- 433 -
198
Viva il
Cuor di Gesù e di Maria!
Molto Reverendo Padre,1
Credo che a Lei non farà molta
impressione veder la più indegna tra le creature ricevere dalla infinita bontà
di Dio nuove grazie, avendone vedute a piovere con tanta effusione altre volte.
Vengo dunque a narrarle un nuovo
beneficio, anzi per dir meglio un prodigio. Sì, l’infinita carità del mio Gesù,
che quale inesperta bambina mi conduce e porta, volle nuovamente operare ciò
che non è umano, onde farmi maggiormente stimare la virtù della santa
obbedienza.
Ella, nell’altra mia, fu avvertita
che continuavami la febbre e male di capo,2 per cui temevano si sviluppasse il vaiolo. Ciò
non succedette, ma tanto era il male che sentivo, ch’erami offerta al Signore,
tanto per sostenere pazientemente col suo aiuto una malattia, come la morte, se
questa fosse voluta da Dio.
Egli si rise della mia offerta ed
altrimenti dispose. Il giorno 3 venne Monsignor Superiore3 all’Istituto,
affine di assegnarci il Confessore,4
trovandosi ammalato l’ordinario da molti giorni.
In tale occasione gli ho manifestato
il mio contento per essere ammalata, ed il timore che avevo di troppo godere in
- 434 -
mezzo al patire. Egli mi rispose che opera
diabolica era la mia malattia: si gode, disse, il demonio tenervi così, perché
non operiate esternamente.
Perciò mi ha dato l’obbedienza di
chiedere al Signore la salute, perché egli volevami alzata ed operosa. Mi ha
benedetta ed è partito.
Io ho pregato il buon Gesù
confidentemente, acciò mi concedesse quello erami comandato, e mi sono alzata.
Sapevo che il giorno seguente Sua
Eminenza5 doveva fare un discorso, alla Giudecca, per
Santa Veronica Giuliani. Bramavo udirlo, ma come arrischiarmi? Ho manifestato
ciò a Maria Rosa,6 alla quale
debbo ubbidire e come bambina lasciarmi guidare, per comando suo e di
Monsignore, che la mattina mi ha dimandato se ho fede nella nominata Santa; le
risposi che la mia fede era appoggiata all’obbedienza, perciò avrei fatto
quello ch’ella mi comandava.
La giornata era triste, pure si mise
ai piedi del Crocefisso a pregare; poi dissemi d’aver udito una interna voce,
che la eccitava lasciarmi andare. Andammo difatti; stetti in chiesa per ben 4
ore, ed una gran parte di queste in piedi, senza sentirne incomodo veruno.
Oggi, secondo giorno, mi sono alzata
all’ora stabilita per la Comunità e tutta la mattina sono stata in piedi,
tagliando lavori; poi mi sono portata alla Congregazione dei Santi Apostoli,7 ed eranvi quasi tutte le Sorvegliatrici ed
Assistenti. - 435 -
Mi sono consolata con loro e particolarmente col
Sig. Parroco,8 per
l’impegno che ha onde accrescer la compagnia.
La Dama Micheli9 dissemi di avere
per me salutato l’amabile Cattina nipote sua,10 nel viaggio che fece.
Finita l’unione, sono andata fino a
S. Alvise, per ritrovare il Padre Confessore.11 Egli è ancora aggravato. Faccia poi osservazione
che la giornata era piovosa con vento, e con tutto questo sto benissimo. Ciò le
dico, perché s’impegni a pregarmi da Dio la grazia che corrisponda una volta a
tanta infinita carità, che, staccata perfino da me stessa, viva solo a Lui e
per Lui.
Tutte queste buone sue figlie hanno
sentito con piacere che essi vengono a visitarci nel prossimo febbraio.12 Io mi lusingo che ci faranno in tale occasione
almeno un triduo.
Nella persuasione che si trovi costì
il R.do Co. D. Marco, bacio ad ambedue la sacra mano
Umilis.ma
Dev.ma Obb.ma Figlia
Suor Maria Rachele
Guardini
Venezia li 5 xbre 1839
Al Molto Reverendo Signore
Il
R.do Sig. Co. D. Luca Passi – Bergamo
|