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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

IntraText CT - Lettura del testo

  • Volume II. LETTERE 1838–1839.
    • DOCUMENTI 1838–1839. nn. 1–38.
      • 25. Lettera di mons. Balbi alla Delegazione Provinciale.
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25. Lettera di mons. Balbi alla Delegazione Provinciale.1

 

Venezia 31 Maggio 1839

 

Alla Ces. Reg. Delegazione Provinciale in Venezia

A riscontro della riverita Nota N. 10782/347 ecco quanto il sottoscritto crede di assoggettare ai saggi riflessi di codesta Ces. Reg. Delegazione.

Il Sacerdote Barbaro di felice memoria aveva divisato di fondare un Istituto, e per questo fece acquisto del locale a Sant’Andrea, ove raccolse delle pie donne, ma non aveva per anco pensato a procurarsi le debite autorizzazioni perché era soltanto nei primordi dell’impresa. Morto lui, mancanti quelle buone femmine dell’unico loro appoggio, vivevano una vita privata, in quella Casa stessa che il defonto aveva lasciato alla Sig.a Margarita Marzari, perché servir dovesse per le Congregate, e per l’erezione di un Istituto qualunque fosse questo per essere appellato.2


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Per buona congiuntura vennesi a sapere da alcuni che Sua Maestà l’Augustissimo Sovrano aveva approvato nel 1837 il nascente Istituto delle Maestre, o a meglio dire delle Suore di S. Dorotea eretto in Vicenza a merito del R.do D. Antonio Farina; Istituto che ha per iscopo di estendere sulla classe indigente una regolata educazione elementare, propagando principi virtuosi, e piantando il germe della Cristiana morale nei cuori teneri ed incorrotti; Istituto che per effetto dell’alta sua clemenza l’Eccelsa Sovrana Sua Maestà l’Imperatrice e Regina prese sotto lo speciale suo patrocinio;3 Istituto che venne approvato a condizione soltanto che per esso non fosse mai aggravato il Reg. Tesoro, e che nell’insegnamento seguire si dovesse il piano in corso stabilito dalle normali; Istituto in fine che venne approvato ed eretto in Casa Centrale con facoltà di stabilire delle Case Figliali da essa dipendenti.

Tali nozioni fecero nascere il pensiero di far rivivere l’Istituto Barbaro, benché sotto altra denominazione, e regolato con altre regole differenti da quelle che il detto Sacerdote andava divisando.

Fatta proposta alle buone donne in quella Casa congregate di abbracciare l’Istituto di S.a Dorotea di buon grado la accettarono. Ottenuta l’autorizzazione di Sua Eminenza il Cardinale Patriarca, e dietro l’assenso ottenuto da S.A. il Serenis.mo Principe Vice-Re, fu fatta istanza al R.do Farina di affiliare questa Casa alla Centrale di Vicenza,4 al che ei condiscese, e con lettera del 9 Agosto Anno decorso dichiarolla Casa Figliale.5


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Da quell’epoca s’incominciarono le pratiche proprie dell’Istituto, ed a quest’ora si contano quindici Suore o Maestre, e venti sono le Educande interne. Fu aperta una Scuola gratuita in Parrocchia di S. Pantaleone ove intervengono da circa 34 Fanciulle, e due Suore si prestano al coltivo di quelle tenere pianticelle. A merito di questo Istituto fu sistemata in alcune Parrocchie la Pia Opera di S. Dorotea diretta all’incremento delle Scuole della Dottrina Cristiana. Questi sono i vantaggi sin ora riportati da questa istituzione, ma è ancora scarso il personale, e quelle stesse che sono operose abbisognano di perfezionarsi, e quindi si applicano allo studio della Metodica per poter essere patentate.

