emise la professione solenne. Fu maestra dell’educandato. Eletta abbadessa (23-4-1847), nonostante le difficoltà per la rivoluzione e il colera, fece rifiorire l’osservanza regolare e la pietà, avvalendosi della collaborazione del confessore del monastero, don Maffio Consoli, professore di teologia dogmatica e canonico onorario della cattedrale. Dopo 3 anni di superiorato, ebbe vari incarichi. Si spense il 7-11-1888. «Fu d’un naturale amabile quanto mai, di nulla davasi pensiero, ma in tutto s’abbandonava nella Provvidenza Divina. Sempre eguale a se stessa resse imperterrita alle più dure prove. Essendo entrata in monastero nei primordi della repristinazione, né essendovi in quel tempo vita comune, fece ogni sfono perché questa fosse abbracciata da tutte, e vi riuscì»: «Memorie storiche cronologiche del monastero del Matris Domini in Bergamo dal 1835», ms., p. 31 (AMDB). Cf. «Registro delle Abbadesse di questo nostro Monastero del Matris Domini principiato dopo la repristinazione del medesimo che successe il giorno 6 Aprile dell’anno 1835 », ms., n. V, pp. 6-7 (AMDB).

La Guardini, quando la Mangiagalli entrò nel monastero di Bergamo, si trovava a Calcinate, presso la famiglia Passi, ebbe quindi modo di conoscerla (cf. lett. n. 977). Nell’archivio di detto monastero non si conservano lettere della Guardini.



5 Cf. AA.VV., Monumenta BergomensiaLIV: Il Monastero Matris Domini in Bergamo, 2 voll., Bergamo 1980. È un’edizione pregevole per il contenuto e la veste tipografica. ll vol. I illustra l’architettura, gli affreschi e le opere d’arte del monastero; il vol. II tratta problemi storici. Il monastero fu fondato nel 1273 o, più verosimilmente, nel 1258 (cf. vol. II, p. 229). La tradizione indica come fondatori i coniugi Zoilo e Francesca Beroa. Zoilo sarebbe entrato nel convento di S. Stefano, prendendo il nome di Matteo o Maffeo; Francesca si sarebbe monacata in Matris Domini (cf. ibid., p. 242). Il Chiodi attribuisce la fondazione al vescovo Guiscardo Suardi (cf. ibid., pp. 244-245).

Il monastero ha subito varie vicende. È stato ricostruito, ristrutturato ed ampliato. Il 19-6-1798 fu soppresso dalla Repubblica Cisalpina e restò come uno dei «locali» destinati ad accogliere le ex religiose, che non intendevano rientrare nelle proprie case. Fu ripristinato il 6-4-1835 (cf. ibid,
pp. 290-298).

Mons. Marco Celio Passi, arcidiacono della cattedrale di Bergamo e vicario generale della diocesi, ne fu direttore spirituale e confessore: cf. ibid., vol. II, pp. 294, 318.






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