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25. Lettera
di mons. Balbi alla Delegazione Provinciale.1
Venezia
31 Maggio 1839
Alla Ces. Reg. Delegazione
Provinciale in Venezia
A riscontro della riverita Nota N.
10782/347 ecco quanto il sottoscritto crede di assoggettare ai saggi riflessi
di codesta Ces. Reg. Delegazione.
Il Sacerdote Barbaro di felice
memoria aveva divisato di fondare un Istituto, e per questo fece acquisto del
locale a Sant’Andrea, ove raccolse delle pie donne, ma non aveva per anco pensato
a procurarsi le debite autorizzazioni perché era soltanto nei primordi
dell’impresa. Morto lui, mancanti quelle buone femmine dell’unico loro
appoggio, vivevano una vita privata, in quella Casa stessa che il defonto aveva
lasciato alla Sig.a Margarita Marzari, perché servir
dovesse per le Congregate, e per l’erezione di un Istituto qualunque fosse
questo per essere appellato.2
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Per buona congiuntura vennesi a sapere da alcuni
che Sua Maestà l’Augustissimo Sovrano aveva approvato nel 1837 il nascente
Istituto delle Maestre, o a meglio dire delle Suore di S. Dorotea eretto in
Vicenza a merito del R.do D. Antonio Farina; Istituto che
ha per iscopo di estendere sulla classe indigente una regolata educazione
elementare, propagando principi virtuosi, e piantando il germe della Cristiana
morale nei cuori teneri ed incorrotti; Istituto che per effetto dell’alta sua
clemenza l’Eccelsa Sovrana Sua Maestà l’Imperatrice e Regina prese sotto lo
speciale suo patrocinio;3 Istituto che venne approvato a condizione
soltanto che per esso non fosse mai aggravato il Reg. Tesoro, e che
nell’insegnamento seguire si dovesse il piano in corso stabilito dalle normali;
Istituto in fine che venne approvato ed eretto in Casa Centrale con facoltà di
stabilire delle Case Figliali da essa dipendenti.
Tali nozioni fecero nascere il pensiero di far rivivere
l’Istituto Barbaro, benché sotto altra denominazione, e regolato con altre
regole differenti da quelle che il detto Sacerdote andava divisando.
Fatta proposta alle buone donne in
quella Casa congregate di abbracciare l’Istituto di S.a
Dorotea di buon grado la accettarono. Ottenuta l’autorizzazione di Sua Eminenza
il Cardinale Patriarca, e dietro l’assenso ottenuto da S.A.
il Serenis.mo Principe Vice-Re, fu fatta istanza al
R.do Farina di affiliare questa Casa alla Centrale di
Vicenza,4 al che ei condiscese, e con lettera del dì 9 Agosto Anno
decorso dichiarolla Casa Figliale.5
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Da quell’epoca s’incominciarono le pratiche
proprie dell’Istituto, ed a quest’ora si contano quindici Suore o Maestre, e
venti sono le Educande interne. Fu aperta una Scuola gratuita in Parrocchia di
S. Pantaleone ove intervengono da circa 34 Fanciulle, e due Suore si prestano
al coltivo di quelle tenere pianticelle. A merito di questo Istituto fu
sistemata in alcune Parrocchie la Pia Opera di S. Dorotea diretta
all’incremento delle Scuole della Dottrina Cristiana. Questi sono i vantaggi
sin ora riportati da questa istituzione, ma è ancora scarso il personale, e
quelle stesse che sono operose abbisognano di perfezionarsi, e quindi si applicano
allo studio della Metodica per poter essere patentate.
Circa i mezzi con cui si mantiene
l’Istituto, è da notare che l’Istituto è piantato sulle basi di una Comunità
perfetta, quindi tutto è in comune. La maggior parte delle Maestre hanno un
assegno sicuro dalle rispettive Famiglie, le Educande interne corrispondono,
ogn’una in proporzione delle proprie forze, la dozzina pel mantenimento; in
qualità di Oblate s’attrovano ancora nell’Istituto alcune ivi raccolte dal
defonto Barbaro, le quali o per età, o per insufficienza non sono atte
all’Opera; ma perché l’allontanarle sarebbe stato un mancare di carità, non
avendo esse alcun appoggio, così vivono esse pure nell’Istituto, e
contribuiscono tutte per gli alimenti. Al di più che mancar potesse si supplisce
con Elemosine spontanee di Benefattori, a procurarsi le quali è abilitato
l’Istituto stesso.
L’Istituto poi è regolato in questo
modo: il Patriarca stesso è il primario Superiore dell’Istituto il quale poi
trascelse lo scrivente a rappresentarlo come Direttore della Casa; ma siccome
questa Casa è Figliale così indirettamente conviene avere qualche dipendenza
dal Direttore della Casa Centrale di Vicenza D. Antonio Farina dovendolo
informare metodicamente dei progressi dell’Opera.
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Il fine principale che si contempla nel ricercare
che questa Casa sia fatta Centrale è quello di poter essere più utili alla
misera gioventù abbandonata, mentre in tal caso col progresso di tempo potrà
essere istituita qualche Casa figliale in qualche altro angolo della Città;
crescendo il numero delle Suore potrebbonsi istituire delle Case Figliali anche
nelle Isole dell’Estuario come sarebbe a Murano, a Burano ed altrove; locché
far non si potrebbe sino a che questa è Casa Figliale, mentre se la Centrale
avesse bisogno per estendersi di alcune Suore di qui potrebbe richiamarne
alcune, e sarebbe svanita per parte nostra ogni speranza di dilatazione.
Finalmente per ciò che risguarda al
regolamento di questo Istituto, egli è quello stesso che fu approvato da Sua
Maestà per l’Istituto Centrale di Vicenza, e dietro a cui si regola il presente
benché Figliale essendo già il medesimo tanto per le Case Centrali, come per le
Figliali, colla differenza che queste hanno una dipendenza da quelle.
Spera lo scrivente di aver soddisfatto
adeguatamente alle ricerche di codesta Ces. Reg. Autorità a cui si raccomanda
per la valida sua protezione onde ottener possa quanto pel bene, ed incremento
dell’Opera richiese a Sua Altezza Imperiale il Serenis.o
Vice-Re. E se il R.do Farina ebbe tutto il favore per parte
della Reg. Delegazione di Vicenza, non può dubitare d’essere egli per goderne
di altrettanto da questa di Venezia da cui ebbe in ogni incontro testimonianze
non dubbie del patrocinio che gli dona.
Il
Direttore della Casa Figliale
di
S. Dorotea in Venezia
Balbi
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