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26. Lettera di don Luca al Farina.1
Viva Gesù e Maria!
Roma li 7 Giugno 1839
il dì del S. Cuore
Molto Rev.do
Sig.re ed Amico CaR.mo
Di già avrà ricevuto il sospirato
decreto,2 ed avrà veduto come il Signore benedice la santa impresa. Non
le ho scritto prima, perché volevo scrivere dopo di avere baciati i piedi a S.
Santità. Non potevo desiderare maggiore accoglienza, ho messo ai piedi di Sua
Santità anche le Suore di Vicenza. La ho ringraziata dell’approvazione data, le
ho detto dell’oggetto principale, cioè di sostenere la pia Opera e mi ha
licenziato con queste parole: il Signore benedica la santa intrapresa.
Ho dimandato al faciente funzione di
Segretario dei Vescovi e Regolari Monsig. Bizzarri,3 se vi è niente in
contrario di chiamarle Suore e mi ha detto di no, perché è il nome comune delle
persone di tali instituti e così vengono comprese anche le operarie. Veda
dunque di introdurre l’uso di chiamarle così, e così pure si chiamino tra loro.
Veda un po’ la volta di assumere la congregazione dei R.i
P.i Filippini, cominciando, come si è stabilito, dalla
ricreazione.
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Ho veduto la canonizzazione.4 La Chiesa
militante non poteva fare di più per imitare la trionfante. Vi erano 130 Mitre.
Si trovavano Vescovi di tutte le parti. Mi scriva come vadano le cose; ma a
Bergamo. Spero nel mese venturo di mandarle le regole stampate. Mi riverisca il
Sig. Felice,5 la Sig.ra Superiora,6 mi
saluti tutte le Suore. Memento.
Mi creda
Suo
Um.mo Obb.mo Servo
Se
Luca Passi
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