Circa i mezzi con cui si mantiene l’Istituto, è da notare che l’Istituto è piantato sulle basi di una Comunità perfetta, quindi tutto è in comune. La maggior parte delle Maestre hanno un assegno sicuro dalle rispettive Famiglie, le Educande interne corrispondono, ogn’una in proporzione delle proprie forze, la dozzina pel mantenimento; in qualità di Oblate s’attrovano ancora nell’Istituto alcune ivi raccolte dal defonto Barbaro, le quali o per età, o per insufficienza non sono atte all’Opera; ma perché l’allontanarle sarebbe stato un mancare di carità, non avendo esse alcun appoggio, così vivono esse pure nell’Istituto, e contribuiscono tutte per gli alimenti. Al di più che mancar potesse si supplisce con Elemosine spontanee di Benefattori, a procurarsi le quali è abilitato l’Istituto stesso.

L’Istituto poi è regolato in questo modo: il Patriarca stesso è il primario Superiore dell’Istituto il quale poi trascelse lo scrivente a rappresentarlo come Direttore della Casa; ma siccome questa Casa è Figliale così indirettamente conviene avere qualche dipendenza dal Direttore della Casa Centrale di Vicenza D. Antonio Farina dovendolo informare metodicamente dei progressi dell’Opera.


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Il fine principale che si contempla nel ricercare che questa Casa sia fatta Centrale è quello di poter essere più utili alla misera gioventù abbandonata, mentre in tal caso col progresso di tempo potrà essere istituita qualche Casa figliale in qualche altro angolo della Città; crescendo il numero delle Suore potrebbonsi istituire delle Case Figliali anche nelle Isole dell’Estuario come sarebbe a Murano, a Burano ed altrove; locché far non si potrebbe sino a che questa è Casa Figliale, mentre se la Centrale avesse bisogno per estendersi di alcune Suore di qui potrebbe richiamarne alcune, e sarebbe svanita per parte nostra ogni speranza di dilatazione.

Finalmente per ciò che risguarda al regolamento di questo Istituto, egli è quello stesso che fu approvato da Sua Maestà per l’Istituto Centrale di Vicenza, e dietro a cui si regola il presente benché Figliale essendo già il medesimo tanto per le Case Centrali, come per le Figliali, colla differenza che queste hanno una dipendenza da quelle.

Spera lo scrivente di aver soddisfatto adeguatamente alle ricerche di codesta Ces. Reg. Autorità a cui si raccomanda per la valida sua protezione onde ottener possa quanto pel bene, ed incremento dell’Opera richiese a Sua Altezza Imperiale il Serenis.o Vice-Re. E se il R.do Farina ebbe tutto il favore per parte della Reg. Delegazione di Vicenza, non può dubitare d’essere egli per goderne di altrettanto da questa di Venezia da cui ebbe in ogni incontro testimonianze non dubbie del patrocinio che gli dona.

                                             Il Direttore della Casa Figliale

                                                 di S. Dorotea in Venezia

                                                              Balbi

 





1 ASV. La minuta (18-5-1839) è in ACPV.



2 Nella Nota N. 12075/377 del Pascotini all’I.R. Intendenza di Finanza in Venezia leggiamo: «L’Istituto fondato a S. Andrea dall’ora defunto Sacerdote Lorenzo Barbaro con mezzi propri e di privata beneficenza e col titolo delle figlie dell’Addolorata era una semplice casa di privata educazione femminile e sotto quest’aspetto soggetto alla sorveglianza della Autorità Politica e scolastica, senz’altra tutela di questa Deleg. Prov. Mancava poi affatto di qualunque canonica istituzione, mentre le Maestre vestivano soltanto per spontanea determinazione senza superiore permesso, e senza alcun voto, l’abito monacale. Passato ad altra vita il Sacerdote Barbaro, l’Istituto stesso assunse il titolo di Suore di Santa Dorotea, con apposite regole e discipline senza voto, perlocché non è da annoverarsi neppur ora fra i Conventi, ma soltanto fra gli Stabilimenti privati tendenti all’educazione femminile.

Il Direttore di esso, l’Arciprete Parroco di S. Marco Nob. Balbi, ne chiese recentemente la regolare approvazione, e pendono tutt’ora le relative deliberazioni. Si ha l’onore di riscontrare in tale modo la Pregiata Nota 15 cor. N. 11825/3001»: ASV.



3 Cf. doc. n. 7.



4 Cf. doc. n. 6.



5 Cf. doc. n. 7.






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